CORONAVIRUS, DIFFIDATI GLI UFFICI GIUDIZIARI SALENTINI
di Francesco Buja______
La Giustizia viola il decreto legge su Covid-19.
La denuncia giunge dalla sigla sindacale Confsal-Unsa. All’indice la sanificazione periodica, la prevenzione individuale e il silenzio sulle richieste per gli stanziamenti ministeriali. Quel che è bastato perché il segretario generale del sindacato, Massimo Battaglia, diffidasse i direttori dell’Ufficio esecuzione penale esterna di Lecce e delle carceri di Brindisi e Taranto affinché riducano drasticamente la presenza in ufficio dei lavoratori, pur salvaguardando i servizi della Giustizia «Il primo provvedimento per lavorare da casa – spiega Battaglia in un comunicato stampa -, il cosiddetto lavoro agile, risale all’11 marzo, mentre è del 17 il decreto legge n. 18/2020 che lo ha reso definitivo e immediato. L’obiettivo è abbattere il pendolarismo, ridurre al minimo la presenza riservandola alle attività indifferibili non gestibili da casa, il contatto con l’utenza e la circolazione sul territorio: purtroppo è stato vanificato troppo a lungo e ancor oggi viene talvolta ostacolato».
Agli uffici giudiziari di Lecce ha scritto anche il segretario regionale di Confsal-Unsa, Giovanni Rizzo. «Non è in gioco la scrivania o il giorno di ferie, ma la stessa vita dei dipendenti, delle loro faiglie e dell’intera collettività» sottolinea il sindacalista salentino. Il quale, nel comunicato stampa, spiega il motivo delle diffide: «Anche la prevenzione e la difesa sanitaria devono essere continuative e approfondite. La nostra prima richiesta risale addirittura al 12 febbraio. La sanificazione dei locali deve essere periodicamente ripetuta, la pulizia adeguata, gli igienizzanti sufficienti, vanno forniti i dispositivi di protezione individuale come le mascherine. Il contagio viaggia anche nei bagni e sulle carte, si illude chi si crede al sicuro. Chiediamo anche a che punto siamo con gli acquisti dei materiali necessari, di cui il ministero della giustizia ha chiesto il fabbisogno per stanziare i fondi».
Carenze che innescherebbero la richiesta di risarcimento per danno alla salute. «Al sindacato che chiede garanzie, velocità e trasparenza – denuncia Rizzo- da tempo non si danno risposte: ma la salute e la vita delle persone non ammette silenzi con la giustificazione surrettizia dell’emergenza».
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