ARTISTI SALENTINI / MICHELE PALUMBO, OVVERO I SALOTTI BUONI DI UNA LECCE DI UNA VOLTA CHE NON C’E’ PIU’, MA CHE FA BENE AL NOSTRO CUORE RICORDARE

| 9 Dicembre 2021 | 2 Comments

di Raffaele Polo______

Ero ancora bambino e la nonna volle che l’accompagnassi da Caiulo. Era il più importante negozio di articoli per le ‘belle arti’ di Lecce, situato nel centro storico, nei pressi della Chiesa di San Matteo.

Io fui sorpreso dalla richiesta della nonna che, notoriamente, non si interessava ai fatti d’arte; pensai che fosse per qualche regalo che intendeva elargire ad uno dei miei cugini, uno dei suoi numerosi nipoti.  Lì da Caiulo, proprio di fronte alla sede principale del vastissimo magazzino, c’era una stanza adibita a sala mostre. E la nonna entrò proprio là, c’erano una dozzina di quadri di piccole dimensioni, paesaggi, una natura morta, qualche animale.

Il nome dell’autore si leggeva benissimo, in calce alle composizioni: era Michele Palumbo.

 

La nonna si era fermata, immobile, davanti ad un quadro di ridotte dimensioni, con una cornice non molto vistosa ma che faceva risaltare il soggetto di quel disegno: erano due cagnolini. Vivacissimi e trattati con maestria, parevano proprio voler sbucare dal cartoncino ocra su cui erano disegnati, per giocare e rotolarsi, proprio come fanno, di solito, gli esemplari in carne e ossa.

La nonna, notoriamente economa e non disposta a spese superflue, acquistò, senza lesinare sul prezzo, quel quadro che, incartato, fu da me trasportato nel breve tragitto fino a casa sua.

Lì, il quadro fu sistemato proprio sopra una di quelle poltrone così comuni nei salotti della Lecce bene. E lì è rimasto, per tanto tempo, la nonna lo esibiva orgogliosa, come se fosse un pezzo da museo.

 

Mi spiegò che Michele Palumbo era stato amico del nonno, suo marito. E che era un gentiluomo simpaticissimo, aveva studiato nientemeno che con Fattori (uno dei miei pittori preferiti, i suoi soldati mi intrigavano moltissimo…) e poi con Casciaro che era una specie di papà di tutti i pittori salentini di quel periodo.

“Ma quando vai nelle case più belle, più importanti e più interessanti di Lecce, e non solo nei Palazzi dei ricchi e dei nobili, lo troverai sempre uno di questi dipinti, perché Palumbo, e come lui nessuno, riesce a farsi preferire e nessuno può resistere al suo modo di proporsi e nei salotti è il principe dei pittori. I suoi cagnolini, poi, e i suoi gattini, guardali, guardali, non sembrano veri?”.

 

Mi è rimasto impresso il discorso della nonna e l’ho verificato, nel corso degli anni: era vero, nei salotti della Lecce bene non mancavano mai gli oggetti ‘simbolo’ di un periodo di storia tutta sconosciuta, tutta nostra e della nostra città: i bicchierini con la bottiglia arabescata per il rosolio, la gondola di vetro portata da Venezia, i centrini fatti all’uncinetto, le mille piccole bomboniere di porcellana o argento, disseminate sul mobile, fra le fotografie dei parenti defunti. E, in buona vista e  in suggestiva penombra, eccolo lì, il paesaggio a pastello di Miche Palumbo oppure, meglio, i suoi ‘cagnolini’ o i gattini che si agitano e si arruffano.

 

Michele Palumbo, nato nel 1874 e scomparso nel 1949, padre di Mario, anch’egli artista di fama.

Un simbolo fondamentale per descrivere, con qualche tratto di pastello, tutti i  fasti, le miserie, le tribolazioni e la tenerezza di chi voleva, nel salotto buono, che ci fosse la sua testimonianza semplice, magari solo un cagnolino così delicatamente raffigurato da parere vivo, in carne ed ossa.

Category: Cultura

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Comments (2)

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  1. Margherita ha detto:

    Mi sono emozionata nel leggere questo commento, Michele Palumbo era cugino di papà mio!

  2. Brizio ha detto:

    Questa sera mi sto interessando a Michele palumbo.perche?ho un ritratto di mia mamma che lui gli ha fatto è regalato quindi sconosciuto.mi ha toccato molto questa storia è x questo motivo volevo condividere.

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