ECCO PERCHE’ ANCHE L’INQUINAMENTO ACUSTICO E’ PERICOLOSO. E PERCHE’ LECCE E’ DA RECORD NEGATIVO

| 27 Marzo 2022 | 0 Comments

di Graziano De Tuglie  ______

Ha destato stupore il secondo posto che Lecce ha conquistato nella classifica delle città col maggiore inquinamento acustico. I dati raccolti sono inequivocabili e il clamore può essere solo giustificato con la poca attenzione che si riserva a questo tipo di inquinamento.

 

Quello acustico è un inquinamento subdolo, la percezione umana si assuefa gradualmente al rumore e al suo progressivo aumento al punto da non rendersi conto che il rumore di fondo negli abitati è  cresciuto esponenzialmente dalla seconda metà del secolo scorso ad oggi.

Ciò non impedisce che il rumore provochi danni importanti alla salute umana al punto che l’Agenzia Europea dell’Ambiente stima in 12.000 i decessi direttamente connessi all’inquinamento acustico e indica in 48.000 nuove cardiopatie scatenate dal rumore. In Europa.

 

A Roma, riporta il Corriere della Sera del 25 marzo, uno studio dell’Istituto di Barcellona per la salute globale indica che il 60,5% della popolazione è soggetto a rumore superiore ai limiti indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Lo studio pubblicato sulla rivista Environment International ha interessato 749 città europee e la capitale italiana è risultata la prima in classifica superando del 25% la media della popolazione inquinata acusticamente che si ferma al 48% della popolazione esaminata. Primati sicuramente poco invidiabili e che in termini assoluti, sempre secondo lo studio citato, indica in 96 il numero delle morti ascrivibili esclusivamente al rumore; morti evitabili se si riuscisse a contenere la rumorosità capitolina al di sotto dei 53 decibel giornalieri indicati come limite massimo dall’OMS. Notare che a Berlino appena il 29,8% della popolazione è sottoposta a rumore eccessivo.

 

Questo studio si limita ad analizzare la statistica della morbilità della cardiopatia ischemica in 749 città del vecchio Continente, ma sono noti i danni alla salute che vengono procurati dal rumore. Stress, depressione, ansia, danni provocati all’udito sono gli effetti più evidenti ma gli studiosi hanno anche rilevato una correlazione anche con i disturbi grastrointestinali, le disfunzioni nel ciclo del sonno, le sindromi da affaticamento e della concentrazione e le anomalie nell’andamento della pressione arteriosa.

 

Esistono le norme e i metodi per limitare la diffusione del rumore ma il punto critico è quello di pretenderne il rispetto; le norme europee (Direttive 2000/14/CE e 2002/49/CE; Regolamento europeo 765/2008) sono recepite nella legislazione nazionale, DD.Lgs. 17/02/2017 n°41 e 42.

Uno si occupa delle mappe acustiche e dei relativi piani di azione, del rispetto dei limiti stabiliti e sancisce l’obbligo di valutazione dell’impatto acustico nella progettazione infrastrutturale. Le norme stabiliscono che i comuni avrebbero dovuto completare le mappature acustiche prescritte entro il 30/06/2017. Avrebbero anche dovuto redigere i piani d’intervento entro il giugno dell’anno successivo. Entro il 2018 quindi. Piani da aggiornare ogni quinquennio.

Cosa che pochi comuni hanno fatto.

Mentre proprio a livello locale si dovrebbe intervenire  in modo incisivo; il settore principale di intervento dovrebbe essere quello del traffico veicolare che, nelle direttrici principali di ogni abitato, rende difficile la vita di chi vi abita o vi opera e lavora.

 

Un intervento fondamentale consiste nella sostituzione della pavimentazione delle strade con asfalto fonoassorbente in grado di diminuire fino al 50% il rumore dei veicoli che vi transitano. Anche la perfetta manutenzione delle sedi stradali, con il ripristino a regola d’arte dei tagli necessari alla gestione dei sottoservizi, potrebbe fare la differenza. Come pure il ristabilimento delle buche prodotte da usura e da eventi accidentali.

 

Poi la limitazione drastica della velocità di percorrenza da fare rispettare anche con sistemi automatici di controllo, e l’adozione di barriere come siepi e alberi nonchè appositi pannelli per delimitare alcuni percorsi particolarmente trafficati.

 

Un ruolo essenziale dovrebbe essere affidato ad una seria politica di disincentivazione dell’uso delle autovetture.

 

E qui veniamo a Lecce, anche alla provincia in verità. Nel capoluogo entrano giornalmente decine di migliaia di auto dal resto della provincia che si sommano alle oltre 75.000 dei residenti.

Il traffico così generato è dovuto in massima parte alle gravi carenze del servizio di trasporto pubblico. Carenze del servizio di trasporto provinciale che non è in grado di esprimere un’efficienza che porti i cittadini nel capoluogo in tempi accettabili sia sulle sedi stradali che lungo i binari.

A questa inefficienza ormai atavica si somma la scarsa funzionalità del servizio di trasporto urbano che ha frequenze e tempi di percorrenza assolutamente non funzionali. E come conseguenza non si possono organizzare aree di parcheggio periferiche per lo scambio con il servizio urbano anche se si sta mettendo mano ad una profonda ristrutturazione di quest’ultimo.

 

Riduzione del traffico veicolare urbano reca vantaggi non trascurabili dal punto di vista dell’inquinamento dell’aria ma anche, nonostante la scarsa percezione della pubblica opinione, dell’inquinamento acustico.

 

Bisogna anche rilevare come scarsa sia l’attività di controllo degli organi preposti, Arpa, Asl, Polizia locale non hanno mai vista incentivata, con personale e strumentazioni, questo tipo di attività. Controlli che dovrebbero interessare tutte le fonti di rumore e non solo quello generato dai veicoli. Ma dovrebbero interessarsi pure dei rumori generati dagli interventi di edilizia, di quelli provocati dai lavori stradali, dai vari tipi di macchinari non opportunamente silenziati, dai rumori da diffusione di musica e messaggi pubblicitari. Come ancora dalla pessima abitudine di ascoltare radio e televisioni a volume incredibilmente alto.

Bisogna dire che in queste situazioni gli enti locali sono a dir poco indulgenti  perché chi li guida reputa controproducente elettoralmente una severa e rigorosa applicazione delle norme e quindi preferiscono lasciar fare col risultato di incentivare comportamenti largamente illegali.

Eppure bisognerebbe anche riflettere che, in Europa, sono 12500 i bambini che ogni anno lamentano difficoltà di concentrazione e deficit di facoltà cognitive dovute al rumore.

Un nemico subdolo il rumore, come dicevamo.

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LA RICERCA nel nostro articolo del 21 marzo scorso

“Inquinamento acustico: Lecce al secondo posto”

 

 

 

Category: Costume e società, Cronaca, Politica

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