LA RAI TRA PRESUNZIONE E FAKE NEWS

| 10 Aprile 2022 | 0 Comments

di Valerio Melcore ______ Siamo su RAI 3 e i giornalisti, anzi più che giornalisti i conduttori di salotti televisivi, che ricordiamolo percepiscono stipendi da favola, spiegano come le notizie che circolano sulla rete non siano attendibili, mentre la RAI grazie a signore come quella che sulla porta scritto sul petto PRESS TV (foto in alto) ci dà notizie che sono di prima mano e sopratutto verificate e quindi attendibili. Sono quegli inviati e in questo caso inviate, che si recano sui posti disseminati di cadaveri quando la battaglia è finita e ci raccontano la Verità, o per essere precisi la loro verità. Quella verità sulla quale nessuno si può permette di porre qualche dubbio, pena  la messa alla gogna.

E’ successo per esempio al giornalista e storico inviato di guerra Toni Capuozzo, il quale pone una serie di dubbi, per esempio sulla strage di Bucha addebitata all’esercito russo in ritirata.
Il giornalista fa questa riflessione: “Bucha è un cimitero dei crimini di entrambi, russi e ucraini”.
E tra le altre cose dice che ci sono dei comportamenti che sono un mistero, per esempio perché “la Croce rossa non è stata chiamata anche se si trova a Kiev, a pochi chilometri ed invece hanno chiamato subito la televisione. I giornali hanno scritto che era uno ‘spartiacque’. Si pensava di andare verso i negoziati e invece andiamo verso il protrarsi della guerra”.

Toni Capuozzo insomma nella trasmissione di Diritto e Rovescio sostanzialmente ci dice  che la notizia data per buona dai media italiani, secondo cui  i soldati russi hanno fatto una carneficina di civili non torna, e fa presente  come ci siano una serie di discrepanze fra le stesse dichiarazioni e le riprese fatte dalla polizia ucraina dopo che i russi sono andati via.

Per esempio le centinaia di cadaveri trovati nelle strade non c’erano quando i russi si trovavano ancora nell’area, che molte delle vittime avevano al braccio un fazzoletto bianco, “segno che erano filorussi” e che e che quindi i responsabile dell’eccidio poteva essere l’esercito ucraino.

Una tesi, una semplice tesi, un dubbio, ma che in un paese come il nostro dove esiste sempre e solo una verità, quella imposta dal regime che sia mediatico o politico poco importa,  non può essere discussa, e così il giornalista, inviato in tante guerre, viene sottoposto ad un fuoco di fila di aspre critiche. Qualcuno addirittura ha proposto che gli venga revocato il  ‘Premio Ischia’, uno dei più prestigiosi riconoscimenti giornalistici che Capuozzo ha ricevuto.

L’associazione ischiana che si è fatta promotrice dell’iniziativa scrive che il premio gli deve essere revocato: “per le gratuite e surreali dichiarazioni, sulla falsariga dei comunicati del Cremlino, rese, dall’ex vicedirettore del TG5 nella serata del 4 aprile 2022, alla trasmissione televisiva, di Rete 4, ‘Quarta Repubblica’,  tese a ingenerare dubbi sulla strage di Bucha”.

 Capuozzo a sua volta ha replicato ai suoi detrattori: “Sono pronto a restituirlo. Datemi il tempo di ritrovarlo. DHL va bene? Chiedo solo una piccola rettifica: non erano frasi pro Putin. Pro ricerca della verità piuttosto”.

Quasi 9.000 sono stati i like inseriti sulla pagina Facebook  di coloro che hanno solidarizzato col giornalista elogiandone le doti professionali e umane.
Ma noi polemiche  a parte quello che ci ha colpito è stato che mentre tutti questi corrispondenti, questi inviati che la RAI manda in giro (e che noi paghiamo) rivendichino di essere loro la verità assoluta, poi a mettere in crisi le loro verità è bastato che un signore forte della sua esperienza sul campo, da uno studio televisivo fa notare che quando una persone viene assassinata con un colpo alla nuca là dove cade si crea una pozza di sangue, e dalle foto e dai filmati mandati in onda, ch quindi tutti abbiamo potuto vedere, questo sangue che non era presente vicino ai cadaveri sparsi per strada a Bucha.

Capuozzo poi è stato molto chiaro spiegando  come avesse poca importanza dove quelle persone erano state uccise, che sempre di crimini si trattava, ma che i giornalisti avevano il dovere di riportare la verità sempre e comunque, anche quando viene messa in atto una messa in scena per commuovere il mondo.
Perché come ci hanno spiegato in queste settimane la prima ad essere uccisa durante un guerra è la VERITA’, ma si sa questo è un paese dove non abbiamo mai dubbi su quali sano i buoni e quali i cattivi.
Per cui cari giornalisti Rai, da noi pagati, se sempre più persone tendono ad informarsi dalla Rete e non dalla Rai il motivo è che voi rispondete a chi vi ha regalato quel posto da privilegiato,  non alle persone che ascoltano la Televisone di Stato.

Naturalmente non c’è bisogno di dire che sulla rete, sui social, allo stesso modo delle reti televisive circolano quelle che coloro che parlano bene chiamano le fake news, e che io chiamo le cazzate, con la differenza che le cazzate che vengono veicolate dalla RAI e dalle altre reti televisive, rispondono ad interessi ben precisi, politici ed economici, mentre le cazzate in Rete sono facilmente riconoscibili quando sono fatte da buontemponi, bisogna invece stare più attenti e verificare le notizie, perché alcune sono meglio confezionate girano da tempo ed hanno lo scopo di togliere credibilità alla rete. Per cui siate responsabili, cittadini attivi, coltivate il dubbio.

Per esempio lo sapevate che in quella parte d’Europa dove si sta combattendo esiste una comunità di Italiani, che andarono in Crimea chiamati dalla Zarina per lavorare quelle terre e che i comunisti una volta giunti al potere  internarono 3000 italiani nei campi di concentramento, che molti di questi morirono di freddo prima ancora che arrivassero a destinazione?

Ecco questa è una storia che la RAI non ci ha mai raccontato….

Category: Costume e società, Cultura, Politica

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