QUANDO FRA MOGLIE E MARITO CI METTONO IL DITO

| 28 Novembre 2022 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo ______ 

Quando hai finito di fare serata, magari se hai un attimo puoi provare a richiamarmi considerando che sono da sola a casa con un bambino di un anno!”, ha scritto ieri Marta Ciferri sul profilo di Facebook istituzionale del marito, Daniele Sinibaldi, 36 anni, da cinque mesi sindaco di Rieti, di Fratelli d’Italia.

Poi, ha rimosso il post, ma quando era troppo tardi, dal momento che a botte di screenshot, commenti e condivisioni, era divenato subito virale, tanto che oggi è stato ripreso, citato, variamente commentato da più parti sui mass media.

Con buona pace della saggezza popolare, che consiglia di non mettere il dito fra moglie e marito.

Uno sfogo, certo, di un attimo, di una donna, come quelle di Almodovar, sull’orlo di una crisi di nervi, esasperata dal ritrovarsi sola a dover badare ad un bambino piccolo, sfiancata dai messaggi e dalle telefonate senza risposta, tormentata poi dalla gelosia, vogliamo credere e sperare a torto, ma insomma quanto basta per farla reagire in maniera tipicamente femminile, e ‘stavolta platealmente, in pubblico.

Ora – la città è piccola, la gente mormora – immaginate un po’ voi che cosa si scatenerebbe a Lecce se la moglie di Carlo Salvemini si mettesse a litigare con marito tramite post pubblici su Facebook…

Così, comunque sia, ieri a Rieti il ‘personale’ è ridiventato ‘politico’, come non era più da mezzo secolo.

Sarabbe piaciuta a Roland Barthes, questa storia, ne avrebb fatto un’integrazione ai suoi frammenti di un discorso amoroso. Il telefono che non squalla, l’attesa, il sospetto, la rabbia, un mix esplosivo.

Io sto con Daniele.

Posso capire Marta, ma sto con lui.

Fare il sindaco è un mestiere improbo. Ce n’è sempre una, tutti cercano sempre lui, per qualunque ragione, spsso la più stupida, essendo il primo, più immediato quanto accessiible punto di riferimento. per la comunità. Dara pure ‘visibilità’, come si dice nel gergo della politica, darà pure onori e gratificazioni, ma insomma, detto elegantemente, spesso diventa una gran rottura di coglioni.

Poi, al di là delle incombenze tecnicamente amministrative, che senza soluzione di continuità portano a doversi interessare di buche nelle strade, cassonetti dei rifiuti, multe dell’auto e quant’altro delle miserie del mondo, fare il sindaco implica fare necessariamente fare politica, e fare politica, nelle liturgie, a volte estenuanti, ma ineludibili, che la regolano e la governano, significa presenziare a consigli, commissioni, vertici di maggioranza, riunioni di partito, riunioni delle correnti di partito, cerimonie, dibattiti, presentazioni e cene al ristorante e in pizzeria.

Se uno ad un certo punto, in un determinato momento, spegne il telefonino, c’è da capirlo.

Infine, al netto delle rivendicazioni veterofemministe e delle strumentalizzazioni fuori luogo politiche della vicenda, c’è poco da fare: quando sono così piccoli, diciamo di un anno o due, i bambini devono stare con la madre, piaccia o non piaccia. Il padre certo pure lui deve cambiare i pannolini e scaldare il biberon, può e deve dare il cambio qualche sera a turno, ci mancherebbe, ma fino a che non diventano più grandicelli, i bambini piccoli hanno bisogno della madre, non del padre.

Le donne portano sulle spalle la metà del cielo, in queste circostanze pure i tre quarti.

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Category: Costume e società, Cronaca, Politica

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