SPERANZA, OPPURE INCUBO PER IL SALENTO?  

| 23 Giugno 2023 | 3 Comments

LA MULTINAZIONALE TICA COMPRA SEBIGAS, ARRIVANO I CINESI, E LA’ DOVE C’ERANO GLI ULIVI, PRESTO CI SARA’ UNA CENTRALE A BIOMASSE. MA DOVE, DI PRECISO? AH SAPERLO..! 

di Daniela Casciaro  ______

Sebigas, azienda di Olgiate Olona, in provincia di Varese, specializzata nella progettazione e realizzazione di impianti di biogas, acquistata nel 2020 da TICA, importante azienda multinazionale cinese come abbiamo scoperto ricercando in rete, ha firmato un contratto per la nascita di un impianto biogas per Wakonda SpA, startup agricola del leccese, che potrebbe essere il primo in Europa alimentato con la pianta del fico d’India.

Tempi di realizzazione previsti per l’entrata in funzione, entro il prossimo 2024


Il progetto avrebbe lo scopo di realizzare un impianto biogas alimentato con le pale di Opuntia (il fico d’india) e altri sottoprodotti agricoli, per la produzione di energia elettrica e termica, e di fertilizzante organico di alta qualità.

Il progetto Wakonda è stato avviato su terreni precedentemente colpiti dalla xykella e non più coltivati dai proprietari. Si tratterebbe di terreni non idonei a coltivazioni nobili che, come tanti altri in Puglia ed in generale nel Sud, e rischiano di rimanere abbandonati.


Come funziona l’impianto biogas e in cosa consiste questo progetto ?
L’impianto biogas verrebbe alimentato con i cladodi le pale del fico d’India, sansa di olive, vinacce, siero di latte e pollina, per un totale complessivo annuo di circa 16.000 tonnellate. Sebigas seguirebbe il cliente nel ruolo di Technology Provider, occupandosi della progettazione e della realizzazione degli impianti tecnologici. L’impianto avrebbe una potenza installata di 300kW: l’energia elettrica prodotta sarebbe ceduta alla rete, il calore completamente utilizzato nei cicli di produzione di Wakonda mentre il digestato, ricco di sostanze nutritive, verrebbe utilizzato come fertilizzante per i terreni circostanti. Una volta in funzione, il nuovo impianto per Wakonda eviterà l’immissione in atmosfera più di 11.000 tonnellate di CO2 ogni anno.

Quali benefici si avrebbero da tali impianti sul territorio secondo i promotori del progetto?

Roberto Salmaso, General Manager di Sebigas afferma: “Siamo felici di aver intrapreso un percorso condiviso con Wakonda come Technology Provider. Vedere concretizzarsi questo impianto è motivo di orgoglio e spinta verso lo sviluppo di altre innovazioni nel settore del biogas/ metano sempre con l’obiettivo di differenziarsi sia in Italia che all’ estero”.

”La progettazione di un impianto principalmente alimentato con il cladodio, è stato per noi di Sebigas occasione per dimostrare la grande flessibilità e adattabilità delle nostre soluzioni tecnologiche – spiega Federico Torretta, manager di Sebigas – “si è lavorato per trovare una configurazione semplice, che potesse risultare efficiente e garantire la massimizzazione del potenziale energetico dell’opuntia. Inoltre, in fase di progettazione, abbiamo dovuto considerare la possibilità di variazioni nella ricetta, nello specifico l’utilizzo di sottoprodotti raccolti nel territorio, quali la sansa di olive o le vinacce”.

Secondo Andrea Ortenzi, Ceo e Founder di Wakonda: “la nostra tecnica di coltivazione e di trasformazione del fico d’india vuole essere un modello aperto di sviluppo, anche dal punto di vista paesaggistico ed ambientale,che consentirà di recuperare molti dei terreni rimasti improduttivi a seguito della piaga della Xylella. Modello aperto alla coltivazione dell’Opuntia anche da parte di altri coltivatori locali, con i quali vogliamo rapportarsi per offrire una opportunità di crescita e di lavoro”.

Secondo Alessandro Vox, direttore finanziario di Wakonda, “il progetto del biodigestore, in collaborazione con Sebigas, è il primo in Europa alimentato prevalentemente con la pianta di fico d’india, che  ci permetterebbe di realizzare diversi prodotti per alimentazione umana e feed animali, che saranno immessi sul mercato nel 2024. Il processo, in completa economia circolare, abbattendo i costi energetici di trasformazione della pianta, ci consentirà di avere prezzi più competitivi per i clienti.”


“Il cuore della bioraffineria è l’impianto a biogas, che ci permette di raggiungere la piena circolarità: oltre che generare energia, il recupero totale del calore viene integrato nei nostri cicli produttivi, con un approccio innovativo, che minimizza i costi di produzione. Siamo molto soddisfatti delle soluzioni proposte da Sebigas per il nostro progetto” – afferma il direttore tecnico di Wakonda, Fabrizio Sibilla – “La coltivazione dell’opuntia presenta molteplici vantaggi: è una pianta che può essere lavorata e coltivata anche in terreni aridi, basti pensare che rispetto al mais, sono necessarie 10 volte meno quantitativi di acqua, per una produzione quadrupla. È un processo di coltivazione molto semplice, nel caso di Wakonda anche in regime biologico ma soprattutto molto più sostenibile. L’Opuntia cresce perfettamente anche sotto i pannelli solari, per cui su questi terreni è possibile implementare anche l’agrivoltaico. Infine, si può sfruttare non solo il buonissimo frutto per consumi alimentari ma anche le sue pale alimentare impianti di biogas e produrre nuova energia (potenziale energetico di 50-80 m3 di biogas grezzo per ogni tonnellata di cladodi tal quali in funzione del loro contenuto di acqua)“

Chi è l’azienda About Sebigas Renewable Energy srl? Di cosa si occupa e dove opera?

Si tratta di una società di ingegneria attiva dal 2008 e specializzata nella progettazione, fornitura e gestione di impianti di biogas e biometano in tutto il mondo. Con un portfolio di oltre 80 impianti realizzati in tre continenti, e dalla potenza installata dai 200 kW a 3 MW, gli impianti Sebigas registrano il 98,2% della disponibilità alla massima potenza, equivalenti a circa 8.600 ore di funzionamento annuo con fermi impianto limitati al minimo. Sebigas registra una consolidata esperienza nel trattamento di biomasse eterogenee, in grado di fornire impianti su misura, progettati sulle esigenze del cliente per garantire un’efficienza di funzionamento ottimale e continua. Sebigas opera in tutto il mondo supportata sostenuta dall’appartenenza dal 2020 al gruppo internazionale cinese TICA, con circa 3000 dipendenti, 10 stabilimenti produttivi nel mondo e 70 Branch office.

Dopo aver evidenziato gli aspetti che nel comunicato arrivato in redazione sono presentati in maniera positiva, ci si chiede però quali possano essere le eventuali e possibili criticità di un progetto così importante.


L’ attuale situazione geopolitica, i tagli all’ energia portano sicuramente a dirigersi sempre più ad una produzione autonoma di energia. La ricerca oggi è orientata verso la produzione di energie rinnovabili che presenterebbero molti aspetti positivi, ma al tempo stesso la realizzazione di impianti di bio gas, ha anche causato divisioni tra i favorevoli e i contrari nell’ utilizzo di una tecnica di produzione di energia che se non ben gestita potrebbe presentare aspetti negati.

Un progetto innovativo come quello proposto potrebbe cambiare le sorti di quei terreni incolti a causa dei tanti alberi colpiti dalla tragedia della Xylella, o, per meglio dire, dalla pessima gestione delle autorità politiche competenti dell’intera questione Xylella.

Un territorio, un paesaggio quello del Salento devastato dalla perdita dei propri ulivi, che hanno caratterizzato per secoli la propria storia, la propria economia, la propria realtà fatta di appartenenza e tradizione, che oggi potrebbe cambiare radicalmente andando verso un’ altra direzione.

In questi anni i dubbi su una possibile speculazione riguardante il problema Xylella  da parte di aziende e multinazionali straniere e non solo ha acceso animati dibattiti con opinioni diverse e tante domande senza risposte. Ogni realtà  che cambia ci porta tanti interrogativi pur nella positività di un progetto così ambizioso.

Tutto dipenderà da tanti fattori.

Per una visione obiettiva sarebbe necessaria una maggiore completezza delle informazioni sugli aspetti tecnici di un progetto così importante e non solo. Viene spontaneo chiedersi dove nascerà questa centrale, più precisamente nell’ agro di quale Comune? Chi ha venduto e acquistato tali terreni per la realizzazione di questo progetto importante per il nostro territorio? Ci si chiede se sono state già date le autorizzazioni e da chi, se ci sono enti che hanno aderito? Se c’è un’ analisi di benefici e impatti sul territorio, anche da un punto di vista paesaggistico? Quali sono le caratteristiche tecniche della centrale che dovrebbe produrre energia pulita? Se si tratta di una centrale a bio gas quali sono gli impatti ambientali relativi alla salute?

leccecronaca.it ha fatto queste domande direttamente a Sebigas.

Sebigas – al di là del comunicato mandato in redazione – in seconda battuta non ha risposto a leccecronaca.it, preferendo dunque mandare sotto silenzio questi pur fondamentali interrogativi.

Cercheremo per altre vie le risposte nei prossimi giorni.

Il tempo ci dirà di più.

Category: Costume e società, Cronaca, Politica

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Comments (3)

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  1. Mario Ricchiuto ha detto:

    La fame di energia elettrica è e sarà sempre in aumento. Nella migliore delle ipotesi, pertanto, e cioè ammettendo che tali impianti non si rivelino fonti inquinanti, il Salento rischia di essere tappezzato di tali impianti e sarà un danno irreversibile per la bellezza della nostra terra.

  2. Giusi Rizzo - tramite Facebook ha detto:

    Ecco la storiella della xillella e a cosa serviva l’abbattimento dei nostri olivi che erano curabili. Sotto sotto c’era qualcosa di losco

  3. Domenico Giglio - tramite Facebook ha detto:

    Non c’è pace nella nostra terra salentina

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