“Un’iniziativa tardiva, inopportuna e sbagliata, cui non verrà dato seguito”

| 27 Febbraio 2024 | 0 Comments

di Graziano De Tuglie _______  Continua la vessatoria campagna della ASL Lecce contro cittadini che, a dire dell’azienda sanitaria, non hanno provveduto a disdire le prenotazioni di prestazioni, visite specialistiche o accertamenti diagnostici, prenotate ma a cui i cittadini non si sono presentati.

A distanza di anni, anche otto in qualche caso, la Asl  pretende il pagamento di sanzioni per la mancata disdetta inviando intimazioni a pagare nell’arco di sessanta giorni dalla notifica del provvedimento. Anche nel caso di decesso dell’assistito prima del giorno in cui la prestazione sanitaria doveva essere erogata.
Indipendentemente da ogni altra considerazione bisogna rilevare che per lunghi periodi gli operatori di sportello a cui veniva presentata oralmente la disdetta dell’appuntamento non rilasciavano alcuna ricevuta; proprio chi scrive in un caso simile dovette insistere per ottenere la ricevuta di disdetta di prenotazione per un parente deceduto. Ma desta indignazione che certi atti vengano erogati con ritardi colossali rispetto alle date in discussione impedendo quindi ai destinatari delle sanzioni di ricordare con precisione le modalità e le date della disdetta presentata.


Peraltro la disdetta poteva essere effettuata anche con una semplice telefonata, come ancora risulta possibile sul portale della Asl, e in questo caso se l’operatore non ha preso debita nota della comunicazione come si fa a mettere in mora l’assistito e i suoi eredi e di fronte ad un ricorso davanti alle competenti giurisdizioni come potrà dimostrare la Asl la non avvenuta comunicazione telefonica? Quindi la Asl si espone ad una raffica di condanne che comporterà anche una condanna a spese di giudizio che vanificheranno i presunti introiti da sanzioni ed anzi creeranno esborsi non previsti. Se poi con la stessa mentalità distorta dei Consorzi di Bonifica la Asl fiderà sugli importi non eccessivi delle ingiunzioni bisogna che i funzionari ricordino che i cittadini possono servirsi di ricorsi collettivi che minimizzano i costi a loro carico.


Stupisce poi che analoga vicenda nel 2022 aveva indotto l’assessore regionale alla sanità, Palese, a precisa ed esplicita dichiarazione: “Un’iniziativa tardiva, inopportuna e sbagliata, cui non verrà dato seguito”. Parole cui, evidentemente, non sono seguite precise disposizioni se la Asl Lecce ripete le azioni a distanza di appena un anno e mezzo.

 La gestione della Sanità Pugliese dovrebbe pensare a ben altre criticità che qualche centinaio di appuntamenti per prestazioni saltate.


Invece di ridicoli tentativi di recupero di fondi irrisori e di difficile recupero a danno di cittadini destinatari di servizi sanitari insufficienti dovrebbe pensare a limitare sprechi colossali e disinvolte gestioni finanziare che hanno lasciato anche spazio a pesanti episodi di corruzione e malversazione.

Come nel caso di quella cattedrale nel deserto che è l’Ospedale allestito nella Fiera del Levante (nella foto) a puro scimiottamento del centro medico montato negli spazi della Fiera Campionaria di Milano, iniziativa che si è rivelata uno spreco di risore e terreno fertile per la speculazione finalizzata alle manovre irregolari che hanno portato ad essere indagati il capo della Protezione civile regionale Lerario e il Responsabile Unico del procedimento Antonio Mercurio, uomini di assoluta fiducia del presidente della giunta regionale Michele Emiliano, e il responsabile dell’azienda prescelta per la realizzazione Barozzi.

A loro sono contestati a vario titolo i reati di falso in atto pubblico, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e, nel caso di Lerario, di corruzione. Emiliano, a margine dell’apertura dell’anno giudiziario della sezione pugliese della Corte dei Conti, siè ancora vantato dell’iniziativa e ha farneticato del mantenimento della struttura a servizio di fantomatiche future “Fiere biomediche” senza fare minimamente ammenda di aver preparato il terreno colturale per illegalità amministrative.
Peraltro all’epoca di questa sciagurata scelta fu fatto presente, da molte parti, che sarebbe stato molto più semplice riaprire alcuni dei numerosi ospedali chiusi, per millantate razionalizzazioni, sul territorio regionale e ancora in buono stato di efficienza. Come, nel caso della provincia di Lecce, nel dismesso Ospedale di Nardò, chiuso appena dopo una ottima ristruturazione  e che avrebbe potuto garantire almeno 300 posti letto durante la pandemia. Ma era troppo allettante la prospettiva di gestire appalti in piena emergenza con la totale assenza di controlli di regolarità amministrativa e finanziaria.
Anzi gli ospedali chiusi, Nardò compreso, sono stati saccheggiati, almeno in parte, degli arredi al servizio delle strutture emergenziali utilizzate.


Il fallimento totale della gestione sanitaria puglie nel ventennio Vendola-Emiliano, peggiorata ulteriormente con l’assessorato Palese, è l’elemento distintivo di queste quattro ultime consiliature regionali.

Altro che le vessatorie ingiunzioni di sanzioni ai cittadini.

Sarà difficile risollevarsi da un simile disastro. _______

LA RICERCA nel nostro articolo del 21 fevvraio scorso

Category: Costume e società, Cronaca, Politica

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