IL PRANZO DELLA DOMENICA / IL NOSTRO INVITATO SPECIALE FA ONORE AGLI ‘STRENGOZZI ALLA LECCESE’, GINO MARAGLIULO RACCONTA DELLA SUA PASSIONE PER IL DIALETTO

| 2 Febbraio 2025 | 0 Comments

di Raffaele Polo _________

Gino Maragliulo ci accoglie nella sua bella casa di Lecce e con un sorriso ci confessa:

«So cucinare poco, comunque ti propongo questo menù: ‘Strengozzi alla Leccese’. Gli strengozzi sono un tipo di pasta tipica dell’Umbria, una sorta di spaghettoni rigorosamente fatti in casa. Nella mia interpretazione salentina, vengono lessati assieme ad un cavolo nero, in modo da acquisirne tutto il sapore; una volta cotti vengono saltati in padella in un soffritto a base di acciughe sott’olio,spicchi d’aglio e peperoncino fresco, unendo anche il cavolo.

Per dare più gusto ho aggiunto del pangrattato tostato in padella con un poco d’olio del condimento. Per accompagnare il piatto ho scelto un buon vino umbro bianco: il Pecorino. Ti va?»

Ci sorprende il bravo Gino che ricordiamo come cultore totale del Salento, soprattutto del dialetto…

«Della mia passione per il dialetto, ti posso dire che sin da piccolo mi sono appassionato  perchè il mio maestro delle elementari, Antonio Fracasso, ci leggeva in classe le poesie del Capitano Black… è nata in me quindi la passione di scrivere in versi dialettali i miei sentimenti, i miei pensieri, le mie poesie scherzose.

Da adolescente aspettavo che uscisse il giornale delle feste patronali ‘Festa Noscia’ e mi piaceva leggere tutte le poesie in dialetto. Ma dimmi, ti piacciono questi Strengozzi?»

Annuiamo, con la bocca piena e non possiamo che aggiungere: «Buonissimi, ottimi, superlativi… Però noi ti ricordiamo non solo come poeta, ma come autore di teatro e paroliere…»

Gino si forbisce le labbra col tovagliolo e ci confessa:

«Una volta sposato, con la nascita delle radio libere locali, andavo a recitare le mie poesie, che a dire il vero, venivano apprezzate dagli ascoltatori, tant’è che pubblicai la mia prima raccolta di poesie “Fiuri te la terra mia”. Un bel giorno ricevetti la telefonata di Ninì Rucco (dal quale tanto imparai e con il quale allacciai un’amicizia durata una vita) che si complimentava per i miei versi. Da quella telefonata incominciai a frequentare l’associazione Lecce Nostra, conoscendo ed ammirando i redattori dialettali di Festa Noscia: Rucco, Colletti, Protopapa, Imperiale. Successivamente pubblicai un’altra raccolta di poesie, soprattutto sonetti nel volume “Mumenti”.

Dopo questa pubblicazione venni contattato dal giornalista Ruggero Vantaggiato che mi propose di curare la parte poetica (le didascalie delle vignette) del giornale umoristico “La Carrozza” del quale era Direttore.

Questa collaborazione con il giornale è durata per trenta anni. Nel frattempo pubblicavo un poemetto in 10 canti “Iaggiu allu Nfiernu”, ripreso ed integrato ultimamente con una nuova pubblicazione “Inti canti all’autru mundu: Lu Nfiernu e Lu Paraisu”.

Nel corso della mia vita ho anche scritto tre commedie: “LU GERENTE”, rappresentata dal gruppo La Ghianda di Lizzanello al teatro Politeama Greco e vincitrice del 1° premio della 5a rassegna teatrale salentina per la sezione opere in più atti.

Ricordo ancora “FURTUNA E SALUTE” e “NU BE’ MAI MUTU TARDU” tutte rappresentate dal gruppo La Ghianda di Lizzanello al teatro Politeama Greco.»

«Poeta e… cuoco di valore, insomma. E adesso?» 

Gino accarezza il suo bel gatto (si chiama Giove…)e sorride:

«Attualmente ho 76 anni e sono in pensione da 19, la passione per la poesia dialettale non mi abbandona mai ed ho nel cassetto una raccolta di poesie che spero di poter pubblicare ‘primma che me moro’.»

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( 37 ‐ continua )

Category: Costume e società, Cultura

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