L’ARRIVO DEL GIRO D’ITALIA VISTO IN TV / SALUTI E BACI DA LECCE
(g.p.) __________ L’arrivo del giro d’Italia a Lecce visto in tv, eccoci. L’ultima ora del collegamento della Rai, sul 2, in diretta, conclusa alle 17.20.
La fase finale della tappa è appunto in città, ma non è lineare, nel senso che è stato fatto e rifatto dai corridori un circuito cittadino a segnare gli ultimi trenta chilometri del percorso.
Un circuito “pericoloso” e inopportuno, almeno così lo hanno qualificato tre volte i tre telecronisti – io non ho competenze tecniche per esprimermi al riguardo – pieno come era di rotatorie, dossi, strettoie e improvvisi restringimenti, a seguire i rettilinei lunghi, ampi e veloci. Il nodo, il sottopasso della circonvallazione.
Spiccavano le strade rifatte a metà, nel senso rifatte solo nel senso di marcia della corsa.
Immagini dall’alto, e poi dal basso suggestive, però niente di che: spettatori festanti, curiosi e fin troppo partecipi, scene di un già visto in tante altre occasioni in tanti altri posti del mondo globalizzato.
A fare la differenza nella fattispecie, una cartolina gigantesca, mega spot a diapositive, durato tre minuti, che in televisione sono un’eternità.
Ad un certo punto, infatti, prima dell’inizio del primo giro del circuito finale, le immagini si sono staccate dalla corsa ciclistica e si sono centrate sui luoghi più suggestivi di Lecce, ripresi ovviamente a parte, in precedenza, con tanto di didascalie in basso a sinistra di supplento scritto. Contemporaneamente, i telecronisti hanno smesso le vesti degli esperti di ciclismo e hanno indossato quelle paludate dei critici d’arte. Non sto scherzando e lo noto con soddisfazione.
Hanno parlato del barocco leccese, non solo, hanno spiegato la differenza del barocco leccese unico e particolare dalle altre forme di barocco presenti altrove, delle chiese e delle piazze, fra l’altro inquadrate nel loro ccontesto storico. Non solo, hanno dato anche consigli da Turista per caso, incentrando per esempio le parole sullo spettacolo mozzafiato che offre Piazza del Duomo.
E insomma, gli organizzatori del Giro d’Italia hanno guadagnato i soldi pubblici a loro versati: ok il prezzo è giusto.
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