AL CONCERTO DI CRISTIANO GODANO VENERDI’ NOTTE AL TEATRO COMUNALE DI GALATONE C’ERA PURE NEIL YOUNG
di Roberto Molle __________ (foto di Giulio Rugge) __________
Il 3 giugno 1994 i C.S.I. si trovavano in studio a registrare un concerto acustico per Videomusic (ne venne fuori anche un album dal titolo “In quiete”), per l’occasione eseguirono la maggior parte dei brani di “Ko de mondo”, loro primo album da poco uscito e altri dal repertorio dei CCCP; in più, la cover di un brano di una band all’epoca sconosciuta.
Giovanni Lindo Ferretti introdusse con queste testuali parole: “Adesso vi facciamo una cover di un gruppo che non è molto famosa, anzi è appena uscito il loro primo disco, si chiamano Marlene Kuntz, la canzone si chiama Lieve, e io spero tanto di riuscire a cantarla bene perché presenta per me qualche difficoltà…”.
L’intro di “Lieve” con la chitarra grattugiata di Massimo Zamboni, poi la voce cavernosa di Giovanni Lindo che snocciola i versi come nel vortice di una litania seducente e il mood di una canzone che resterà eterna per chi poi è corso ad ascoltarla nella versione originale forgiata tra liricità e rock-noise.
Tutto questo mi tornava nella testa l’altra sera quando seduto dentro un teatro, assorto, ho assistito a un concerto umplugged di Cristiano Godano.
“Lieve” è stata la chiave per entrare dentro “Catartica”, primo esplosivo album dei Marlene Kuntz. Poi c’è stato il “Vile”, album oscuro e malinconico, con in pancia storie grottesche e urbane raccontate con lirismo tagliente e visioni perverse. Tra riff di chitarre distorte, sguardi magnetici e testi che oscillano tra esplicito e metaforico. Cristiano e i Marlene Kuntz grazie a quei due album si consacrarono tra i protagonisti del rock italiano degli anni ‘90 e tracciarono un segno indelebile nella scena alternativa.
Tornando a oggi, molto è cambiato negli ultimi trent’anni, le label indipendenti come quella del Consorzio Produttori Indipendenti (che hanno prodotto i primi dischi dei Marlene Kuntz) rimangono romantiche memorie avviluppate a dischi che restano ultimo baluardo, costole di esistenza per i musicisti e i loro fan.
Una volta si facevano i concerti per promuovere i dischi, oggi si registrano i dischi per poter avere la possibilità di suonare ai concerti. Questo non toglie che possano uscire ottime pubblicazioni. Con i Marlene dopo “Ho ucciso paranoia” e “Che cosa vedi” ho tagliato un po’ i ponti (non so bene perché, forse per il fatto che l’indie nei primi anni del nuovo secolo stava diventando altro, o perché si è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo…), ma Cristiano Godano mi è sempre rimasto interessante, lo avevo apprezzato in mille sue collaborazioni con altri musicisti, dai La Crus a Vinicio Capossela, Marc Ribot e Marco parente, fino a Gianni Maroccolo, Howie B. e Giancarlo Onorato.
Dopo una lunga pausa, due anni fa decido di tornare ad ascoltare i Marlene e lo faccio con “Karma clima”, loro ultimo album uscito nel 2022. Il disco non mi convince del tutto, ma rimango sconvolto dalla voce di Cristiano. Dalle atmosfere quasi diafane che rimandava nei primi dischi, si è modificata a tal punto da divenire cavernosa, profonda, misteriosa, potentemente evocativa.
“Karma clima” contiene alcune perle di rara bellezza (“La fuga”, “Bastasse”, “Acqua e fuoco”, “L’aria era l’anima”) e un cammeo a sormontare il tutto: cantata in duetto con Elisa, “Laica preghiera” riluce di seducente bellezza.
Intanto, a distanza di cinque anni arriva anche il nuovo album da solista per Cristiano (il secondo, dopo “Mi ero perso il cuore” del 2000), si chiama “Stammi accanto”, otto brani delegati a soffici ballate sorrette da solido impianto acustico, scrittura intimista e profonda, e un piglio malinconico che rimanda alla grande tradizione folk-rock americana: Neil Young, Leonard Cohen, Mark Kozelek.
Ho visto dal vivo i Marlene Kuntz un paio di volte in epoca remota, e rivedere Cristiano sul palco anche se da solo, in acustico, mi stimolava molto. L’occasione si è presentata venerdì sera, nel piccolo e accogliente Teatro Comunale di Galatone grazie ai ragazzi della cooperativa Ventinovenove nell’ambito del programma culturale OPS! con la direzione artistica di Giuseppe Bortone, Mary Negro e Gabriele Polimeno.
La serata si è aperta con il mini live di Cristiana Verardo, interessante cantante e chitarrista salentina con all’attivo due album (e uno in preparazione), vincitrice nel 2023 di Musicultura, il prestigioso premio della città di Macerata.
La serata è proseguita con l’informale intervista fatta dal giornalista Ennio Ciotta a Cristiano Godano. Domande a volo di uccello sulla carriera, la musica e la vita di Cristiano; sul suo rapporto con il Salento e qualche aneddoto.
Dopo, finalmente, le canzoni di Godano.
Cristiano ha pescato random tra i brani dei suoi due album; ha recuperato “Nuotando nell’aria” e “Lieve” dei Marlene, ha omaggiato David Bowie con un ricordo e la cover di “Lazarus”.
Non proprio un concerto, ma un intimo ritrovarsi intorno a un fuoco col centinaio di persone presenti. L’acustica era ottima, la musica fluiva libera, la voce carismatica di Cristiano ha incantato tutti, e Neil Young era proprio lì, tra noi.
C’era nelle corde carezzate dalle mani, negli accordi che accendevano memorie di canzoni bellissime contenute dentro album che si chiamano Harvest, Rust never sleep, After the gold rush. E c’era nel mood di una serata piacevole e intensa che si è conclusa (per lo scrivente) perdendosi tra le viuzze incantevoli di un centro storico che toglie il fiato per la sua antica bellezza.