“Che mondo vogliamo lasciare ai nostri ragazzi?”. A leccecronaca.it LINDA MAGGIORI AFFIDA LE SUE RIFLESSIONI SU GENITORI ED EDUCATORI PER LA DIFESA DELL’AMBIENTE. SPECIE DEGLI ALBERI, “esseri viventi che ci danno tanto”

| 11 Giugno 2025 | 0 Comments

di Cristina Pipoli __________

“Che mondo vogliamo lasciare ai nostri ragazzi? Il ruolo degli educatori, dei giornalisti e degli attivisti è quello di non girarsi dall’altra parte”.

Ne è convinta Linda Maggiori, 44 anni, di Recanati, autrice del libro inchiesta “Alberi: fermiamo la mattanza”, Terra Nuova Edizioni (186 pagg. 13 euro), che ringraziamo per aver risposto alle domande di leccecronaca.it

D-Come si sviluppa la passione per la scrittura?

R-“Ho amato scrivere da sempre, così come la passione per l’ambiente mi ha continuamente accompagnata. Unendo queste cose a partire dal 2015; prima ero educatrice per ragazzi con disabilità, successivamente ho sviluppato questa passione per il giornalismo. Scrivo dal 2016 nei quotidiani, nelle riviste, come giornalista freelance. Ho anche scritto vari libri in questi anni”.

D- Quindi la sua lotta nella difesa dell’ambiente nasce… da sempre?

R-L’ho sempre avuta, ma da quando sono mamma (ho quattro figli, il grande ha 17 anni), da allora si è sviluppata questa passione, perché ogni genitore si chiede: che futuro vogliamo dare ai nostri figli?

Affronto a cuore aperto il problema del mutamento climatico, e dell’inquinamento. Attualmente abito a Faenza, quindi nella Pianura Padana e ovviamente la situazione è molto preoccupante: la condizione atmosferica, le alluvioni, tutto quello che è tossico, oggi è in forte aumento. La passione mano mano si è approfondita scientificamente, da qui appunto nasce l’attivismo in tanti gruppi, quello contro il fossile, quello per la protezione degli alberi”.

La dinamicità femminile ecologica è un tema molto articolato. Linda ha fatto della sua vita un credo, una missione, una lotta, volta a applicare metodi divulgativi per la sostenibilità

Mi sono ritrovata a intervistare una bellissima ragazza, giovane e simpatica, ma anche spontanea e diretta, a cui piace molto viaggiare. Si avverte, dal suo temperamento, e dalla sua disponibilità, ma anche dal suo carattere solare, che la comunicazione è parte integrante della sua vita.

L’intervista con una carattere così operoso prende spazio in modo pulito, un po’ come il mondo che vorrebbe, o che tra colleghe ci capiamo, vorremmo. Linda ricopre molti ruoli nella società: è attiva in modo diretto, nasce prima di tutto come attivista successivamente come un’educatrice, giornalista e oggi anche scrittrice, è anche una madre e una moglie.

D- Come riesce a svolgere più ruoli nella società?

R-“Si fanno i salti mortali ma con la famiglia ci si aiuta perché con mio marito condividiamo un po’ tutte le varie lotte ambientali”.

D-Sta trasmettendo la stessa passione ai suoi figli?

R-“Il grande inizia a essere un attivista. Gli altri sono giovani ma molto sensibili”.

E dato che in questo articolo si confrontano le educatrici, allora preciso che essere un buon genitore significa anche essere uno specchio domestico. Il suo esempio viene riprodotto dal figlio, non impedendogli di continuare il suo operato, quel famoso “apprendimento per modellamento” che solo noi educatrici possiamo, se lo vogliamo, applicare in famiglia.

Che bella soddisfazione! Quello di Linda è gruppo unito in un unico intento. Quando un figlio viene portato spesso dal genitore all’aria aperta, visita parchi e aree naturali in automatico proteggerà l’ambiente. Nella lotta naturalistica le famiglie, anche con le pratiche quotidiane e con le scelte nella vita quotidiana, contribuiscono a creare un futuro sostenibile per tutti.

D-Quanto ha inciso la pedagogia nel suo essere giornalista e attivista?

R-“Sicuramente tantissimo perché la sensibilità ambientale nasce a partire dalla scuola. Le scuole possono fare tantissimo, parlando di queste tematiche non solo sui libri, ma anche portando i ragazzi fuori. Cercando di fargli capire l’importanza e parlando loro di alberi, anche solo facendoli abbracciare o toccare. Sin da quando sono bambini la scuola può fare molto insegnando loro sin da piccoli ad avere un buon rapporto con l’albero, far capire loro che non è un oggetto su cui lucrare e basta. Quindi si ha un ostacolo da togliere o da bruciare per far soldi, ma lo può vedere sin dalla sua infanzia come un essere vivente che ci dà tantissimo”.

L’ultimo libro è una denuncia, è un’inchiesta che mette in evidenza i tanti motivi che causano la strage di alberi dal Nord al sud Italia, specie negli ultimi anni.

Ammiro di Linda il coraggio di esporre, il suo non aver paura nel dire la verità su tante problematiche. Viene messo così in evidenza, come la scuola, che ha una valenza pedagogica, e viene spiegato al suo interno, come invece si presta a questa devastazione ambientale.

Il libro spiega anche come il business delle centrali a biomasse. Il cuore pedagogico in lei non si ferma, Linda attraverso la penna mette in evidenza tutto perché quando sei un’educatrice lo sei per sempre. È così delicata ma allo stesso tempo diretta quando parla. Ha saputo unire il suo livello di istruzione, all’analisi critica delle informazioni, discutendo su tematiche e problematiche ambientali, cercando di far in modo che le persone possano trovare soluzioni sostenibili per il futuro.

D-Quali sono i motivi che l’ hanno spinta a scrivere questo libro?

R-“I motivi sono tanti, e sono riconducibili ai fondi del PNRP, fondi europei per la ricostruzione  e riqualificazione. Come spesso accade, purtroppo le idee inizialmente nascono con intenti positivi, poi però vengono utilizzati per riqualificare le piazze dove già ci sono degli alberi sani, grandi che vengono abbattuti per poter utilizzare questi soldi e ripiantare altri alberi.

Questo è un esempio che spesso succede in tante realtà.

Il problema che viene messo in risalto è il ricreare piuttosto che riqualificare e quindi ristrutturare delle scuole, creare delle scuole l’ex novos su spazi verdi. I fondi PNRP dovrebbero avere come obiettivo quello di non creare danno all’ambiente. Si abbattono alberi lungo i fiumi, con la scusa della prevenzione e delle inondazioni. Un conto è tagliare gli alberi pericolanti che possono dare fastidio, ma il vero problema è che si taglia a raso per poi portarli nelle centrali a biomasse, le stesse centrali che poi pagano”.

D-Ci sono incentivi in tutto ciò?

R-“Ottengono incentivi dallo Stato perché vengono considerati energie rinnovabili. È tutto un circolo vizioso, si taglia di più di quello che per ragioni di sicurezza”.

D-Può spiegarci altri tipi di situazioni analoghe?

R-“Sì, la stessa cosa accade per la protezione antincendio. Anche qui si abbonda con il taglio creando poi degli effetti controproducenti sia per quanto riguarda gli argini, che risultano più fragili e franosi sia per quanto riguarda la prevenzione antincendio perché un bosco. Ma sappiamo bene che gli incendi colposi o dolosi avvengono per colpa dell’uomo”.

D-Pensa che la figura dell’educatrice in questa epoca storica possa essere utile alla risoluzione del cambiamento climatico?

R-“Sicuramente l’educatrice forma le giovani menti, quindi è assolutamente indispensabile, proprio perché, come faccio emergere anche nel libro, abbiamo un rapporto sbagliato con la natura. Abbiamo un rapporto strumentale, di saccheggio, che ci ha portato poi a questa situazione di catastrofe climatica ed ecologica. Ristabilire un nuovo rapporto con l’ambiente è necessario. Se riusciamo da subito a far stare i bambini a contatto con gli alberi, è certo che faremo nascere veramente un forte amore per la natura, un domani saranno adulti consapevoli che non useranno il creato per far soldi ma si sentiranno parte di esso”.

D-Può dirci il suo pensiero sulle ecomafie?

R-“Ci sono tantissimi interessi che possono essere legali, ma lo dico tra virgolette, perché comunque la legge permette tutta una serie di sfruttamenti della natura. Poi si passa molto spesso a interessi totalmente illegali. Nel libro racconto del business delle ecomafie, si infilano anche in questi tagli selvaggi. Abbiamo tantissime situazioni di illegalità ad esempio la centrale a biomasse di Faenza, indagata proprio per sfruttamento anche a causa di troppi incentivi.

Queste situazioni di ecomafia vengono alla luce quando c’è una denuncia, raramente vengono fuori per dei controlli a tappeto.

È fondamentale che i cittadini non si girino dall’altra parte e che ci siano sempre più attivisti, sempre più comitati, sempre più persone attive che facciano veramente questo compito di sentinella. Alla fine del libro infatti riporto tanti indirizzi utili di comitati che si sono già attivati e proprio anche per spingere sempre più persone a impegnarsi”. __________

LA RICERCA nel nosto articolo del 9 giugno scorso

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Libri, Politica

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