“Ombre e speranza”, IL LIBRO DI DANIELA MONSELLATO ALL’OSPEDALE DI GALLIPOLI
di Daniela Casciaro ____________
La forza della medicina narrativa in oncologia a Gallipoli: un momento di condivisione e speranza per chi affronta la malattia.
Nei giorni scorsi, la sala d’attesa del reparto di oncologia dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù” di Gallipoli si è trasformata in uno spazio di ascolto, empatia e profonda umanità, grazie a un evento dedicato alla medicina narrativa. L’iniziativa è nata dall’esperienza personale di Daniela Monsellato (nellla foto), che nel percorso accanto al padre malato ha trasformato il dolore in un’occasione di riflessione e rinascita interiore, da cui è nato il volume “Ombre e Speranza”.
All’incontro hanno preso parte medici, infermieri, volontari, pazienti e familiari, tutti accomunati dal desiderio di condividere non solo il peso della malattia, ma anche la luce che può affiorare nelle parole, nei ricordi e nelle emozioni. La lettura di alcuni brani tratti dalla raccolta, accompagnata dalle note evocative del musicista Roberto Romanelli, ha reso possibile un momento di intensa connessione emotiva.
A guidare questo delicato scambio sono stati il dottor Giuseppe Quarta (nella foto), oncologo e profondo sostenitore della medicina narrativa, e lo scrittore Marco Luigi De Medici. Insieme hanno dimostrato come il racconto – scritto o pronunciato – possa diventare un vero e proprio strumento terapeutico, in grado di sostenere chi è coinvolto nel percorso oncologico, sia dal lato clinico che da quello umano.
L’incontro ha messo in luce un principio fondamentale: curare non significa soltanto intervenire sul corpo con terapie, ma anche dare voce alla sofferenza, accogliere le storie, ascoltare profondamente. “La medicina narrativa – spiega l’autrice – si conferma una risorsa preziosa, capace di restituire significato, dignità e speranza a chi affronta la malattia” .
Un evento che ha lasciato un segno indelebile nei cuori di tutti i presenti, offrendo un esempio concreto di come la narrazione possa entrare nei luoghi di cura e contribuire, con dolcezza e forza, a guarire anche l’anima.