NOVITA’ DISCOGRAFICHE / “Matteotti di nome”, SINGOLO DI AMERIGO VERARDI

| 13 Luglio 2025 | 5 Comments

di Roberto Molle __________

Amerigo Verardi è tornato e ha liberato nell’aria le spore di una nuova canzone dove suoni, poesia, storia e racconto si compongono a dar vita a un respiro lungo un’esistenza. Amerigo è tornato con “Matteotti di nome”, un singolo che non vuol dire necessariamente il preludio a un disco, piuttosto un’urgenza dal profondo, un grido di allarme in questi tempi bui dove pericolosi segnali di revisionismo sembrano voler far passare come fatti di poco conto gli orrori vissuti dal popolo italiano (e non solo) durante il ventennio fascista.

Amerigo Verardi non se n’è mai andato veramente.

Figura importante della scena alternativa da oltre quarant’anni, musicista seminale, diviso tra afflati psycho-rock e un songwriting raffinato e camaleontico, ha attraversato mondi sonori fondando band (Allison Run, The Betty’s Blues, Lula, The Freex) e cambiando spesso compagni di viaggio sfidando difficoltà e utopie. L’ultima avventura realizzata da Amerigo (insieme a Matteo D’Astore) è stata Maverick Persona; nel 2024 è significato la pubblicazione di due splendidi album (“What Tomorrow?” e “In The Name Of”).

Si diceva che “Matteotti di nome” è quasi un’estemporanea creazione estiva; incontrato qualche giorno fa, Amerigo mi ha confermato che il brano non è legato a nessun progetto imminente, si è trattato più che altro di un’esigenza quasi intima in un momento in cui al governo del Paese c’è una classe dirigente che sembra voler riscrivere la storia banalizzando fatti gravissimi e relegandone all’oblio altri che sono stati determinanti per la liberazione dal fascismo in Italia.

Che brano è “Matteotti di nome”?

Innanzitutto è il recupero di un pezzo di memoria (uno zio di Amerigo era stato chiamato Matteotti in onore del politico trucidato dai fascisti) poi è uno splendido testo poetico giocato su più piani. L’Amerigo bambino curioso: “Mi ricordo quando ero bambino / mio zio diceva di stare lontano / da un cassetto dove amavo spiare toccare / le medaglie di nonno mandato a morire / ah, il valor militare…”, quello narrante capace di toccare toni epici: “Evviva la libertà / c’è scritto sopra un muro / in rosso sangue / anche per chi /non sa leggere il futuro / che è già qui” e quello che si fa voce viva e cruenta dello stesso Matteotti: “nella borsa ho la chiave di volta / e oggi li faccio tremare! / […] Nelle divise nere / tossici di sangue e cocaina / e gli tocca pure decidere / chi deve affondare / per primo la lama.”Infine l’Amerigo placato dentro le parole toccanti lasciate da Matteotti alla moglie: “Una giornata d’estate / mentre è ancora primavera ci si può anche nascondere / dietro i riflessi del Tevere / però tu / non mi aspettare, Velia / e se non torno non mi abbandonare”.

Dal punto di vista sonoro, dentro “Matteotti di nome” c’è tutto l’universo di Amerigo Verardi. L’impronta mistica e ancestrale che governa il brano è direttamente connessa al suo album più maturo (quel “Sogno di Maila” capace di regalare nuove prospettive a ogni riascolto), le chitarre e il mood riecheggiano del sound di musicisti che hanno tracciato percorsi obliqui e psichedelici sin dagli anni Sessanta e per tutti gli Ottanta… e si è lì, perfettamente allineati a sonorità che fanno bene al cuore (Beatles, XTC, Soft Boys, Teardrop Explodes, Syd Barrett).

Resta da dire del canto carismatico ed evocativo di Amerigo che si lega alla canzone con quel piglio “giovanile” che incanta. Non è dato sapere se “Matteotti di nome” resterà un fatto isolato o se farà parte di un progetto più ampio, quello che è certo è che, Amerigo Verardi continua a scrivere e produrre musica che mi piace pensare inserita in quel contesto di “nuovo rinascimento” a cui in tanti continuiamo a sperare, nonostante la barbarie e il disfacimento morale in cui vorticosamente l’umanità è risucchiata.

Matteotti di nome” è stato scritto, suonato e registrato da Amerigo Verardi presso l’Alma Mater Studiodi Brindisi, mixato e masterizzato da Valerio Daniele presso i “Chora Studi Musicali” di Calimera (LE). La cover-art è firmata da Daniele Guadalupi.

Category: Cultura

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Comments (5)

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  1. Marcello ha detto:

    Ci troviamo ancora una volta di fronte ad un artista, o presunto tale, che non avendo grandi qualità, fa ricorso alla solita retorica antifascista, con la speranza che dal mondo dell’industria dello spettacolo, da sempre in mano alla sinistra si accorgano di lui.

  2. Roberto Molle ha detto:

    Per Marcello: Si, certo, poi la terra è piatta, l’acqua non fa bene se se ne bene troppa e qualcuno è in contatto diretto con Dio. Aggiungerei seriamente però che l’ignoranza deforma la bellezza e costringe all’oscuro. Non devo difendere io Amerigo Verardi ma credo lei non sappia di cosa parli. Lui è ancora oggi uno degli artisti più importanti sulla scena italiana e ha fatto cose musicalmente che resteranno nella storia della musica. Lei invece?

  3. Francesco ha detto:

    Se ci troviamo o meno, di fronte ad un artista degno di tale nome non saprei dirlo. Certo negli ultimi decenni di cantanti o cantautori definiti geni, dai critici d’arte e poi scomparsi nel nulla ne abbiamo visti tanti. Ora se qualcuno ha bisogno di tirare in ballo un omicidio politico avvenuto 100 anni fa, per attirare l’attenzione su un suo lavoro, qualche domanda è normale che qualcuno se la ponga. Poi a propèosito di ignoranza mi permetto di far notare a chi ha scritto il pezzo, che mentre gli assassini di Matteotti con al Governo Mussolini, furono individuati e condannati, durante il regime cosiddetto democratico gli antifascisti, hanno ucciso: dirigenti politici, ragazzi e bruciato vivo persino dei bambini (vedi i fratelli Mattei) e spesso gli assassini antifascisti che hanno trucidato ragazzi innocenti non hanno scontato un giorno di galera. Questo giusto per un minimo di verità.

  4. Roberto Molle ha detto:

    Per Francesco: , gli assassini di Giacomo Matteotti, pur essendo stati processati e condannati, non scontarono interamente le loro pene a causa di amnistie e sconti di pena. I principali esecutori dell’omicidio, Amerigo Dumini, Filippo Filippelli, Giuseppe Viola e Umberto Poveromo, furono processati e condannati per omicidio preterintenzionale. Dumini, Poveromo e Volpi ricevettero una pena di 5 anni, 11 mesi e 20 giorni.
    Tuttavia, a causa dell’amnistia concessa nel luglio 1925, le pene furono ridotte e gli assassini scontarono solo una parte della loro condanna. Malacria e Viola furono addirittura assolti per non aver commesso il fatto. Successivamente, alcuni degli imputati, come Dumini, furono coinvolti in ulteriori processi, ma anche in questi casi le pene furono ridotte o annullate grazie ad amnistie o altri provvedimenti.
    In sostanza, il il processo e le condanne furono più una formalità che una vera e propria punizione per gli assassini di Matteotti, a causa delle dinamiche politiche e delle amnistie concesse. Così stanno le cose, poi la si può pensare come si vuole. Non interverrò oltre in questa sterile polemica… mi occupo semplicemente di musica.

  5. Francesco ha detto:

    Signor Roberto Molle lei non scrive di musica, lei scrive di politica!!! Oltretutto non è neppure originale perchè utilizza le stesse parole della segretaria del PD Elly Schlein. Basta rileggere le prime 6 righe del suo articolo. Mi permetto di ricordarle che Matteotti, fu ucciso nel 1924. Molte decine di anni dopo, per la precisione dopo un 50ennio, ossia negli anni ’70, gli antifascisti, ammazzarono 21 persone, la cui unica colpa fu quella di non volersi piegare al verbo comunista. 21 tra anziani, giovani, padri di famiglia e dirigenti della destra e persino bambini. Come ricorda in un suo libro Luca Telese, già portavoce del Partito della Rifondazione Comunista. Qui richiamo solo la famiglia Mattei, il padre era un netturbino era segretario della sezione del MSI di Primavalle, aveva 6 figli, una notte gli Antifascisti militanti cosparsero di benzina la sua casa dandogli fuoco. Il padre e la madre e 4 figli si salvarono gettandosi dal 3 piano sui materassi messi in strada dai vicini, Virgilio di 22 anni nel tentativo di salvare il piccolo Stefano di 8 anni, brucerà vivo stringendo tra le braccia il fratellino. Nessuno pagò per il Rogo di Primavalle, non solo ma artisti come Franca Rame, allora esponente dell’Organizzazione Soccorso Rosso Militante, in una lettera datata 28 aprile 1973 scrive a Lollo (uno degli assassini): Ti ho inserito nel Soccorso rosso militante. Riceverai denaro dai compagni, e lettere, così ti sentirai meno solo.
    Alla campagna innocentista in favore dei tre indagati contribuirono anche alcuni autorevoli personaggi della sinistra, quali il senatore comunista Umberto Terracini (già presidente dell’Assemblea Costituente e uno dei tre firmatari della Costituzione italiana), il deputato socialista Riccardo Lombardi (già membro anch’egli Assemblea Costituente e capo storico della corrente “autonomista” del suo partito), l’autore e attivista Dario Fo (compagno e poi marito della succitata Franca Rame) e lo scrittore Alberto Moravia. Per cui siamo abituati a vedere artisti della sinistra ergersi a paladini della libertà mentre difendevano i peggiori assassini.

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