L’INCHIESTA / IL GIALLO SENZA PACE DEI ‘FIDANZATINI DI POLICORO’- 1 / TRENTASETTE ANNI DOPO, LA MADRE DI LUCA ORIOLI NON SI ARRENDE E CHIEDE DI RIAPRIRE IL CASO: “Non è stato un incidente, mio figlio e Marirosa sono stati assassinati”

| 19 Agosto 2025 | 0 Comments

di Francesca Pinto ____________

È il 23 marzo 1988 quando il silenzio di Policoro, cittadina lucana affacciata sul Mar Ionio, viene spezzato da un dramma destinato a diventare uno dei misteri irrisolti più discussi d’Italia. In una villetta modesta, ma curata di via Puglia 75, due giovani fidanzati vengono trovati senza vita. Sono Luca Orioli, 23 anni, studente universitario con la passione per la filosofia, e Marirosa Andreotta, 21 anni, ragazza solare, molto conosciuta in paese.

La scena che si presenta agli occhi di chi entra in quella casa è da incubo. Luca giace supino sul pavimento del bagno, immobile, accanto a lui indumenti bagnati, schizzi d’acqua e una stufetta elettrica accesa. Marirosa è riversa nella vasca, una gamba fuori dall’acqua, la testa piegata all’indietro. A scoprire i corpi è la madre della ragazza, appena rientrata da Matera dopo un concerto parrocchiale: una notte che avrebbe dovuto essere normale si trasforma in tragedia.

Le prime ipotesi investigative puntano sull’incidente domestico: una folgorazione dovuta a un guasto elettrico, oppure un’intossicazione da monossido di carbonio. Ma col passare delle ore emergono dettagli che non combaciano con la tesi ufficiale.

I corpi presentano segni anomali: Luca ha una frattura all’osso ioide, tipica delle compressioni sul collo, e lesioni sospette al basso ventre; Marirosa ha una ferita profonda alla nuca, compatibile con un colpo contundente. Entrambi mostrano macchie rossastre diffuse sul corpo, interpretate da alcuni periti come segni di pressione o trascinamento. E poi quel “fungo schiumoso” attorno alla bocca, che diversi esperti hanno indicato come prova inequivocabile di annegamento.

Quello che in apparenza sembrava un banale incidente si trasforma ben presto in un enigma. Inizia così la lunga parabola giudiziaria dei cosiddetti “fidanzatini di Policoro”: sei volte il caso viene archiviato, sei volte riaperto, senza che la giustizia riesca mai a fornire una risposta definitiva. Le perizie si contraddicono, i referti cambiano versione, le carte scompaiono. Ogni nuova istanza porta alla luce contraddizioni, senza mai approdare a una verità condivisa.

Al centro di questa battaglia c’è Olimpia Fuina Orioli, madre di Luca. Una donna che da 37 anni non smette di chiedere giustizia, convinta che dietro la morte del figlio e di Marirosa ci sia un duplice omicidio. “Non posso accettare – ripete da decenni – che due giovani pieni di vita siano stati archiviati come vittime di un incidente domestico. Mio figlio e Marirosa sono stati assassinati, e lo Stato non può continuare a tacere.”

Oggi Olimpia, assistita dall’avvocato Antonio Fiumefreddo, ha presentato una nuova istanza alla Procura generale di Potenza, chiedendo l’avocazione delle indagini dopo l’ennesimo rigetto della Procura di Matera. Una richiesta dettagliata: l’escussione di ventotto testimoni mai sentiti, l’acquisizione dei tabulati telefonici della sera della tragedia, una nuova perizia fotografica con le moderne tecniche digitali, la riesumazione dei corpi per analisi avanzate. Atti che, sorprendentemente, non sono mai stati compiuti in tutti questi anni.

Eppure, le zone d’ombra sono ancora tante.

Alcuni testimoni riferiscono che uomini in divisa e un fotografo sarebbero entrati nella villetta già mezz’ora prima della madre di Marirosa, alterando forse la scena del crimine. Le foto ufficiali risultano incomplete, alcuni scatti spariti, e persino i funerali furono celebrati in fretta, senza un’autopsia accurata. Una catena di superficialità, omissioni e possibili depistaggi che hanno alimentato i sospetti della famiglia e dell’opinione pubblica.

Così, a quasi quattro decenni di distanza, il giallo dei fidanzatini di Policoro resta sospeso tra verità negate e silenzi istituzionali. È diventato simbolo di un’Italia che archivia senza chiarire, che lascia ai margini storie di giovani vite spezzate. Ma è anche il simbolo della tenacia di una madre che non si arrende e che, nonostante tutto, continua a credere nella possibilità di far emergere la verità.

Questa è solo la prima tappa di un percorso che qui su leccecronaca.it continueremo a seguire. Nelle prossime, con notizie e approfondimenti, entreremo nei dettagli delle indagini mancate, delle contraddizioni peritali e delle piste mai battute. Perché la storia di Luca e Marirosa non è soltanto cronaca nera: è una ferita aperta che chiede giustizia e memoria.

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( 1 – continua )

Category: Cronaca

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