IL PRANZO DELLA DOMENICA / NICOLA…DI BARI, E PURE DI LECCE
di Raffaele Polo __________
Non abbiamo mai creduto ai campanilismi esagerati: e abbiamo sempre accettato con un pizzico di leggera ironia il presunto antagonismo tra Bari e Lecce. Così, ci siamo affrettati ad accettare l’invito per ‘Il pranzo della domenica’ del nostro amico Nicola Chiarullo, barese DOC, che ci accoglie con simpatia a casa sua e si presenta col suo marcato accento…
«Ciao, mi chiamo Nicola vengo da Bari e vivo da 15 anni a Lecce. I nostri cari antenati latini dicevano “nomen omen” ovvero il nome che riceviamo in dono è presagio del nostro destino e nel mio caso lo è stato per davvero! Nicola, il vescovo turco di Myra trafugato e proclamato patrono di Bari e dei forestieri, descrive al meglio con la sua angiografia il mio cammino di vita e di fede che mi ha condotto fin qui, nell’amato Salento.»
Ci accomodiamo a tavola, il profumo delle vivande è stuzzicante, ne approfittiamo per farci narrare da Nicola il suo cammino…
«Da giovane avvocato praticante neo-laureato vengo assunto in banca Intesa in quell’ormai lontano settembre 2010 ed in sede di colloquio viene assegnata la mia destinazione, quella che sarebbe diventata poi a mia insaputa la mia terra promessa: LECCE.
“Lecce?! Mi hanno mandato a fare qualche anno di vacanze pagate in Salento” – pensavo tra me da Lucignolo venticinquenne approdato nel paese dei balocchi. A distanza di più di un decennio, posso rivelare che il Salento non è stato per me solo spiagge, mare, discoteche e lavoro. E’ stato l’utero, quel grembo che mi ha accolto e mi ha partorito uomo e figlio di Dio amato, donando al mio fianco due angeli meravigliosi : mia moglie Bruna ed il miracolo più grande della mia vita, Serena».
E, a proposito di questi angeli, eccole arrivare, ad ammannire la tavola di ogni ben di Dio.
Nicola, prima di lasciarci liberi di trangugiare a piacere, ci spiega con calma:
«Oggi, mentre ti racconto queste riflessioni autobiografiche, sono certo che Dio Padre mi ha mandato qui per realizzare il suo progetto d’amore per me non certo per allontanarmi dalla focaccia, dalle popizze (pettole baresi) e dalle sgagliozze (per i non addetti ai lavori, polenta fritta da consumare bollente e salata) che pure scaldano ancora il mio cuore ed il mio stomaco. Sua maestà pasticciotto non si offenda ma non ho tradito e rinnegato le mie origini anche gastronomiche anzi…le ho rivalutate perché come si sa le cose le vedi meglio quando prendi le distanze..solo così riescia distinguere meglio gli odori, i colori, la fragranza…»
Onestamente, intenti come siamo ad assaporare le delizie che ci offre il nostro ospite, siamo poco attenti a quello che ci dice, concludendo il suo messaggio di pace gastronomica pugliese.
«San Nicola, amico dei marinai, è stato Lui che mi ha portato fin qui nella sua caravella sino a San Foca per consegnarmi a quel suo amico vescovo affinchè si potesse realizzare il mio passaggio dalle tenebre alla luce, dalla giovinezza all’età adulta, dalla focaccia al pasticciotto con buona pace per gli integralisti della cucina e delle tradizioni anche calcistiche: siamo salentini del mondo cittadini e qui anche se ti chiami Nicola sei a casa. Grazie Gesù per aver trasformato il deserto nella mia terra promessa, quella dove scorrono fiumi di vino e latte di mandorla da consumare con caffè “al ghiaccio” alla barese o “in ghiaccio” alla leccese che dir si voglia, tanto per me non fa più differenza».
È il più bel messaggio di pace, che condividiamo subito, ringraziando e abbracciando il nostro amico Nicola…
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