ALLA RISCOPERTA DELLE MERAVIGLIE BIZANTINE NEL SALENTO. REPORT SULLE INDAGINI ARCHEOLOGICHE ALLA ABAZIA DI SAN NICETA A MELENDUGNO
Comunicazione istituzionale della SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA BELLE ARTI E PAESAGGIO PER LE PROVINCE DI BRINDISI, LECCE E TARANTO _____________
LECCE – Martedì 30 settembre p.v. alle ore 11.00 presso la sede della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto in via A. Galateo n.2 – Lecce, avrà luogo la conferenza stampa per la presentazione dei primi risultati della campagna di scavo archeologico 2025 condotta in regime di concessione ministeriale dal Dipartimento Beni Culturali, Università del Salento presso l’Abbazia di San Niceta, Melendugno (LE), grazie a finanziamenti del CUIS (Consorzio Interuniversitario Salentino) – della Provincia di Lecce e del Comune di Melendugno.
Interventi di:
Arch. Antonio Zunno – Soprintendente ABAP per le province di Brindisi, Lecce e Taranto
Dott.ssa Antonella Pansini – Funzionario archeologo responsabile per il Comune di Melendugno
Dott. Stefano Minerva – Presidente della Provincia di Lecce
Dott. Maurizio Cisternino – Sindaco di Melendugno
Prof. Girolamo Fiorentino – Direttore Dipartimento Beni Culturali, Università del Salento
Dr. Marco Leo Imperiale – Direttore scientifico dello scavo, Dip. Beni Culturali, Università del Salento
La chiesa dedicata a San Niceta il Goto, situata non lontano da Melendugno (LE), è stata sede di un’abbazia italo-greca che nel Medioevo esercitava la propria influenza su vaste estensioni territoriali.
Il luogo riveste un significato particolare per la comunità locale: Melendugno è infatti l’unica città in Italia ad aver scelto San Niceta come patrono. Secondo la tradizione, il monastero sarebbe stata una fondazione normanna, ma le fonti documentarie diventano più attendibili solo a partire dal XIV secolo, quando l’abbazia di Sancti Niceti emerge come un centro di rilievo nell’area paralitoranea grazie alla sua consistente dotazione patrimoniale. Ancora nell’Ottocento, in prossimità della località di San Foca, era attestata una zona denominata “palude di San Niceta”.
A partire dal settembre 2024, la cattedra di Archeologia Medievale del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, in regime di concessione ministeriale, ha condotto due campagne di scavo sotto la direzione scientifica del dott. Marco Leo Imperiale.
Le indagini hanno portato alla luce, per la prima volta, resti riconducibili all’abbazia e alla gestione agricola del suo territorio, databili all’età normanno-sveva. È stato individuato un edificio in pietra a secco, affiancato da tracce di altre strutture, probabilmente in parte realizzate in legno. Di particolare rilievo è il rinvenimento di un consistente gruppo di fosse granarie, che testimonia l’intensa messa a coltura e la gestione agricola di un’ampia porzione costiera affidata al monastero. Inoltre, sebbene ancora in gran parte celato, è stato messo in luce un settore del cimitero abbaziale, con alcune sepolture indagate che daranno informazioni su coloro che vivevano in questo luogo durante il XII e XIII secolo.
In controluce, le evidenze suggeriscono che la fondazione del monastero possa essere ancora più antica, forse legata alla seconda colonizzazione bizantina, quando la mobilità dei religiosi italo-greci nella penisola aumentò sensibilmente, anche a seguito dell’avanzata araba in Sicilia e Calabria.
Queste ricerche stanno contribuendo a ricostruire una pagina significativa della storia del Salento, facendo emergere il ruolo centrale che i monasteri italo-greci – al pari di quelli latini – ebbero nella gestione e organizzazione del territorio.
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LA RICERCA nel nostro articolo di ieri
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