USANZE, TRADIZIONI E MITI DELLA SARDEGNA NELLE FESTIVITA’ DI OGNISSANTI E DEI MORTI. MANUELA CONGIU LE RACCONTA A leccecronaca.it

di Cristina Pipoli ______________
“Per far vivere il seme Qualcosa deve morire e trasformarsi, così da dare energia al seme per poter rinasce. Il culto dei morti in Sardegna molto profondo perché ci connette alle nostre radici e loro, i nostri antenati e le nostre antenate, non mancano di farci visita in questo periodo”.
D- Vuole raccontarci qualcosa su questi due giorni di festa?
R- “In questo periodo in Sardegna si possono notare ancora molto forti reminiscenze del mondo sciamanico che sia andato a mischiare con la religione cattolica”.
D- Come descriverebbe lo sciamanesimo alle persone che ci leggono?
R- “Lo sciamanesimo, prima di essere una religione, è una realtà impalpabile. Questo è un periodo in cui bisogna stare molto attenti con le pratiche sciamaniche perché i portali sono aperti: sarebbe meglio non fare niente se non si sanno fare le cose in sicurezza, almeno questo è il mio consiglio per questo periodo”.
D- Ci vuole raccontare qualche antica tradizione della sua terra inerente il 1 e il 2 novembre?
R- “In questo periodo In Sardegna ci sono un sacco di tradizioni a seconda del paese e delle famiglie. Tutti sappiamo che in questo periodo gli spiriti degli antenati e delle antenate vanno a trovare il loro discendenti e le loro discendenti: portano messaggi, portano amore, portano richieste. I dolci tipici di in questo periodo sono scuri e molto nutrienti, di solito contengono semi e stanno a simboleggiare da un lato la morte e dall’altro la rinascita.
Il clou del culto degli antenati si ha il 2 novembre, quando solitamente le persone si riversano nei cimiteri a pulirli. Ognuno si occupa delle tombe della sua famiglia, le pulisce, le riempie di fiori e si ferma a pregare per i propri defunti”.
D- Quali sono i dolci tipici della sua terra?
R- “I dolci tipici sardi di questo periodo sono il pane Saba e le papassine, biscotti golosi con mandorle, uva passa e noci.
Per il pane Saba esistono diverse ricette. A seconda dei territori e delle famiglie ci sono delle versioni che hanno tantissima frutta secca impastata con la sapa ( una sorta di marmellata molto densa che si può fare col mosto, le fico d’India, le arance e il miele), poca farina o semola, in un mix di spezie dal sapore antico, oppure versioni che sono più simili a una torta come nel mio territorio con dentro le mandorle e ovviamente non possono mancare sapa e spezie”
D- Vuole condividere con noi qualche tradizione tipica della sua famiglia?
R- “Nella mia famiglia materna, forse per tenerci un po’ impegnati quando eravamo in cimitero, la mia mamma e le mie nonne ci hanno insegnato a pulire le tombe abbandonate, quelle dove non c’è più nessuno che li ricord. Quindi quando prendiamo i fiori per i nostri defunti qualcuno lo lasciamo per le tombe abbandonate, in modo da onorare anche le persone che non hanno più chi le ricorda. Comunque il culto dei morti in Sardegna è vivo tutto l’anno nelle famiglie. Per esempio, nelle case della mia famiglia non mancano le foto degli avi e delle ave”.
D- Altre antiche tradizioni sarde?
R- “In alcune cimiteri in Sardegna c’è anche un monumento in cui si possono mettere i fiori per i defunti che sono sepolti lontani.
Un’altra usanza è lasciare apparecchiato il tavolo con cibo acqua e vino; a seconda delle zone ci sono modi diversi, per esempio in alcune zone non si mettono le posate perché se il morto che viene a mangiare di malumore potrebbe fare male alle persone”.
D- Cosa vuole dirci sulla foto che la ritrae oggi in questa intervista?
R- “E’ un murales che ho dipinto intorno ai 21 anni e parla delle nostre antiche tradizioni. Si trova a Muravera, fu anche premiato”.
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Info sulla scuola COME LA FENICE:
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LA RICERCA nel nostro articolo del 19 ottobre scorso
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