MODA / MODE – UN RE SENZA CORONA E SENZA SCORTA
di Elena Vada ___________
Ci ha lasciato, a 91 anni, GIORGIO ARMANI il RE della moda italiana e mondiale, sulla breccia da più di cinquant’anni, per un’infezione polmonare che lo aveva costretto al ricovero e ad una convalescenza nella sua casa in via Borgonovo, a Milano.
A me, sua grande estimatrice e tifosa, l’ onore di commentare l’ addio qui su leccecronaca.it
Nell’ intento, ho aperto le ante del mio armadio guardaroba e mi è scesa una lacrima, riguardando quei capi che stanno li da tempo, che magari non vestirò più, ma né butterò, né regalerò mai.
Alcuni completi appesi, infatti, sono i suoi, di Armani, in attesa di essere indossati per un’ ultima volta, forse…
Ma quel suo stile fatto di rigore, essenzialità, eleganza, sobrietà, armonia, classe, può essere ancora compreso, oggi nel 2025?
Negli anni ’80/90, vestire Armani voleva dire sentirsi “donna particolare, nuova, manager” come nel film “Donne in carriera” (1988 Weaver/Griffith), donne in ascesa, proiettate in un futuro che ancora non immaginavamo come sarebbe stato, ma sentivamo arrivare, aleggiare …
Armani ha costruito una donna diversa, consapevole delle proprie potenzialità, quindi meno leziosa, meno frivola, meno bambola e senz’altro meno ‘moglie/casalinga’.
Immagino che queste mie parole paiano strane alle nostre lettrici/lettori, acquirenti di Amazon e/o grandi magazzini, dove trovano capi, brand senz’altro consoni ai tempi che stiamo vivendo.
Ma quella di Armani non era solo MODA, era un modo di essere. Non era solo LUSSO, era un modo d’ apparire. Era un nuovo concetto di vita, senza sensazionalismi.
“Lo stile è eleganza, non stravaganza. L’importanza è non farsi notare, ma ricordare”
Vorrei chiedere a tutti, oggi, cos’è la signorilità?
Credo che pochi ne conoscano, ancora, il significato vero ed il modo d’ interpretarla.
Armani diceva: “Il segno che spero di lasciare è fatto di impegno, rispetto e attenzione per le persone e la realtà”.
E ci è riuscito alleggerendo, destrutturando, giacche e pantaloni, sia per l’uomo che per la donna, immaginandoli nella ‘realta’ quotidiana’ dinamici e coinvolti in una vita frenetica, quale in effetti è diventata per tutti.
Giorgio Armani era nato a Piacenza l’11 luglio del 1934.
Il più piccolo e il più bello, di tre figli.
Dopo il liceo si iscrisse a medicina.
Lo studio dell’anatomia gli fu utile nel lavoro, per capire cosa sarebbe stato perfetto, per vestire i corpi umani veri.
Nel 1957 fa il vetrinista alla Rinascente.
Nel 1964, Nino Cerruti, (famoso stilista ed imprenditore tessile di Biella) si accorse di lui per quei magnifici allestimenti su corso Vittorio Emanuele a Milano e gli affidò una linea di abbigliamento.
Giorgio, aveva da poco conosciuto, Sergio Galeotti, un giovane architetto intelligente, capace ed intraprendente, che formò, con lui, una coppia perfetta, di sicuro successo: il creativo e il manager. Hanno cominciato, cinquanta anni fa, con un capitale di 10 milioni di lire.
Oggi l’ impero finanziario conta 13 miliardi di euro.
Armani disse: “Non sono né un couturier né un sarto, ma mi sentito uno che crea uno stile, uno “stilista“. Inventando così un termine nuovo, mai usato prima, nel settore.
Il 13 agosto 1985 Sergio Galeotti, compagno di lavoro e di vita, morì. Il dolore e lo sconcerto furono immensi, ma Armani seppe reagire diventando anche manager.
Si dice che fosse il primo ad entrare in azienda e l’ultimo ad uscire, spegnendo sempre la luce.
“Ho dato tutto e rinunciato alla mia vita per il mio lavoro”
Ha creato un impero senza eguali nella storia della moda. Ha vestito celebrità del mondo dell’ arte, dello spettacolo, dello sport, della politica. Ha vestito squadre nazionali intere, di molti e diversi sport.
Come stilista per il Cinema, Armani ha firmato molti film italiani, da Bertolucci a Tornatore e Sorrentino, ma soprattutto film di Hollywood. “Il Cinema è il filo rosso che attraversa tutta la mia carriera, passo dopo passo”, aveva detto e, in un altra circostanza dichiarato: “I miei costumi preferiti erano quelli creati per Gli intoccabili, perché ho potuto esplorare fino in fondo il mio amore per l’eleganza degli anni 20 e 30”.
Pare che per i tailleur da donna si ispirò a Marlene Dietrich che, come ricordate, amava vestirsi da uomo (ripreso dai miei appunti di cinema).
Questi, di seguito, i suoi ultimi pensieri:
“Anche io un giorno dovrò cedere il comando e concludere il mio percorso di stilista. … ci penso da tempo, perché voglio che il frutto di tanta fatica, questa azienda alla quale ho dato tutta la mia vita e tutte le mie energie, vada avanti, a lungo, anche senza di me. Il piano di successione l’ho preparato con il mio usuale programmatico pragmatismo e la mia grande discrezione…..”
Giorgio Armani S.p.A. è un’azienda italiana che opera nei campi della moda, del design e del lusso. Il gruppo disegna, produce e distribuisce prodotti di: moda, abiti, accessori, occhiali, orologi, gioielli, cosmetici, profumi, mobili e complementi d’arredo.
Ha sedi e filiali, nelle più importanti città del mondo.
Armani non ha eredi diretti, ma ha tre nipoti: Silvana e Roberta, figlie del fratello Sergio scomparso anni fa e Andrea Camerana figlio della sorella Rosanna. Sono tutti nel ‘Consiglio’, dove siedono anche il manager e amico dello stilista, Pantaleo Dell’Orco (suo compagno di vita) e l’imprenditore Federico Marchetti, fondatore di Yoox Group S.p.A. (vendite on-line di beni di lusso).
Sono orgogliosa che Armani sia italiano e mi sento più italiana che mai, sapendo che questo grande e geniale artista (perché tale è stato) è un nostro compatriota, ben noto, amato ed apprezzato, in tutto il mondo, che resterà come icona intramontabile, della moda.
Grazie Giorgio, buon viaggio.
Category: Costume e società, Cronaca, Cultura
Giorgio addio. È vero, Ha dato tanto!