LA RIFLESSIONE / IO HO UN SOGNO: LE Case Senza Solitudine

di Alessandra Caiulo _______________
(Rdl) _______________ “Non siamo soli perché mancano le persone. Siamo soli perché mancano i luoghi che ci fanno incontrare“. Ha cominciato così Alessandra Caiulo, di Lecce, cantante – una delle voci protagoniste della Notte della Taranta – giornalista, che questa mattina ha postato sul suo diario di Facebook la riflessione che qui di seguito riproduciamo, perché affronta una questione, quella delle persone sole e della loro solitudine affettiva, che è di sempre maggiore attualità sociale, come testimoniano tante sconfortanti, se non tragiche notizie di cronaca sempre più frequenti nel nostro Salento.
Nel chiederle il consenso, Le abbiamo domandato da dove nasca questa sua sensibilità: ci ha spiegato che, al di là degli impegni artistici e professionali, essa è frutto della capacità di mantenere uno sguardo concreto, profondamente radicato nella vita reale delle persone.
“E’ solo un sogno, o c’è qualcosa in più?” – le abbiamo chiesto ancora. – “Per ora è il mio sogno, ma lo metto volentieri nelle mani di chi vorrà realizzarlo“, è stata la risposta. ___________
Non siamo soli perché mancano le persone. Siamo soli perché mancano i luoghi che ci fanno incontrare.
La solitudine oggi ha il passo leggero, entra nelle case senza bussare, si siede accanto a chi vive da anni nello stesso quartiere, si infila nelle giornate delle famiglie, cammina accanto ai ragazzi che cercano un posto che assomigli a loro.
È la solitudine degli anziani che ascoltano il silenzio come fosse una radio spenta, di chi cresce bambini senza una rete intorno, dei ragazzi che hanno il mondo in tasca ma nessun luogo dove stare davvero, di chi perde qualcuno o qualcosa e resta sospeso nel vuoto, delle donne che tengono insieme tutto, degli uomini che non hanno parole per chiedere aiuto.
Una solitudine quotidiana, trasparente, quasi normale. E proprio per questo pericolosa.
Io sogno luoghi in cui nessuno debba restare solo. Luoghi piccoli, caldi, aperti. Luoghi che non vendono niente, non chiedono nulla, non misurano nessuno. Case Senza Solitudine. Piccoli salotti di quartiere dove ritrovare compagnia senza appuntamento. Cucine sociali dove una pentola sul fuoco diventa un invito. Stanze per il doposcuola dove i bambini non imparano solo le tabelline ma il mondo. Tavoli dove leggere, raccontare, giocare. Spazi dove gli anziani regalano storie, i giovani portano idee, chi arriva da lontano trova un vicino, chi è fragile trova un posto dove riposare.
Luoghi dove il tempo non pesa perché lo si porta insieme. Non assistenza. Non beneficenza, ma la forma più semplice e più alta di comunità. Una comunità che non nasce dall’alto, ma dai passi delle persone, che la Regione potrebbe sostenere con sguardo lungo e mani leggere. Perché la solitudine non si combatte con le conferenze. Si combatte aprendo porte, accendendo luci nei quartieri, mettendo sedie attorno a un tavolo, restituendo agli spazi la loro vocazione più vera: farci sentire un po’ meno soli.
Case Senza Solitudine come patto: tra generazioni, tra vicini sconosciuti, tra strade che non si parlano più, tra la Puglia e chi la abita. Ecco, io sogno una Puglia che non abbia paura di essere umana, una regione che investa nei legami come investe nelle strade, quartieri dove una porta aperta valga quanto un’opera pubblica. Sogno Case Senza Solitudine in ogni paese, in ogni città, perché nessuno possa dire più: “qui non c’è posto per me”.
E nonostante tutto io ai sogni ci credo ancora.
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