DETENUTI SENZA OSPEDALE. QUALI RISCHI PER LA COLLETTIVITA’.
Nell’immaginario collettivo la soluzione più elementare alla criminalità dilagante è il carcere, ed una volta arrestato il delinquente di turno la battuta più ricorrente che un poliziotto penitenziaria ascolta è “gettate la chiave”!
Peccato che l’opinione pubblica non conosca i costi della detenzione. Infatti, mediamente, stando ai dati reperibili sul sito del Ministero della Giustizia, ogni detenuto costa al contribuente tra i 100 e 110 euro al giorno, praticamente quanto una camera d’albergo a quattro stelle!
A questi costi bisognerebbe aggiungere anche quelli relativi alla tutela della salute dei detenuti che, secondo la SIMPSE (la Società Italiana di Medicina Penitenziaria), non sarebbero adeguatamente tutelati da quando le competenze in materia sono passate dall’Amministrazione Penitenziaria alle ASL, visto anche il bacino d’utenza e la complessità dei relativi quadri clinici.
La SIMPSE ha stilato una “classifica” delle malattie più frequenti in ambito carcerario, scorrendo la quale si ha l’impressione che i nostri Istituti di pena assomiglino a veri e propri lazzaretti. Infatti, si pensi che i tossicodipendenti sono il 32% del totale dell’utenza detenuta ed in condizioni di sovraffollamento i rischi di contagio legati a patologie connesse al consumo di sostanze psicotrope non possono essere nemmeno facilmente stimabili.
Alla condizione di tossicodipendenza si aggiunga che il 27% dei detenuti ha problemi psichiatrici, spesso di una certa importanza, ed un’elevata percentuale di detenuti soffre di patologie infettive rilevanti come l’epatite C (la più frequente), la tubercolosi, l’Epatite B, l’Hiv e la sifilide.
La gestione di questi detenuti non avviene in ambiente ospedaliero, ma nelle sezioni ordinarie; al massimo i detenuti con complicazioni temporanee maggiori giungono nelle sezioni – infermeria dei penitenziari, non dissimili a loro volta da normali sezioni.
Le nostre prigioni, quindi, sono una “riserva di virus” in cui è presente principalmente la Polizia Penitenziaria, abituata oramai ad operare in condizioni di lavoro estreme, senza che nessuno si preoccupi di migliorarne il contesto di riferimento.
La “riserva di virus” in questione non è stanziale, ma ha una relativa “mobilità”. Infatti, la nostra utenza è “particolarmente affezionata” al sistema, ed il fenomeno della recidiva lo dimostra, tanto che i volti che popolano le nostre carceri alla fine sono sempre gli stessi; di conseguenza, le persone alle prime esperienze di carcerazione non è escluso che entrino (relativamente) “sani” e possano uscirne incubando i virus o le patologie più disparate!
Il miglioramento della tutela della salute dei detenuti, quindi, non è un problema che riguarda solo chi accede (suo malgrado) alle patrie galere, ma colpisce tutta la comunità territoriale di riferimento.
Un esempio potrà giovare.
Quando un detenuto è in condizioni precarie accade spesso che finisca in ospedale e ci rimanga. Nel nostro caso l’unica struttura ospedaliera della BAT che consente di coniugare sicurezza e salute è l’Ospedale di Bisceglie, ove confluiscono i detenuti del carcere di Trani, essendo presente in quella struttura sanitaria un repartino di degenza ospedaliera dedicata (ai più noto come “gabbione”).
Invero, le condizioni di questa piccola struttura (in carico al locale reparto di infettivologia) sono a dir poco precarie (per ovvi motivi di sicurezza e di decenza, si risparmiano i dettagli…), tanto che la ASL – BAT si era impegnata ad effettuare un robusto intervento di manutenzione straordinaria, in grado di rimettere in sesto il repartino, assicurando alla Polizia Penitenziaria ed ai detenuti, condizioni di sicurezza, di lavoro e di detenzione rispettose dei canoni minimi di esigibilità, oltre che dei Livelli Essenziali di Assistenza (i c.d. LEA). Infatti, la situazione attuale, secondo l’UGL Polizia Penitenziaria, espone la ASL BAT (e non l’Amministrazione Penitenziaria) a rischi di denuncia per trattamento inumano e degradante in violazione dell’art. 3, CEDU, da parte dei detenuti in degenza presso il repartino in questione, oltre che ad azioni giudiziarie da parte dei poliziotti penitenziari, con chiamata in causa anche della Regione Puglia (infra).
A quanto pare, però, nonostante l’impegno (non solo formale) del DG ASL BAT, Dott. Gorgoni, e del personale del suo Staff tecnico, le condizioni di lavoro e di detenzione rimarranno inalterate, poiché sembra che l’Assessorato Regionale alla Sanità per la Puglia con una propria delibera del febbraio 2014 non abbia inteso ricondurre ai LEA la ristrutturazione del repartino per detenuti, impedendo alla ASL BAT la possibilità di utilizzare i fondi aziendali accantonati per ristrutturarlo …
Il vero paradosso, però, è che la Regione Puglia, così facendo risulta inottemperante agli impegni da Essa assunti col protocollo d’intesa per l’attuazione della Medicina penitenziaria, ex d.lgs. 230/1999, ivi prevedendosi che «la Regione si impegna ad adottare idonee misure per l’attivazione e/o funzionamento dei reparti per detenuti all’interno delle strutture ospedaliere di competenza» (pt. 4).
Prima o poi, quindi, i detenuti (come già accade per le specialistiche assenti all’Ospedale di Bisceglie, come l’oculistica o l’ORL) potrebbero essere ospitati nelle normali stanze di degenza ospedaliere, con enorme disagio per gli operatori sanitari e la collettività, non essendo peregrina la possibilità che addirittura un detenuto sia collocato nella stessa stanza di un normale cittadino (è già accaduto a Foggia con annessa evasione nel novembre del 2012…), con tutti i disagi ed i rischi che si possono intuire!!!
Rispetto a tale incresciosa situazione la ASL BAT ha le mani legate, l’Amministrazione Penitenziaria sembra latitante ed i politici (nonostante la campagna elettorale in atto) non paiono sensibili all’argomento: forse tutti lo saranno quando condivideranno la stessa stanza di ospedale con qualche detenuto, sorvegliati a vista entrambi dalla Polizia Penitenziaria…
Come al solito l’UGL Polizia Penitenziaria lancia l’allarme, e speriamo che questa volta qualcuno lo raccolga!
Il Segretario Regionale Aggiunto DOTT. VINCENZO LAMONACA
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