LA TERRIBILE EMERGENZA AMBIENTALE NEL SALENTO di Giuseppe Puppo

| 17 Aprile 2014 | 0 Comments

Indignarsi non basta più

LA TERRIBILE EMERGENZA AMBIENTALE NEL SALENTO

Le colpe accertate della politica, le risposte possibili dei cittadini

 

 

Ma insomma, che sta succedendo? Possibile, un accanimento simile, una tale concatenazione di eventi? Una catastrofe che si delinea in tutte le sue sconvolgenti dimensioni, senza che si provi a fermarla?

Piccoli e grandi fatti e misfatti, che hanno però un denominatore in comune, di fronte al quale occorre articolare risposte concrete, scrollandosi di dosso l’alibi dell’impossibilità a reagire.

Proviamoci, partendo da un sommario riassunto di quello che è successo nelle ultime ore.

Cominciamo dai pini abbattuti a Santa Rosa, in una zona dedicata al verde pubblico, amata e frequentata dai Leccesi per le loro attività sportive, in cui, di fronte a una scuola, senza già spazi alle ore di entrata e uscita dei ragazzi, direttamente sull’unica strada, l’amministrazione comunale ha pensato bene di cedere il suolo pubblico a nuove concessioni edilizie residenziali, senza consultare i cittadini, anzi, a loro completa insaputa.

Ammettiamo pure che tutto sia in perfetta regola amministrativa: ma rimane la questione propriamente politica, per cui le decisioni sono state fatte dagli amministratori senza confronto, di nascosto, per scelte di esclusivo rilievo economico, e non certo a favore dei cittadini, ma, nella migliore delle ipotesi- ché altre di peggiori al momento non possiamo formularne – della speculazione affaristica dei privati.

 

Lo stesso per la questione del “parcheggio” di piazza Libertini.

Per la così detta “riqualificazione” del quartiere Leuca. E per tante altre situazioni ancora.

 

Spostandoci dal capoluogo alla provincia provincia, sempre rimanendo sulle notizie delle ultime ore, un’altra speculazione in vista- in vista? Che dico in vista? Già in atto! – dentro il gioiello naturale degli Alimini.

 

Ma poi, in un crescendo pauroso, mentre si costruisce, nonostante l’opposizione, al solito taciuta, mistificata e ignorata, di tanti abitanti dei paesi limitrofi, una nuova strada, inutile, quanto costosa, distruttiva e dagli effetti dirompenti sull’ambiente, si scoprono nel sottosuolo accumuli di rifiuti tossici, Dio solo sa di che tipo preciso e di quali catastrofiche conseguenze foriere, nei pressi di Casarano, Patù e Tricase.

 

Infine, lo sterminio sistematico, annunciato e avviato, di migliaia e migliaia di ulivi, ammalati, dicono, perché contagiati da un batterio misterioso, che all’improvviso si manifesta qui nel Salento, dove non c’era mai stato per millenni e per cui la scienza ufficiale non trova “soluzione” migliore che proporre l’eliminazione totale di tutti gli alberi infetti, “soluzione” che la politica avalla e articola con ferocia efficacia e prontezza degna di miglior causa.

Ora, che i politici siano asserviti agli interessi economici, lo sapevamo già, troppe dimostrazioni abbiamo già avuto, per dubitarne: che i politici siano i camerieri dei banchieri e degli affaristi, seduti al tavolo dei ricchi sempre più ricchi, mente il popolo diventa sempre più povero, è una consolidata convinzione.

Ma dubitiamo pure – facendo nostra l’esortazione di Bertold Brecht, acquisita nella nostra identità di contemporanei, figli del Novecento, la su ode al dubbio – che la scienza sia neutrale e si orienti sempre al bene comune.

Nella fattispecie, siamo esterrefatti: è come se i medici dell’Unione Europea (già, la famigerata Unione Europea, madre di tanti nostri guai, vecchi e nuovi) decidessero di far ammazzare chi è ammalato di Aids (uso l’esempio a puro titolo esemplificativo, che pure qui ci sarebbe molto da obiettare) per evitare che contagino gli altri, e la Regione Puglia, con un tempismo mai manifestato prima, armasse i sicari autorizzati.

 

La stessa cosa. Questo, esattamente questo.

 

E che dire del metodo usato? Il tutto, in pochi giorni, con l’intervento dei funzionari della Regione e della Forestale, senza informazione alcuna, terrorizzando i contadini, lasciati soli dalle Istituzioni, in primis i comuni interessati, sostanzialmente minacciandoli, e obbligandoli a provvedere allo sterminio degli alberi, pena chissà quali flagelli e chissà quali sanzioni, in cambio di vaghe promesse, con la premessa che “non ci sono soldi”.

Metodi degni di un Paese arretrato del quarto mondo, dell’Ottocento colonialista: ecco, come si sono rivelate l’Unione Europea e la Regione Puglia, ancora una volta.

 

Per il resto, sul problema degli ulivi ammalati ed eliminati del Salento, Tonio Leuci ha verificato, ha sentito, ha registrato (fra l’altro, il commento di un agronomo del territorio) e ha scritto, per offrirvi materia di riflessione, nello spirito di leccecronaca.it che vuole informare facendo sempre un lavoro di documentazione e di riflessione, lasciando poi però ai lettori, parte attiva della nostra “community”, il proprio orientamento consapevole, che ognuno, dopo aver letto il suo articolo, potrà formularsi.

 

Da parte nostra, però, una considerazione generale.

Tutto quanto è avvenuto nelle ultime ore, si inquadra nel contesto di un territorio da anni devastato, e devastato perché l’affarismo del così detto “progresso”, del profitto, dell’egoismo, del consumo, del modello di sviluppo che ci hanno imposto, propinandocelo come il migliore dei mondi possibili, ha guardato solamente ai proprio interessi e ha corrotto, asservito, e resi succubi i politici di un sistema unico di potere, che invece di governare l’economia per il benessere del popolo, ne è stato schiavizzato, contro gli interessi del popolo che li aveva eletti e per il cui benessere avrebbe dovuto operare.

Un territorio che negli ultimi decenni è uscito faticosamente dall’isolamento e ha tentato un processo di modernizzazione, provando a sconfiggere i mali atavici e a raggiungere una valorizzazione che passa per forza di cose dalla cultura, dalla agricoltura, dal turismo, le proprie caratteristiche peculiari.

Ebbene, nonostante questo, negli ultimi anni, è stato un territorio segnato, all’inizio della sua prima costa, dal mostro della centrale a carbone di Cerano, e alla fine, sull’altra costa, da quell’Ilva per cui usare il vocabolo “mostro” sarebbe concedere un eufemismo.

Negli ultimi mesi, come se non bastasse tutto questo, l’attacco, sempre nella logica che abbiamo sintetizzato prima, per la costruzione di un assurdo mega – gasdotto, con approdo finale a San Foca.

Quanto alle ultime ore, abbiamo provato a elencare tutto quanto è successo, sia pure in una sintesi estrema, ma sufficiente a rispondere alla domanda che ora drammaticamente si pone: che fare?

 

Perché qualcosa bisognerà pur fare. Indignarsi non basta più. Protestare nemmeno.

Occorre articolare risposte concrete, scrollandosi di dosso la logica tutta quanta leccese del farsi i cazzi propri, l’atavica rassegnazione, l’alibi moderno dell’impossibilità a reagire.

Una prima risposta, rivolta al Salento, all’Italia, prima ancora che all’Europa, è possibile il 25 di maggio, quando andremo a votare, per un voto POLITICO, sia chiaro, e importantissimo.

Ognuno si regoli al meglio, rispondendo alla sua coscienza, nel segreto dell’urna, e vincendo la pigrizia, l’assuefazione, lo scetticismo che magari cova dentro, per andarci, comunque, alle urne.

Ma non solo. Poi, d’ora in poi, non sia consentito più nessun oltraggio a questo territorio. La politica siamo noi, io tu, noi, tutti. La politica si fa in tanti modi, non solo andando a votare. Si fa con le associazioni, con l’informazione militante, con le azioni concrete. Mentre dobbiamo cercare di limitare i danni per il pregresso, dobbiamo impedire ogni altro oltraggio per il futuro. Dalla riduzione del danno, al risanamento, ad un altro modello di sviluppo, promosso e gestito da ognuno di noi in prima persona, ognuno nel suo ambito, ognuno con le proprie specifiche competenze, ognuno per quello che può.

Abbiamo ereditato dai nostri nonni il Salento del sole, del mare, del vento, delle viti e degli ulivi. Vogliamo trasmetterlo così e più luminoso ancora, impazzito di luce e profumato e forte nei colori e nelle possibilità, ai nostri figli e ai nostri nipoti.

Giuseppe Puppo

 

 

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Category: Costume e società

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