RIPENSANDO AL FESTIVAL DEL CINEMA EUROPEO A LECCE: TIRIAMO LE SOMME

| 6 Maggio 2015 | 0 Comments

 

di Lorenza Vitucci______

Una tappa annuale per me, il Festival del cinema europeo, e il ritorno a Lecce.

Eccomi di nuovo qui, oggi, e allora, a quasi un mese di distanza, con la dovuta pausa di riflessione, tutto sommato è adesso il momento di tirare le somme.

Che cosa dire? Per fortuna ancora queste manifestazioni continuano ad esister…Ma cosa rimane della sedicesima edizione del festival del cinema europeo?
Il declino, la parabola discendente di una manifestazione che ha visto tempi migliori si sta descrivendo sempre più velocemente negli ultimi anni.
Le proiezioni della mattina? Ormai nulle, riservata a quelle scuole che ne fanno richiesta. Le proiezioni cominciano tutte non prima delle 18. Siamo in Messico?
Nessuna critica all’organizzazione che nel tempo ha deciso di ridurre orari e visioni per una scelta assolutamente giustificabile. Dov’è il pubblico leccese? Dov’è il mondo della cultura leccese? Sale mezze vuote, biglietti disponibili e nessun ansia da corsa alla poltrona per la sottoscritta.
Ma i leccesi si meritano ancora un festival della cultura cinematografica?

Non voglio tessere lodi gratuite all’organizzazione ma sono riuscita ad intravedere il tentativo di migliorarsi, nei tempi, nei programmi, nelle proposte.

Il risultato? Scarso interesse da parte della città ex candidata a capitale della cultura 2019.

Ah, scusate ma dimenticavo l’evento. Infatti, oltre alle solite serate di apertura e di chiusura fatte per fare vetrina, in realtà in un evento Lecce ha mostrato volontà di partecipazione e soprattutto a sua caratteristica principale: il presenzialismo.
Alla proiezione della localissima Claudia Mollese, “Amara”, c’erano tutti, ma proprio tutti…

Ho voluto provare a pensare che la sala fosse gremita oltremisura e capienza perché la famiglia della regista è numerosissima ma ho dovuto ricredermi. Era semplicemente la conferma del ripiegamento identitario su se stesso vizio diffuso in città. E, folla di presenze per un film che non fa altro che mostrare l’autoreferenzialità della città e l’ostinazione a vivere non di storia da di ricordi e folclore.

Insomma, per Lecce il festival è stato questo, il festival si è concentrato in un evento, con la presenza e la benedizione del sindaco.

Per me questo festival ha ancora molto da dire, con e sue belle sezioni dedicate a protagonisti storici del cinema europeo, così come le belle proposte contemporanee, con i migliori protagonisti del cinema italiano (Vukotic e Cortellesi, due fantastiche donne, protagoniste della cultura italiana e non solo del panorama cinematografico), con sezioni che lanciano uno sguardo al cinema impegnato a mettere in scena le problematiche sociali contemporanee, incontri con registi a cui poter chiedere per confrontarsi perché il cinema è luogo di interpretazione filtrata attraverso il sé.

Io aspetterò la prossima edizione con nel cuore la speranza che la città che vive di bellezza estetica trovi la voglia di aggiungere al vaglio di offerta anche una cultura vera e originale, dimentica del mero folclore.

Un augurio per la mia città di adozione.

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Category: Costume e società

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