OGGI, SAN VALENTINO / L’ AMORE AI TEMPI DI WHATSAPP

| 14 Febbraio 2016 | 1 Comment

di Giuseppe Puppo______

Dal piccolo, ma prezioso osservatorio privilegiato di leccecronaca.it ieri ho visto quello che è successo a Trepuzzi, dove soffia la bufera, su sesso, sentimenti, coppie e famiglie. Pensare che il casino che è scoppiato è cominciato solo perché uno degli amanti fedifraghi ha lasciato sul telefonino la foto della sua, ehm – come chiamarla? chiamiamola col nome d’ arte – “Fragolina” ricevuta tramite Whatsapp,  immagine ipeg  che la legittima consorte non ci ha messo molto a trovare, in una delle puntuali ispezioni che tutte le donne fanno sempre furtivamente su telefoni, agende, computer, tasche e vestiti dei loro uomini.

Ma benedetti maschi…Sempre gli stessi errori! E cancellare subito tutto, messaggi, foto, mail compromettenti, no, eh?!? Sempre, gli stessi, errori. Hai voglia poi a negare, negare sempre, anche l’ evidenza!

Imparate da uno dei miei amici di Facebook, e che diamine, il quale, ispirato da un film, tiene la sua ehm, chiamiamola “amica”, nella memoria dello smarthphone registrata sotto la dicitura PIZZERIA: ottimo accorgimento, anche perché fa il commercialista e quindi può agevolmente giustificare eventuali sms o chiamate compromettenti con questioni di lavoro. E adesso sto ridendo da solo, perché non voglio diventare volgare, e poi il termine solamente a Lecce città si capisce, ma insomma, sempre questioni di pizza sono!

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La storia di Trepuzzi mi ha fatto pensare molto. In primo luogo al fatto che cambiano i mezzi, ma sostanzialmente tanto rimane immutato e forse immutabile.

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Dal grande, preziosissimo osservatorio privilegiato che è per me Facebook, in questi ultimi mesi ho visto poi tante altre cose che mi hanno fatto pensare moltissimo, grazie ai miei amici social, che io considero una specie di grande famiglia allargatissima.

Le avevo riposte nei cassetti della memoria, e voglio tirarle fuori oggi, festa di San Valentino, per condividere con chi avrà la pazienza e la bontà di leggere questi frammenti di un discorso d’ amore.

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Per di più, quest’ anno la ricorrenza cade nel bel mezzo della questione che si è propagata in seguito alla discussione parlamentare in corso su coppie di fatto, famiglie e adozioni.

Intanto, voglio dire che questo dibattito – per usare un eufemismo – non mi è piaciuto affatto. La materia è stata ideologizzata a torto, e, di conseguenza, è diventata una questione politica, nel senso più deteriore del termine, cioè partitica.

Sempre di conseguenza ulteriore, abbiamo così assistito, da parte di entrambe le contrapposte tifoserie, alla stanca, stucchevole riproposizione di insulti, invettive, esagerazioni del tutto fuori luogo, spropositi inenarrabili e miserie umane.

Sono così ritornati in auge, quali maitre a penser dei poveracci, politici che non avevano e non hanno più niente da dire, e i due vecchi termini “destra” e “sinistra”, che da tempo oramai non significano più niente nella realtà dei fatti, sono ritornati in auge in un impossibile revival.

Non reggo più i “family day” della destra, che è stata al potere per vent’anni di berlusconismo e avesse mai fatto qualcosa di concreto per le  famiglie, che so, per esempio abbassare i prezzi dei pannolini dei neonati, che nei Paesi confinanti costano la metà di quanto costano in Italia, o permettere in qualche modo alle giovani coppie di mettere su casa.

Non reggo più i “gay pride” della sinistra, che si ostina a non capire quanto siano deleteri certi esibizionismi che continua a organizzare, e quanto siano riprovevoli certe mercificazioni che continua a propagandare.

Carlo Giovanardi nu te reggae più. Vladimir Luxuria nu te reggae più.

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Piaccia o non piaccia, la famiglia è cambiata profondamente, negli ultimi venti, trenta anni, in seguito alle vere e proprie modificazioni epocali nel frattempo sopravvenute nella società.

Nuove e diverse forme dello stare insieme si sono consolidate nella realtà.

Uno Stato serio, uno Stato laico ed attento ci dovrebbe mettere un’ ora a penderne atto e a mettere nero su bianco un provvedimento legislativo che regolarizzi le unioni, quali esse siano, e garantisca uguali diritti per tutti.

E se nella realtà dei fatti rientrano anche le adozioni, anch’ esse vanno riconosciute allo stesso modo.

Amen.

In Italia invece…Non sono questi i nostri problemi, economici e sociali, dovrebbero essere ben altre le priorità sull’ agenda della politica. Invece…

Ah, dimenticavo: sui nuovi registri di famiglia per me dovrebbero essere compresi pure i piccoli animali domestici, ecco.

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Inoltre, se continuiamo a guardare alle famiglie e/o alle unioni civili, rischiamo di diventare strabici. La famiglia, o come volete chiamarla, è un regime, un’ istituzione, un prodotto, un esito, di quelle che abbiamo imparato a chiamare le conseguenze dell’ amore.

E’ all’ amore, che è un movimento rivoluzionario, che dobbiamo guardare, se vogliamo capirci qualcosa, di quello che accade intorno a noi, se vogliamo continuare a scrivere la nostra storia, fra le pagine chiare e le pagine scure.

Dobbiamo guardare all’ amore non più come a una faccenda personale, a parte, ovvio, i risvolti intimi, ma come a una questione politica, nel senso più nobile del termine

Se la famiglia è cambiata, è cambiato anche l’ amore?

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Attendono ancora risposta i mirabili interrogativi poetici sull’ amore:

“E’ normale? è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?”

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Ecco, io partirei da qui.

“Chi ama non riconosce, non ricorda,

trova oscuro ogni pensiero,

è straniero a ogni evento”.

L’ amore assoluto, l’ amore positivo, l’ amore capace di cambiare e migliorare è quello che esiste allo stadio iniziale, nella sua dirompente carica rivoluzionaria.

Quando finisce questa fase, quando si esplica nella coppia, o nella famiglia, esso si è già geneticamente modificato, e di degenerazione sovente poi si tratta.

Io credo che adesso l’ amore nella sua forza rivoluzionaria sia rimasto e meno male uguale, nonostante tutto e tutti.

Penso poi, invece, che adesso l’ amore nei suoi esiti istituzionali sia cambiato, e sia cambiato in peggio.

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Esistono infiniti modi per non parlarsi più. Dirsi tutto è il più efficace.

-Vivere all’altezza delle aspettative altrui. Sentirsi in perenne difetto. Non sapersi perdonare.  Gironi infernali ampiamente sottovalutati.

-Se il peggior tradimento che riuscite a immaginare è una scopata, siete tutto sommato brave persone.

A metà fra Emil Cioran e Roland Barthes, Luciano Zecca, 58 anni, di Lecce, regala ogni giorno sul suo profilo Facebook un aforisma, che spesso verte sulle tematiche della coppia. Il quadro che ne esce fuori è sconfortante. Maschi e femmine sembrano fatti apposta per non capirsi, per annacquare nel grigiore della routine, per affogare nel vortice delle incomprensioni, delle ostilità, degli egoismi e delle mercificazioni, sostanzialmente per stonare, il loro canto libero, sorretto da un anelito d’ amore.

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E un altro mito è caduto. Un ragazzo apparentemente dolcissimo mette insospettabilmente le corna al suo ignaro moroso. L’ho scoperto per caso due giorni fa. Lo credevo una persona semplice e pulita, giusto un po’ tonta, o comunque così appare a me e a tanti altri. È uno dei pochi baluardi rimasti a difesa del rapporto di coppia autentico, mi dicevo, e invece l’abito non faceva il monaco. Perfino il tipo con cui cornifica il suo moroso si è stupito che fosse proprio uno come lui a mettere le corna. Se qualcuno conosce qualche ragazzo capace di vera fedeltà mi faccia un fischio.

A metà fra interessi politici e pulsioni sessuali, Stefano Tommaso, 36 anni, di Ravenna dispensa ogni giorno sul suo profilo “Facebook” pensieri e parole comunque interessanti, che spesso si soffermano su questioni inerenti la coppia omosessuale.

Non so se ciò sia tranquillizzante, o inquietante, comunque ci permette di constatare chiaramente come le dinamiche delle coppie  omosessuali siano sostanzialmente quelle delle coppie etero.

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Di due altre amiche pugliesi di Facebook che leggo puntualmente non voglio fare il nome, caso mai dovessero poi di questo risentirsi. Le stimo tantissimo, e intendiamoci: ragazze belle, giovani, intelligenti, impegnate. Tutto, insomma. Tranne che sono single e con regolarità, anzi, oramai in prevalenza, fra uno e l’ altro degli argomenti che affrontano, se ne lamentano, e anzi a volte, sia pur con una buona dose di salutare ironia, se ne disperano.

Quando leggo i loro post, questa specie di diario di Bridget Jones alle orecchiette con le cime di rapa, mi assale lo sconforto.

L’ amore è dunque l’ unico e l’ ultimo strumento di conoscenza, e di felicità?

***
“Questo è il dolore della vita:
che si può essere felici solo in due;
ma i nostri cuori rispondono a stelle
che non voglion saperne di noi”.

***

Cinquant’ anni fa, Pier Paolo Pasolini andò in giro per l’ Italia, a fare interviste di strada, per chiedere agli Italiani cosa pensassero del sesso e dell’ amore. Quel documentario, Comizi d’ amore rimane una testimonianza superba, sulle degenerazioni che già all’ epoca il consumismo, in primo luogo, ma poi pure la televisione, l’ industrializzazione, l’ omologazione che oggi chiameremmo globalizzazione avevano prodotto sulla forza innocente e lieta dell’ amore.

Rimane poi eterna e dunque di una straordinaria attualità la scena finale, in cui il regista – poeta documenta un matrimonio di due giovani, con tanto di sposa che si prepara, ed è pure scortata all’ altare dal padre.

L’ autore fa con la sua viva voce un ammonimento e un augurio. A loro, come a tutti: “Ogni diritto è crudele“, l’ ammonimento; “Al vostro amore, aggiungete la coscienza del vostro amore“, l’ augurio.

Oggi,  San Valentino, festa degli innamorati, offesa dall’ egoismo, e vilipesa dal consumismo, non c’è celebrazione migliore, che ricordare questo, esattamente questo.

L’ amore non dà diritti, ma richiede disponibilità. E bisogna averne coscienza interiore, consapevolezza, della preziosissima forza creativa che  esso libera, per cercare di gestirla sempre in maniera costruttiva, e mai distruttiva.

 

 

 

 

 

 

 

 

Category: Cultura

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Comments (1)

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  1. Luciano Zecca ha detto:

    Chiedo ospitalità a leccecronaca.it per poter avere il piacere di ringraziare Giuseppe Puppo che mi onora per le sue visite sulla mia pagina. Approfitto quindi per dichiarare la bellezza del suo articolo che ha avuto un percorso tra tante tematiche e centrando sempre , con chiarezza i punti importanti. Su tutto non si è mai daccordo, eppure , leggere aperture di mente così leggere e attente, non può che far giungere ad una riflessione: la comunicazione della gente, della base della società , è quanto di più utile e costruttivo serva per poter arrivare alla scelta più idonea. Buona Serata.

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