L’ INNO, ANZI IL DELIRIO, ALLA GIOIA PER GLI INSETTICIDI IN AGRICOLTURA. COSI’ L’ ASSESSORE DELLA REGIONE PUGLIA DA’ RAGIONE A MAURIZIO MARTINA SUL ‘DECRETO DEI VELENI’: “le polemiche sono infondate, i toni allarmistici sono privi di qualunque fondamento scientifico”
(e.c.)______
Questa sera l’ agenzia di stampa PressRegione ha diffuso la seguente dichiarazione dell’ assessore all’ agricoltura Leonardo Di Gioia (nella foto), 47 anni, di Foggia, commercialista, un lungo passato politico attraversando per intero il centro – destra, e poi tre anni il salto nel campo avverso, l’ elezione con la lista “Emiliano sindaco di Puglia”, e la nomina assessorile del presidente Michele Emiliano.______
“A seguito del monitoraggio degli insetti vettori della xylella, è stata rilevata la presenza sul territorio dello stadio adulto di Philaenus spumarius (“sputacchina”), vettore principale del batterio.
L’adulto è alato e si sposta dalle erbe spontanee alle piante di olivo su cui, nutrendosi di linfa, può acquisire il batterio da piante di olivo infette e trasmetterlo a piante sane. La forma giovanile è stata combattuta nei mesi di marzo-aprile, attraverso le lavorazioni meccaniche del terreno. Ora è necessario intervenire contro gli adulti con due trattamenti specifici da effettuarsi nel periodo da maggio ad agosto.
Queste disposizioni si ricavano dal Decreto Ministeriale ” Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l’eradicazione di Xylella fastidiosa” del 13/02/2018, che recepisce la Decisione UE/789/2015 e successive modifiche. Il primo trattamento è da effettuare subito; per il secondo trattamento saranno fornite indicazioni dal Servizio fitosanitario regionale sul periodo ottimale in cui intervenire. Le aziende condotte in integrato devono utilizzare insetticidi già specificamente autorizzati su olivo nei confronti del vettore, a base di acetamiprid o di deltametrina . Per le aziende condotte in biologico, la Regione tramite l’osservatorio fitosanitario ha avanzato richiesta al ministero della salute di autorizzazione eccezionale per prodotti a base di spinosad o olio essenziale di arancio dolce, già in uso e autorizzati in agricoltura biologica. Nelle more dell’autorizzazione, negli oliveti biologici sarà possibile intervenire impiegando prodotti già autorizzati in Bio sull’olivo.
Come si evince, risultano infondate le polemiche circa un uso indiscriminato, improprio o anomalo di prodotti chimici nocivi all’ambiente. I trattamenti sono già in uso da anni e sono praticati in tutte le Regioni italiane con modularità ed intensità diverse a seconda delle esigenze. In più la Regione Puglia sta costantemente ridefinendo le misure fitosanitarie da applicare nel territorio regionale (allegato IV del DM) tenendo conto degli eventi che sono sopravvenuti successivamente al decreto, proprio per essere costantemente sintonizzata con le più avanzate teorie scientifiche e le ultime norme di volta in volta adottate.
Diversi eventi sono i fatti nuovi già determinanti: aggiornamento delle aree delimitate; identificazione di altri due insetti vettori della xylella; una decisione della commissione che impone delle restrizioni all’utilizzo di alcuni neonicotinoidi; l’autorizzazione all’uso contro il philaenus della deltametrina; varietà di olivo resistenti .
Il tono allarmistico relativo all’obbligo di effettuare due trattamenti contro il vettore, è privo di qualsiasi fondamento scientifico, in considerazione che su olivo sono già autorizzate e impiegabili in regime di protezione integrata 56 sostanze attive, tra le quali, 20 ad attività insetticida, che comprendono 4 sostanze appartenenti ai piretroidi, compresa la deltametrina, recentemente autorizzata per l’impiego contro il vettore.
Inoltre, si evidenzia che, prima che un prodotto fitosanitario venga autorizzato per uno o più usi, lo stesso è sottoposto ad una rigorosa valutazione dei rischi in merito a: proprietà chimico-fisiche, tossicologia (riferita a consumatori e operatori), metabolismo e residui, destino ambientale, eco-tossicologia ed efficacia in linea con i processi autorizzativi nazionali ed europei adottati da tutti i paesi dell’unione Europea (Reg 1107/2009).
In relazione a quanto paventato come rischio per i turisti, inoltre, l’osservatorio Fitosaniotario Regionale fa sapere che non risulta vi sia alcun allarme per la cittadinanza o per i turisti legato all’impiego di prodotti fitosanitari né si può ritenere la Puglia una regione nella quale avvengono pratiche anomale o ad oggi ambientalmente non sostenibili.
In altre Regioni italiane con ampie superfici interessate da colture di rilievo nazionale si evidenziano intensità di intervento quanto meno equivalente per: agrumi (56 sostanze attive autorizzate e impiegabili in regime di protezione integrata, tra cui 19 ad attività insetticida, che comprendono anche sostanze appartenenti a piretroidi e neonocotinoidi), melo (151 sostanze attive autorizzate e impiegabili in regime di protezione integrata, tra cui 40 ad attività insetticida, che comprendono anche sostanze appartenenti a piretroidi e neonocotinoidi), pero (141 sostanze attive autorizzate e impiegabili in regime di protezione integrata, tra cui 39 ad attività insetticida, che comprendono anche sostanze appartenenti a piretroidi e neonocotinoidi), mais (64 sostanze attive autorizzate e impiegabili in regime di protezione integrata, tra cui 20 ad attività insetticida, che comprendono anche sostanze appartenenti ai piretroidi), frumento (87 sostanze attive autorizzate e impiegabili in regime di protezione integrata, tra cui 15 ad attività insetticida, che comprendono anche sostanze appartenenti a piretroidi e neonocotinoidi).
Siamo consapevoli che la situazione è complessa, ma per la Regione Puglia, il modo per poter assolvere al proprio compito è quello di rispettare le leggi e affidarsi nei propri provvedimenti alle posizioni scientifiche più autorevoli e condivise al fine di tutelare il bene primario della difesa della nostra agricoltura”.______
LA RICERCA nei nostri articoli del 2 maggio, del 26 aprile, del 18 aprile, del 30 marzo e del 22 marzo
ESCE ALLO SCOPERTO L’ANZIANO MONTEMURRO, IL “PRINCIPE” DEI PESTICIDI, CHE ORA GIOISCE PER IL DECRETO MARTINA CHE PREVEDE L’OBBLIGO DEI TRATTAMENTI CHIMICI
Oggi anche la Bellanova entra in campo e va all’attacco della Regione (Michele Emiliano) sempre sulla stessa questione della Xylella. Regione Puglia responsabile a suo parere – di vice ministro dello sviluppo economico – dei ritardi della lotta alla cosiddetta “peste”. Tutte queste uscite, insieme ad altre di questi giorni (le troviamo su un paio di testate “amiche” della lobby espianti-reimpianti-pesticidi) sono state scatenate da un fatto che nulla ha a che fare con gli aspetti agronomici: il fatto che i cittadini, i sindaci, i medici, le aziende biologiche stanno per presentare ricorsi al decreto Martina per motivazioni di salute pubblica e di danno ambientale.
Insomma, è del tutto evidente ormai, la lobby odia il Diritto, è allergica alla trasparenza e alla partecipazione!
Evidentemente, continueranno a “intimidire”, ad attaccare la cittadinanza attiva e chi crede nei valori Costituzionali, a diffondere fake news, cercando l’appoggio di Andriukaitis per condurre in porto il loro piano inventato non meno di 10 anni fa. E certamente, se li conosciamo bene, nel frattempo stanno pure pensando di mettere in piedi una iniziativa permanente (economica? politica? gestionale-imprenditoriale? scientifica?) che strappi alla Regione, quindi a tutta la politica che deve sottostare alle regole democratiche, il controllo della emergenza xylella…
Pensano in grande, questi. E non vogliono ostacoli nella loro corsa verso la cosiddetta agricoltura 4.0. E il popolo della Puglia Meridionale o asseconda e tace, oppure viene intimorito con la storiella medioevale della “peste”, con le accuse di essere seguace dei “santoni” oppure un “popolo di imbecilli”. Sollevano polvere, per confondere, mentre si preparano a sbattere sul banco il loro “presunto” asso nella manica…
Xylella, Congedo: “Governo regionale informi i cittadini su stato dell’arte anziché occuparsi di faide interne al centrosinistra. Chiedo monotematica nella città di Lecce”
Rinnovo l’invito al governo regionale di indire con urgenza un consiglio monotematico, possibilmente da tenersi nel Salento, in cui si presenti una relazione concreta e dettagliata sullo stato dell’arte, sui provvedimenti presi e su quelli che si ritiene adoperare per contrastare l’emergenza Xylella, sulle indicazioni da dare agli agricoltori di fatto abbandonati a se stessi, su quali e quante risorse può realmente contare il comparto agricolo ormai allo stremo.
Assisto basito all’utilizzo del dramma Xylella che sta affliggendo il Salento per consumare faide politiche interne al PD e al centrosinistra.
L’ultimo in ordine di tempo è lo scambio al vetriolo tra il viceministro Bellanova e il Presidente Emiliano. Mentre governo nazionale e regionale giocano allo scarica barile il batterio avanza inesorabilmente, il Salento è devastato dal punto di vista economico e paesaggistico, il comparto è in ginocchio, gli agricoltori abbandonati a loro stessi nell’affrontare un’emergenza dalle proporzioni gigantesche che si spande incontrastata.
Da chi ha responsabilità di governo era lecito attendersi ben altro atteggiamento e soprattutto provvedimenti e azioni concrete che andassero al di là dei ritornelli che si ripetono come in un disco rotto.
Invito dunque tutti, in particolare chi ha responsabilità di governo, a lasciare la Xylella fuori dalle beghe politiche: l’emergenza ulivi ha una valenza tale che non ammette comportamenti irresponsabili come quelli a cui stiamo assistendo.
ISDE Italia: Pesticidi dannosi per l’ambiente e per la salute umana non possono essere imposti per legge
Il recente decreto legge del Ministro Martina avente per oggetto “Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l’eradicazione di Xylella fastidiosa nel territorio della Repubblica Italiana” (GU del 6 aprile 2018)
IMPONE
l’utilizzo di pesticidi di riconosciuta dannosità per la biodiversità, per la sicurezza alimentare e per la salute, violando apertamente i principi di prevenzione e precauzione, i diritti degli agricoltori e delle popolazioni potenzialmente esposte e danneggiando le tante imprese che hanno investito con convinzione nei metodi biologici di coltura come unica forma sostenibile di agricoltura.
Il decreto obbliga, nelle aree affette da xylella fastidiosa, all’uso tra Marzo e Aprile di erbicidi. Si ricorda che l’erbicida più estesamente utilizzato è, ovunque, il glifosato, del quale ISDE ha già denunciato i gravi rischi anche promuovendo recentemente un appello internazionale (http://www.isde.org/glyphosate_appeal.pdf).
Lo stesso decreto obbliga, tra Maggio e Dicembre, all’uso di insetticidi, indicando in maniera specifica alcuni neonicotinoidi e citando in maniera preferenziale l’acetamiprid in base alla sua “ottima efficacia”, sbilanciando di fatto la scelta verso queste sostanze altamente nocive piuttosto che verso altre (piretrine, olio essenziale di arancio dolce, pur citate nel decreto), approvate in agricoltura biologica ed a basso impatto.
L’emivita biologica dei neonicotinoidi può arrivare a due-tre anni e, quando queste sostanze sono immesse nell’ambiente, possono rimanere nel suolo e nelle falde acquifere per lungo tempo senza essere degradate e accumulandosi nelle piante, comprese quelle a destinazione alimentare. L’acetamiprid, in particolare, è stato riscontrato nell’11,6 % dei punti di monitoraggio delle acque superficiali (nelle aree dove è stato cercato) e nel 3,2 % di quelli delle acque sotterranee. Questi rilievi sono particolarmente gravi in considerazione anche degli effetti letali e subletali sugli anfibi.
Secondo evidenze scientifiche elencate dall’agenzia per la protezione ambientale americana (US EPA), l’acetamiprid è neurotossico e, nei mammiferi, ha conseguenze biologiche negative su fegato, reni, tiroide, testicoli e sistema immunitario. Ha inoltre un’alta tossicità per gli uccelli.
Gli effetti biologici dei neonicotinoidi sull’uomo (che può assumerli per contatto, per inalazione e per ingestione) devono essere ancora compiutamente chiariti. Sono stati tuttavia pubblicati sino ad ora 4 ampi studi caso-controllo che descrivono, in tutti i casi e con metodologia adeguata, associazioni significative tra esposizione cronica a neonicotinoidi e rischio di alterazioni dello sviluppo come tetralogia di Fallot, anencefalia, disturbi dello spettro autistico, alterazioni mnesiche e motorie.
Nello stesso periodo in cui è stato varato il decreto Martina, l’UE bandiva in tutti gli Stati l’utilizzo di imidaclopramid, uno dei neonicotinoidi citati nel decreto, perché insieme ad altri ha effetti devastanti per le api e, di conseguenza, per la tutela della biodiversità e della sicurezza alimentare. Già da gennaio del 2013 l’EFSA aveva giudicato “inaccettabili” i rischi derivanti dagli effetti dei neonicotinoidi su questi insetti ma, evidentemente, di questo non si è affatto tenuto conto nel decreto. L’opinione estremamente negativa di EFSA sui neonicotinoidi è stata ulteriormente ribadita a febbraio 2018 (“Most uses of neonicotinoid pesticides represent a risk to wild bees and honeybees” https://www.efsa.europa.eu/en/press/news/180228 ).
Va ricordato che Acetamiprid è tra le sostanze rinvenute più frequentemente in Italia in concomitanza con fenomeni di morie o spopolamenti di alveari ed è altamente tossico per altri insetti utili quali lepidotteri e odonati. Inoltre, Acetamiprid è tossico per i lombrichi e riduce le attività respiratorie dei microrganismi del suolo, contribuendo ad alterare ulteriormente le già degradate condizioni pedologiche del territorio, probabili concause dell’indebolimento immunitario degli olivi salentini.
Per imposizione di legge, dunque, per la maggior parte dell’anno gli agricoltori salentini saranno obbligati a contaminare suolo, acqua e prodotti agricoli, a compromettere gravemente la biodiversità in un’area a rischio desertificazione, a correre rischi sanitari insieme alle loro famiglie e a farli correre a chi consuma i loro prodotti.
I legislatori avrebbero dovuto chiedersi se un utilizzo così pesante di sostanze tossiche e il prezzo che questo potrebbe comportare in termini ambientali e, di conseguenza, sanitari, potranno mai essere effettivamente utili ad eradicare o anche solo a limitare la xylella in un’area molto vasta, nella quale questo batterio è gi{ da tempo endemico e nella quale si utilizzano già ora quantità molto elevate di pesticidi.
Ma ancor prima, dal punto di vista della tutela della salute pubblica.
Federconsumatori Lecce esprime perplessità rispetto al contenuto del Decreto Martina del 13.02.2018, con cui viene imposto l’obbligo di quattro trattamenti chimici all’anno su tutto il territorio agricolo compreso tra l’Adriatico e lo Ionio e da Martina Franca, Locorotondo e Fasano fino al Capo di Leuca, al fine
dichiarato di eliminare l’insetto vettore di Xylella.
Si tratta di interventi che, in base ad una prima lettura del testo di legge, sembrano esporre la nostra Regione a concreti rischi di contaminazione dell’aria e del suolo, con pregiudizio per la salute dei cittadini e per la biodiversità del territorio pugliese.
Un’ulteriore conseguenza dalla portata non prevedibile è la decimazione degli insetti impollinatori, che travolgerebbe la produzione di alberi da frutto, legumi e ortaggi allogami, e comporterebbe l’estinzione delle piante infestanti che sono alla base della nostra attuale alimentazione vegetale.
Federconsumatori Lecce auspica possa prevalere un approccio maggiormente
sostenibile nella gestione di parassiti e infestanti, orientato alla riduzione dell’uso della chimica, alla promozione di buone pratiche che valorizzino le risorse naturali locali e i processi biologici per ripristinare e migliorare la fertilità del suolo, favorire un uso più efficiente dell’acqua, aumentare la biodiversità delle colture e del patrimonio zootecnico.
Ciò, d’altra parte, potrebbe avere significative ricadute anche in ambito
occupazionale, se unito ad un controllo capillare dello stato dei terreni incolti e/o abbandonati da tempo: a tal fine si sollecita la classe politica a valutare la possibilità di affidare la gestione dei suddetti terreni, sia di proprietà privata sia pubblica, a terzi, tenuto conto dell’elevato numero di aziende agricole presenti in Puglia e del ricambio generazionale cui si sta assistendo negli ultimi anni, con l’interessamento di imprenditori agricoli sempre più giovani.
Un problema di ordine nazionale da affrontare con tempestività, lucidità, visione d’insieme, per tutelare il futuro dell’agricoltura e, più in particolare, dell’olivicoltura pugliese: sulla questione Xylella, si mobilitano il presidente nazionale Dino Scanavino e la giunta nazionale di CIA Agricoltori Italiani.
Martedì 15 maggio, a Presicce (LE), il presidente Dino Scanavino e la giunta nazionale dell’organizzazione, assieme a dirigenti regionali e provinciali della CIA, terranno una conferenza stampa sul problema xylella.
L’incontro con i giornalisti inizierà alle ore 11 e si svolgerà a Presicce, presso il Frantoio Oleario Alessandro Luigi Negro, ubicato sulla Strada Provinciale Presicce-Lido Marini.
Proposte e linee direttive della CIA sulla drammatica questione del batterio che distrugge gli ulivi, assieme al grido d’aiuto che giunge dagli olivicoltori, saranno al centro di due giorni in cui il presidente Dino Scanavino e la giunta nazionale di CIA Agricoltori Italiani saranno in Puglia anche per un sopralluogo sulle zone direttamente colpite dal batterio della sputacchina.
La due giorni comincerà il 14 maggio a Ostuni (BR) e proseguirà a Presicce (LE) il 15 maggio con la conferenza stampa e i sopralluoghi.
MOBILITAZIONE PERMANENTE. La due giorni dei dirigenti nazionali in Puglia arriva nel momento di massima mobilitazione di CIA Agricoltori Italiani. Una mobilitazione espressa, nelle settimane e nei mesi che ci lasciamo alle spalle, da una lunga serie di incontri pubblici, eventi informativi, prese di posizione e documenti attraverso i quali l’organizzazione ha prodotto, e continuerà a farlo mantenendo permanente la propria mobilitazione, un impegno orientato ad affrontare la questione Xylella in modo strutturale.
“Lo ribadiamo ancora una volta”, ha dichiarato Raffaele Carrabba, presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani di Puglia, “occorre fermare l’espandersi del batterio, mettendo in atto senza indugi le misure concordate dai livelli istituzionali. E’ necessario procedere ai reimpianti, sostenere gli olivicoltori con una programmazione chiara che metta in campo, e lo faccia celermente, le risorse necessarie a dare un futuro al comparto olivicolo”, ha ribadito Carrabba.
“Con i due giorni in Puglia, il nostro presidente Dino Scanavino e la nostra giunta nazionale vogliono dare un messaggio forte, chiaro, univoco anche a Roma e Bruxelles: servono un impegno e una catalizzazione di attenzione e risorse internazionali per affrontare un problema enorme, epocale, che rischia di cambiare i connotati alla nostra economia e alla stessa identità della Puglia”, ha concluso Carrabba.
Per le precipue finalità statutarie di prevenzione oncologica primaria, questa Associazione, a livello nazionale riconosciuta come Ente Pubblico operante sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e sotto la vigilanza del Ministero della Sanità, ritiene suo imprescindibile dovere richiamare l’attenzione pubblica e dei decisori istituzionali circa i rischi per la salute derivanti da emergenze ambientali di diversa origine che nel territorio si presentano.
Come per la questione del disseccamento rapido degli ulivi (Co.Di.Ro) nel Salento, sul cui tema nell’aprile 2015 LILT inviò alle Istituzioni regionali, nazionali e della Commissione Europea un documento circostanziato sulle gravi implicazioni sanitarie connesse all’adozione di determinate strategie fitosanitarie.
L’evidenza scientifica di allerta si ripropone oggi, con più drammaticità, alla luce del recento decreto Martina e alla luce delle mutate caratteristiche epidemiologiche e delle mutate caratteristiche chimico-fisiche e tossicologiche della matrice suolo del Salento leccese.
Accreditati organismi quali OMS, UNEP e la Comunità Europea da tempo allertano sui pericoli derivanti dall’impiego delle sostanze pesticide, definite tossiche, persistenti, bioaccumulabili e negativamente impattanti sulle proprietà fisiche e chimiche dei suoli nonché estremamente nocive per la salute dell’intero ecosistema, dell’uomo e di qualunque altro organismo vivente.
Dallo studio GENEO sulla matrice suolo di 32 Comuni della provincia di Lecce condotto su aree neutre e appena concluso da LILT e da partner istituzionali quali la ASL LE, l’Università del Salento e la Provincia, sono emerse contaminazioni inaspettate (e che 9 anni fa la Provincia di Lecce non aveva rilevato) con livelli altamente critici per sostanze pericolose come l’Arsenico, il Berillio, il Vanadio.
I pesticidi, oltre alla cancerogenicità, rientrano nella attenzionata categoria degli interferenti o disturbatori endocrini (IE), responsabili di disturbi e di danni a carico della funzionalità del sistema endocrino, causanti effetti avversi sulla salute dell’organismo, della sua progenie o di una (sotto)popolazione.
Gli effetti negativi non si esplicano solo sull’individuo esposto ma agiscono sulle stesse cellule germinali, determinando alterazioni che si trasmettono alle generazioni successive attraverso modificazioni di tipo epigenetico. Tutto questo è patrimonio scientifico divulgato nel volume Endocrine Disruptors 2013 a cura dell’OMS e dell’UNEP.
Ne discende agli Stati, da parte della comunità scientifica, l’indicazione urgente e rigorosa di adottare misure di prevenzione e di controllo circa gli IE perché correlati a patologie gravi e varie, quali i disordini riproduttivi femminili e maschili (infertilità), le anomalie congenite del sistema riproduttivo (ipospadia e criptorchidismo), i tumori della prostata, della mammella e dei testicoli, i disturbi dello sviluppo neuro-comportamentale e cognitivo (tra cui anche forme di autismo), i disordini metabolici (come l’obesità e il diabete di tipo II).
Il Parlamento Europeo, nella Direttiva 2009/128/CE, già definiva non sostenibile il modello di agricoltura attualmente dominante basato sull’utilizzo dei pesticidi, e invitava gli Stati membri ad informare la popolazione sui rischi e sugli effetti potenzialmente acuti e cronici per la salute umana imputabili a queste sostanze.
L’Italia – dove il consumo di pesticidi per ettaro è il più alto d’Europa con un valore pari al 33% del consumo di tutti gli Stati – in applicazione della suddetta Direttiva ha approvato il PAN DLgs. 14 agosto 2012 n°150 che si prefigge “di guidare, garantire e monitorare un processo di cambiamento delle pratiche di utilizzo dei prodotti fitosanitari verso forme caratterizzate da maggiore compatibilità e sostenibilità ambientale e sanitaria, con particolare riferimento alle pratiche agronomiche per la prevenzione e/o la soppressione di organismi nocivi” e “inoltre prevede soluzioni migliorative per ridurre l’impatto dei prodotti fitosanitari anche in aree extra agricole frequentate dalla popolazione, quali le aree urbane, le strade, le ferrovie, i giardini, le scuole, gli spazi ludici di pubblica frequentazione e tutte le loro aree a servizio”.
La decisione di ricorrere ai pesticidi per affrontare la sindrome del disseccamento rapido degli ulivi è assolutamente contraria alle indicazioni di salvaguardia della salute umana, del contenimento e della riduzione dei danni, del principio di precauzione.
Il ricorso ai pesticidi disattende, in toto, le raccomandazioni degli organismi scientifici, pone deliberatamente le popolazioni a esposizioni chimiche dannose, pregiudica le generazioni future, compromette le matrici ambientali, concausa mutazioni epigenetiche.
Proprio per scongiurare tali danni certi LILT provinciale di Lecce presentò nel 2015 ricorso al TAR Lazio (che si riservò di formulare il proprio giudizio solo dopo le indicazioni dell’UE); ora, gli stessi rischi e gli stessi danni si profilano come conseguenze reali delle azioni di contrasto con ricorso a fitofarmaci neurotossici (neonicotinoidi).
Considerati i dati epidemiologici d’incidenza delle malattie, correlati con le progressive e sempre più dissennate modificazioni nelle condizioni di vita degli ecosistemi (inquinamento, sfruttamento, eccessi chimici), ulteriori quantitativi di pesticidi aggraverebbero il già compromesso profilo di salute della popolazione salentina e del suo territorio.
Il rapporto LILT evidence based “Pesticidi e Salute – Profilo Sanitario della provincia di Lecce” del 2015 e, ogni anno aggiornato con i dati più recenti, disamina con rigore scientifico le ricerche e i risultati del panorama internazionale ancorandoli alla realtà epidemiologica e sanitaria locale. ISTAT, registri tumori, OER Puglia delineano la negativa evoluzione del trend di incidenza e di malattia oncologica e assegnano alla provincia di Lecce il primato negativo per incidenza di malattia oncologica al quale si aggiunge quello di alto consumo di pesticidi.
Adottare strategie a base di fitofarmaci per contrastare il disseccamento rapido degli ulivi è una decisione dalle conseguenze altamente impattanti in termini di valutazioni d’impatto ambientale e sanitario che l’epidemiologia dei prossimi decenni non mancherà purtroppo di registrare.
Le responsabilità di quanto potrà accadere sono e saranno tutte da rintracciare nelle esposizioni alle molecole di sintesi sparse per contrastare il batterio Xylella e nelle decisioni assunte da quegli Enti, Istituzioni e organismi che, noncuranti delle raccomandazioni ufficiali provenienti dalla ricerca scientifica, hanno scelto di far correre ugualmente i rischi e di compromettere lo stato di salute delle persone e dei loro luoghi di vita.
Il Decreto 13 Febbraio 2018 ha approvato come è noto il Piano Nazionale di Emergenza che reca misure fitosanitarie urgenti per prevenire e contenere la diffusione dell’organismo nocivo “Xylella fastidiosa”, causa del Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo (Co.DiRO).
Nel Decreto è previsto tra l’altro l’uso di insetticidi, tra cui acetamiprid (neonicotinoide), e deltametrina (piretroide) che, è bene precisare, assieme ad altri sono già utilizzati routinariamente per combattere in agricoltura comuni parassiti, come ad esempio la mosca dell’ulivo e la tignola, oltre che per disinfestazioni urbane; i neonicotinoidi sono utilizzati anche nel controllo delle infestazioni parassitarie degli animali domestici da compagnia.
Tali prodotti, in quanto tossiconocivi, possono, secondo le norme in vigore, essere acquistati ed utilizzati per uso agricolo solo da personale specificamente formato ed abilitato, cosa che avviene anche a cura del tecnici dei Servizi Igiene degli Alimenti e Nutrizione (SIAN) e Servizi Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (SPESAL) del Dipartimento di Prevenzione della ASL.
Nell’utilizzo di tali prodotti, ai fini della tutela della salute pubblica è indispensabile rispettare i tempi di rientro e l’intervallo di carenza o sicurezza che è il tempo necessario alla pianta per metabolizzare il fitosanitario, oltre che i valori limite dei residui sugli alimenti.
I Servizi Igiene degli Alimenti e Nutrizione della Asl effettuano i necessari controlli.
Le modalità di intervento sono definite dall’osservatorio fitosanitario regionale.
Mentre gli effetti acuti degli insetticidi sopra citati sono accertati e prevenibili tramite buone prassi di applicazione, quelli a lungo termine sulla salute umana non sono sufficientemente comprovati, ma bisogna dire che per quanto attiene i neonicotinoidi, come l’acetamiprid, la dose a cui non si
evidenziano effetti avversi varia molto, da 0,6 a 127 mg/kg peso/giorno per studi condotti nel ratto.
Bisogna anche dire che non sappiamo quanto sia completa la nostra conoscenza sugli effetti delle nuove molecole.
Infatti l’EFSA, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare, ha reso nel dicembre 2017 un parere scientifico alla Commissione europea circa la potenziale neuro tossicità nella fase di sviluppo di due neonicotinoidi (acetamiprid e imidacloprid), pur riconoscendo che le prove disponibili sono
ancora inadeguate e quindi richiedono ulteriori ricerche in vitro ed in vivo, ma ritenendoli tali già oggi da consigliare di modificare i valori tossicologici di riferimento, riducendoli in modo sostanziale.
Nelle more degli ulteriori studi, il rapporto di riesame EFSA sulla sostanza attiva acetamiprid, non ha impedito alla Commissione Europea di proporre il rinnovo dell’approvazione di tale sostanza fino al 28 febbraio 2033 ed al Ministero della Salute Italiano fino al 28.02.2034 Inoltre, la storia ci insegna che abbiamo spesso sottovalutato, per mancanza di conoscenze, aspetti
fondamentali degli inquinanti come quello dell’interferenza endocrina, ovvero quello di molecole in grado di mimare l’effetto degli ormoni fisiologici fino a determinare una perturbazione della omeostasi degli organismi viventi.
La maggior parte di questi composti mostra un effetto anche a dosi minime per cui diventa difficile basare una stima di rischio su un NOAEL ricavato da dati sperimentali che non riescono a tener conto degli effetti delle basse dosi. Agli interferenti endocrini sono imputati diversi effetti indesiderati e non si può escludere che i neonicotinoidi, ma anche le
piretrine, possano svolgere un ruolo di perturbatori del sistema ormonale
Non è da sottovalutare inoltre l’importanza delle miscele complesse e della contemporanea presenza di molecole con differente meccanismo d’azione.
Non abbiamo elementi di certezza ma secondo il principio di precauzione vi è la necessità di un continuo monitoraggio dei rischi-benefici delle molecole che utilizziamo in particolare in agricoltura per la possibilità di ingresso di contaminanti nella catena alimentare.
Per quanto riguarda il pericolo di presenza di sostanze tossico-nocive nell’acqua di falda, il Dipartimento di Prevenzione della ASL di Lecce è in attesa di poter avviare un programma di monitoraggio straordinario tramite le attività previste dal progetto MINORE, nell’ambito del quale, a maggior tutela della popolazione, si procederà al monitoraggio anche degli insetticidi sopra citati.
Infine, si deve sottolineare che tra le misure fondamentali del Piano vi è il controllo delle erbe infestanti in tutti i terreni incolti, e non solo nei terreni adibiti a coltivazione di ulivo.
Solo in casi eccezionali, dettati dalle caratteristiche del territorio e dalla impossibilità di accedervi con mezzi meccanici, si potrà fare uso di diserbanti chimici.
Per rafforzare l’efficacia di questo piano è necessario che sia la popolazione che gli enti pubblici provvedano a mantenere puliti da erbe infestante tutte le aree incolte, compresi bordi stradali, rotatorie, e aree verdi in generale onde evitare l’ulteriore diffusione del vettore della Xylella.
Pertanto l’Ordine dei Medici di Lecce ritiene che, pur nella consapevolezza che il Salento non può sottrarsi dagli impegni nazionali ed internazionali finalizzati ad impedire la diffusione di un flagello per l’agricoltura quale la Xylella, ogni misura di contrasto non può prescindere dalla piena tutela
della salute dei cittadini anche a lungo termine .
Dott. Giovanni De Filippis
Responsabile Commissione “Ambiente e Salute”
OMCeO Lecce
Il 25 maggio tutti a Bari
Contro il Decreto (Martina) dei veleni.
Per un’agricoltura rurale e contadina che sappia valorizzare il paesaggio, l’ambiente e tuteli la biodiversità. Solo in questo modo la nostra agricoltura può essere competitiva.
Un’agricoltura per molti, e non per pochi speculatori senza scrupoli.
L’amministrazione comunale neretina non sta a guardare e sul decreto Martina passa al contrattacco.
Il sindaco Pippi Mellone, infatti, ha firmato ieri un’ordinanza (n. 195) contingibile e urgente con la quale vieta su tutto il territorio comunale, a scopo cautelativo e in via precauzionale, di utilizzare in agricoltura pesticidi e prodotti fitosanitari estranei alle normali prassi agricole, quindi nei modi e nelle forme previste dal decreto.
Il provvedimento intende tutelare l’ambiente e la salute pubblica, preservare da possibili contaminazioni il suolo, l’acqua, i prodotti agricoli, salvaguardare infine la biodiversità. Chi viola il divieto è soggetto alla sanzione amministrativa di 500 euro.
Il decreto “incriminato” è quello con cui il ministro alle Politiche Agricole Maurizio Martina ha imposto, dallo scorso 6 aprile, l’obbligo dei pesticidi per contrastare la lotta al vettore della xylella fastidiosa. Una disposizione contro la quale nel Salento si sono levate le proteste del mondo agricolo, delle associazioni di categoria, delle amministrazioni locali, dell’ordine dei medici e di molti altri organismi.
L’ordinanza ricorda che il decreto obbliga all’uso di erbicidi come il glifosato, rispetto ai quali, a più riprese e da fonti autorevoli sono stati denunciati i gravi rischi per la salute umana, oppure all’uso di insetticidi, indicando in maniera specifica alcuni neonicotinoidi e citando in via preferenziale l’acetamiprid, sbilanciando, di fatto, la scelta verso sostanze altamente nocive piuttosto che verso altre (piretine, olio essenziale di arancio dolce), approvate in agricoltura biologica e a basso impatto.
In particolare, l’acetamipirid è neurotossico e può avere conseguenze biologiche negative su fegato, reni, tiroide, testicoli e sistema immunitario, mentre i neonicotinoidi sono associati ad alterazioni dello sviluppo come tetralogia di Fallot, anencefalia, disturbi dello spettro acustico, alterazioni motorie e, inoltre, a effetti devastanti per le api e di conseguenza per la biodiversità e la sicurezza alimentare.
“Com’è noto, queste sostanze – spiega il sindaco Pippi Mellone – possono rimanere nel suolo e nelle falde acquifere per lungo tempo e possono accumularsi nelle piante, comprese quelle a destinazione alimentare umana e animale. Non possono essere imposte per legge. Attenderemo le disposizioni dell’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia, cui il decreto demanda la decisione sulle modalità operative sui singoli territori, ma nel frattempo vogliamo eliminare ogni rischio e agire tempestivamente a tutela dell’ambiente e della salute. Non è una questione di disobbedienza, ma semplicemente un atto di difesa ragionevole del territorio. C’è molta agitazione tra gli agricoltori, soprattutto chi ha scelto di investire sul biologico, tra gli operatori del turismo, che temono un danno d’immagine, tra i cittadini, che hanno paura del cibo contaminato. Capisco perfettamente che in gioco c’è la sopravvivenza dei nostri ulivi e delle altre piante a rischio, ma non è pensabile che per questo si obblighi all’uso scriteriato dei pesticidi, con rischi altissimi per l’equilibrio ambientale”.
Sui trattamemti chimici previsti dal Decreto Martina, il Governo regionale prima di approvare con propria delibera le indicazioni dell’Osservatorio fitosanitario regionale e dare così il via ai trattamenti in oggetto, avvii una fase di confronto e ascolto delle realtà istituzionali, produttive e associative del territorio e attenda gli esiti e le indicazioni che potranno venire dal consiglio regionale monotematico sulla Xylella fissato per il 23 maggio.
Le prescrizioni previste dal Decreto del 13/2/2018 (GU 6/4/2018), e in particolare quelle contenute nell’art. 11 e negli allegati al provvedimento relativi alle misure fitosanitarie contro la xylella, stanno provocando preoccupazione e proteste: due trattamenti da maggio ad agosto e due trattamenti da settembre a dicembre; un utilizzo massiccio di insetticidi altamemte impattantii sul territorio in termini di contaminazione dell’aria, del suolo, dei prodotti alimentari, con rischi per la salute dei cittadini e per la biodiversità, e con conseguenze sugli insetti e sul processo di impollinazione e di produzione di frutta, ortaggi, legumi ed altri prodotti della terra salentina. Gli operatori agricoli, le associazioni, le amministrazioni comunali, le categorie e gli ordini professionali hanno già preannunciato ricorsi.
E’evidente che siamo davanti ad una situazione che merita il massimo dell’attenzione e della prudenza nell’individuazione delle modalità operative che l’Osservatorio fitosanitario regionale si appresta a definire per gli effetti pesanti che potrebbero conseguirne sia per il territorio sia per i cittadini.
In ballo c’è la salute pubblica, la salubrità dell’ambiente e l’immagine e l’attrattività di un territorio che sta puntando sul turismo come occasione di sviluppo e volano economico.
La Regione Puglia, pertanto, agisca con cautela e nell’interesse pubblico.
Uccidereste vostro figlio per una malattia infettiva nel timore che si diffonda o cerchereste con tutte le forze disponibili una cura?
…. su tutto il territorio agricolo pugliese, dal Capo di Leuca fino a Fasano, pioveranno pesticidi, per una quantità di 4,2 MILIONI DI LITRI e per 700 mila ettari di territorio. Sia l’aria che i prodotti alimentari pugliesi saranno potenzialmente contaminati da insetticidi a base di Neonicotinoidi, neurotossici per insetti impollinatori, molto tossici per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata.
Solo il 27 aprile scorso, a Bruxelles, gli Stati membri dell’Unione tra cui l’Italia, hanno approvato una proposta della Commissione per vietare l’uso all’aperto di tre pesticidi neonicotinoidi ritenuti pericolosi per i piccoli insetti, limitandone l’utilizzo alle sole serre. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) aveva concluso che rappresentano un rischio per le api selvatiche e quelle mellifere.
Conosciamo tutti il ruolo delle api per mantenere la biodiversità vegetale, ma sembra quasi che una parte della politica italiana dimentichi le nozioni elementari di salvaguardia ambientale e della salute umana.
Persino l’Ordine dei Medici di Lecce ha preso posizione contro l’uso di insetticidi nocivi, sottolineando che l’Efsa, su richiesta della Commissione europea, ha elaborato un parere scientifico nel quale sottolinea che imidacloprid e acetamiprid (un’altra sostanza usata come pesticida e inclusa nel decreto Martina ), sono potenzialmente “neurotossici” per l’uomo già in fase di gestazione, cioè potrebbero ostacolare, nel feto, lo sviluppo dei neuroni e delle strutture cerebrali responsabili della memoria e dell’apprendimento; in seguito a questo parere, EFSA ha chiesto, per evitare rischi a lungo termine per i consumatori, di ridurre gli attuali livelli guida per l’esposizione a queste sostanze.
A questo studio fa riferimento l’Ordine dei Medici di Lecce, sottolineando che acetamiprid viene usato comunemente in agricoltura, per combattere tignola, mosca dell’ulivo e altri parassiti, e che il suo uso, come quello di altri insetticidi tossico-nocivi, è consentito solo a personale formato dal personale del Servizio Igiene degli Alimenti e Nutrizione (SIAN) e Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (SPESAL), entrambi afferenti al Dipartimento di Prevenzione della ASL.
Ad oggi di queste sostanze si conoscono solo gli effetti acuti, che possono comunque essere arginati seguendo regole basilari come il rispetto dei tempi di rientro e l’intervallo di carenza o sicurezza: aspettare, insomma, che le singole piante metabolizzino la sostanza.
Gli effetti a lungo termine sulla salute umana, invece, non sono ancora noti.
Eppure, il decreto Martina autorizza l’uso di imidacloprid (ma l’Italia, a Strasburgo, ha votato a favore del divieto di utilizzo), e la Commissione Europea, che pure ha vietato l’uso di tre pesticidi, ha rinnovato fino al 28 febbraio 2033 l’approvazione di acetamiprid.
“Abbiamo spesso sottovalutato – ricorda Giovanni De Filippis, responsabile della Commissione Ambiente e Salute dell’Ordine dei Medici di Lecce – per mancanza di conoscenze, aspetti fondamentali degli inquinanti come quello dell’interferenza endocrina”, cioè la capacità di ostacolare la normale produzione di ormoni da parte del corpo e causare il malfunzionamento di alcuni organi e apparati (si pensi, ad esempio, alla correlazione tra inquinamento e infertilità).
“Non abbiamo elementi di certezza – continua De Filippis – ma secondo il principio di precauzione vi è la necessità di un continuo monitoraggio dei rischi-benefici delle molecole che utilizziamo in particolare in agricoltura per la possibilità di ingresso di contaminanti nella catena alimentare”.
E, a proposito di monitoraggio, De Filippis annuncia che il Dipartimento di Prevenzione della ASL di Lecce eseguirà, nell’ambito del progetto MINORE (Monitoraggi Idrici Non Obbligatori a livello REgionale), un monitoraggio straordinario delle acque di falda salentine, la cui qualità potrebbe risentire proprio dell’uso di pesticidi. “A maggior tutela della popolazione – spiega De Filippis – si procederà al monitoraggio anche degli insetticidi sopra citati”.
“L’Ordine dei Medici di Lecce – conclude – ritiene che, pur nella consapevolezza che il Salento non può sottrarsi dagli impegni nazionali ed internazionali finalizzati ad impedire la diffusione di un flagello per l’agricoltura quale la Xylella, ogni misura di contrasto non può prescindere dalla piena tutela della salute dei cittadini anche a lungo termine”
Il popolo pugliese vista l’incidenza tumorale nella popolazione medesima, ha il diritto-dovere di ribellarsi all’applicazione imposta dal decreto martina dell’utilizzo di pesticidi, ecc… per contrastare (a modo loro, da folli e incompetenti) il problema del CODIRO (altrimenti conosciuto come “disseccamento rapido dell’ulivo”).
Il decreto martina rappresenta un approccio al problema dei nostri ulivi, becero e anacronistico (meglio dicasi, medievale!) dal punto di vista strettamente biologico poiché non fa altro che peggiorare lo stato di malattia degli ecosistemi coinvolti nel problema.
Questi scienziati del male, non hanno capito e/o non vogliono (delle due, una!) che È l’ecosistema il VERO malato e allora lo devi lasciare in pace a riprendersi da se’ poiché col tempo, in natura, se non gli rompi le scatole con forzature NON naturali, tutto tende all’equilibrio!
Dunque l’unica terapia in tali situazioni è:
Lasciare in pace il sistema che in due parole, vuol dire WASH OUT CHIMICO —> RESET BIOLOGICO che attui con le buone pratiche agronomiche!
Poi, a compensare le ovvie perdite di prodotto che si verificheranno negli anni in cui gli ecosistemi tendono al loro naturale riequilibrio, sovvenzioni con aiuti di stato e/o europei gli agricoltori.
Per usare una metafora, chi INVECE sostiene terapie (come quella nefasta del decreto martina) si comporta come il tizio che tenta di forzare ad far andare una vite in un incavo che NON è il suo con l’ausilio di un martello.
Il 25 TUTTI (chi può ovviamente) a Bari per manifestare a favore del nostro futuro, un futuro sempre PIÙ LIBERI DAL CANCRO!!!
Dopo aver impugnato vittoriosamente il primo piano Silletti, Adoc non abbassa la guardia e resta vigile sulla vicenda Xylella. Infatti, alla luce dei recenti accadimenti e con l’ausilio del dott. Quarta Raffaele, esperto in tematiche ambientali, è stato esaminato anche il Decreto Martina, che ha previsto l’utilizzo obbligatorio di insetticidi neonicotinoidi al fine di combattere il vettore della Xylella fastidiosa (in particolare, la specie denominata Philaenus spumarius). Nel suddetto decreto si ribadisce che i neonicotinoidi impiegati siano solo quelli autorizzati come, ad esempio, l’acetamiprid.
Si tratta di un composto altamente solubile in acqua e altamente volatile.
Date le sue proprietà chimiche è molto probabile che non riesca a filtrare nel terreno e conseguentemente raggiungere le acque sotterranee. Non perdura nel suolo ma potrebbe essere molto persistente nei sistemi acquatici in presenza di determinate condizioni fisiche. Ha una tossicità moderata nei mammiferi e ha un alto potenziale di bioaccumulo.
Ciò nonostante è un composto irritante ed è riconosciuto essere altamente tossico per uccelli e lombrichi mentre evidenzia una tossicità più moderata verso una buona parte degli organismi acquatici.
Tuttavia, tra gli altri insetticidi impiegati salta all’occhio un altro neonicotinoide, l’imidacloprid, considerato tra quelli più dannosi per le api, tanto che lo scorso 27 aprile i Paesi membri dell’U.E. – dunque Italia compresa – hanno votato a favore del divieto di utilizzare insetticidi di tale specie, c.d. neonicotinoidi.
A tal proposito l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha evidenziato come la maggior parte dei modi in cui i pesticidi neonicotinoidi vengono ad oggi utilizzati, rappresenti un rischio per le api selvatiche e quelle mellifere.
Secondo l’ultimo rapporto rilasciato nel marzo 2018, infatti, le api risultano esposte agli effetti nocivi dei neonicotinoidi in vari modi, che attaccano il sistema nervoso centrale degli insetti impollinatori attraverso la contaminazione di diverse matrici: nettare, polline, acqua, propoli e polvere facendo perdere l’orientamento e la memoria olfattiva alle api. Diverse associazioni si fanno portavoce di slogan di protesta contro l’uso di tali pesticidi, una tra tutte “Slow Food”: impegnata sul territorio internazionale per una produzione alimentare sempre in armonia con ambiente ed ecosistema.
Peraltro, I’ obbligo di utilizzare neonicotinoidi per combattere la Xylella, posto dal decreto Martina, è anche in forte contrasto con il dettato del d.lgs. 150/12 che, invece, prevede un “uso sostenibile” dei pesticidi, che devono essere sottoposti a una serie di accorgimenti, limitazioni e riduzioni; devono rispettare specifiche misure di tutela delle acque, valutazioni d’impatto e misure di “difesa integrata obbligatoria”.
Ed è proprio in virtù del preminente interesse di tutela dell’ambiente che si auspica l’adozione di misure che in nessun modo richiedano l’utilizzo di tali neonicotinoidi, per fronteggiare il pericolo Xylella.
L’uso di pesticidi, dunque, dovrebbe essere ben circoscritto in un piano che non perda mai di vista la fondamentale tutela e salvaguardia dell’ambiente acquatico e delle acque potabili, la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi, restando in ciò assorbita la tutela degli interessi dei consumatori.