LE POESIE DI FEDERICO LENZI A LECCE VENERDI’ 10

| 9 Gennaio 2020 | 0 Comments

di Raffaele Polo______

Un autore giovane, giovanissimo, è sempre una piacevole sorpresa: soprattutto per chi decide di pubblicare i suoi lavori, sostenendo la scelta coraggiosa di ‘lanciare’ una prima opera.

E il nuovo anno per la casa editrice I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno si apre con un nuovo percorso di dialogo editoriale e culturale.

Il primo appuntamento è Pubblica Lettura 01 – Il falò della follia di Federico Lenzi (nella foto)I Quaderni del Bardo Edizioni per Amazon, il 10 gennaio 2020, alle ore 18.30 presso il Fondo Verri in via Santa Maria del Paradiso 8 a Lecce.

Introducono Mauro Marino del Fondo Verri e l’editore Stefano Donno.

Presenta il giornalista e critico letterario Angelo Sconosciuto che così sintetizza lo scritto del giovane esordiente, brindisino, di 19 anni, che studia arte a Bologna:  “La banalità non merita poesia e Federico Lenzi qui sembra rispondere, con convinta adesione, a quanto Maurizio Cucchi andava affermando circa venti anni addietro.

Si era appena entrati nel nuovo millennio e, notando che «la poesia civile non è genere che goda oggi di particolare fortuna», si diceva «convinto che il poeta abbia anche un dovere di interpretazione e intervento,  di critica e denuncia, rispetto alla realtà del suo tempo».

Possiamo parlare, dunque, di sistema nella riflessione poetica di Federico Lenzi?

Sarebbe troppo impegnativo e si caricherebbe di eccesive responsabilità un neomaggiorenne. Con le inevitabili limitazioni dovute alla sua giovane età e con l’ammirazione per le sue numerose e piacevolmente disordinate frequentazioni culturali e letture, sembra di poter intravedere – talvolta in maniera evidente, talaltra in forma accennata – quanto Matteo Lefèvre, qualche anno fa, scrisse a proposito di una bella e controversa voce statunitense, parlando di «una poesia… comprometida, “impegnata”» e ponendo così in luce una «voce… libera e fresca, mai ingessata o annunciata».

È questa freschezza di verso, che consente di descrivere un recinto di valori per la poesia di Federico Lenzi; un recinto ampio con diverse possibilità di essere allargato, non un hortus conclusus che ha il sapore dell’egoismo e della sufficienza, piuttosto che dell’organicità e della necessità di contaminarsi.

Del resto, sono passati appena cinque anni da quando – già fisicamente fuori misura rispetto ai coetanei – Federico Lenzi usciva dalla scuola media, a volte “solo e pensoso”, tirandosi dietro il trolley di libri: immaginavo tanti libri e tanto spazio vuoto in quella valigia. Invece no, con i libri c’erano anche tanti frammenti e lacerti di un discorso che in queste pagine egli ha cercato di comporre in maniera più compiuta. È da credere che siano rimasti nel trolley tanti altri frammenti da elaborare e per questi ultimi il tempo della fioritura sembra già alle porte”.

 

 

Category: Cultura, Eventi, Libri

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