TORNANO LE NOTTI MAGICHE
(g.p.)______L’Italia di Roberto Mancini approda alla finale degli Europei di calcio e nelle piazze d’ Italia, “da Trieste in giù”, tornano le “notti magiche” dei festeggiamenti, dei tifosi vecchi e nuovi.
La storica ormai canzone di Gianna Nannini, entrata dal 1990 nell’immaginario collettivo quale colonna sonora delle passioni calcistiche, nell’occasione si salda a quella di Raffaella Carrà appena ritornata d’attualità con la sua morte.
Il fenomeno cominciò nel 1970, ai tempi del mondiale in Messico, anzi, si chiamavano ancora così, della Coppa Rimet, quale espressione popolare e apolitica, benché in molti così detti ‘intellettuali’ radical chic lo trovassero pericoloso nazionalismo, derivato dalle piazze del Sessantotto.
Con la vittoria ai Mondiali di Spagna del 1982 nei ‘dorati’ anni Ottanta, il fenomeno sdoganò il Tricolore che ancora in tanti consideravano reazionario e ‘fascista’.
Insomma, la Storia d’Italia è passata da tutto questo, via via a seguire anche nei decenni successivi.
Dietro le manifestazioni di questa notte, gli antichi motivi si saldano a quelli nuovi: la riaffermazione della libertà di aggregazione e di socializzazione penalizzata dalle disposizioni anti Covid.
Vedremo meglio domenica prossima, dopo la finale a Londra, nel tempio del calcio di Wembley.
La Nazionale italiana c’è arrivata tipicamente a modo suo, soffrendo ieri sera contro una Spagna sciolta e disinvolta che teneva a lungo palla in maniera finanche irriverente; colpendo inesorabilmente alla prima occasione buona in contropiede, pardon, in ripartenza; subendo il meritato pareggio degli avversari a lungo nell’aria; arrancando nei tempo supplementari, quando, specie in un torneo a ritmo continuo, le gambe diventano pesanti e le idee annebbiate, per tutti i giocatori in campo.
Infine, mostrandosi più lucida e determinata in quella che nel lessico calcistico si chiama “la lotteria dei calci di rigore”.
Errore decisivo di Morata, chè un rigore non lo para mai il portiere, lo sbaglia sempre chi se lo fa parare. Il giocatore spagnolo più rappresentativo aveva già sbagliato dal dischetto due settimane fa, attirandosi le critiche dei suoi: condizione fisica del momento a parte, per le critiche e anzi pure le minacce ricevute non era in condizioni per tirare, avrebbe dovuto saperlo il suo allenatore, che quando uno ha già sbagliato e non è sereno, non deve andare più a calciare un penalty.
Buon per l’Italia.
Comunque i rigori si sbagliano, si posso sbagliare, li hanno sbagliati e magari in momenti importantissimi pure i grandi campioni, non deve essere mai un dramma, nemmeno sportivo.
Non ha sbagliato ieri sera l’ultimo rigore decisivo Jorge Luiz Frello Filho, meglio conosciuto come Jorginho, 30 anni, brasiliano ‘naturalizzato’ italiano, centrocampista del Chelsea nella serie A inglese, ma regolarmente adottato nelle competizioni internazionali dalla Nazionale azzurra, soprannominato “il professore”, e infatti, la sua nell’occasione è stata un lezione di lucidità e di creatività.
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