COME ERAVAMO / QUANDO FINIVA LA BOMBOLA DEL GAS   

| 2 Febbraio 2023 | 1 Comment

di Raffaele Polo  ______  

Ci faceva ridere l’amico De Grisantis, quando affermava con sussiego, ‘Io sono ragioniere. Ragioniere del gaz’. E scoppiava anche lui in una fragorosa risata perché, in realtà, lavorava alla centrale del gas, a Lecce.  No, noi andavamo avanti con le bombole, mi sembra di rivivere ancora la tradizionale seccatura di quel ‘Ha spicciatu lu gas. E mò?’ che arrivava, puntuale il sabato sera o la domenica.

La terribile esperienza ci induceva, nel futuro, a tenere sempre una bombola di scorta. E qui iniziavano i problemi perché i rivenditori delle bombole, tutti dotati di un numero di telefono e di un ragazzo con l’Ape che arrivava subito, alla tua chiamata, volevano il deposito. Ovvero una cifra (qualche migliaio di lire) che dovevi dare, a fondo perduto, per il nolo anticipato della bombola vuota.

Ci sono state discussioni a non finire, soprattutto perché era praticamente impossibile riuscire a recuperare quei soldi e, anche se ce la facevi, dovevi comunque versarli di nuovo, non appena ti fosse servita una nuova bombola… C’era, inoltre, da considerare che quella forma di deposito forzato, ti legava praticamente per sempre a quel venditore che aveva iniziato a rifornirti e che deteneva il tuo denaro versato in acconto…

Quando c’era qualcosa che non andava, e decidevi di cambiare venditore, ti scontravi con la dura realtà. ‘Questa bombola non è mia’ ti diceva il rivenditore. E inutilmente cercavi di convincerlo ad accettare la bombola vuota in cambio di quella piena. ‘No, no, mi spiace, tocca me paghi lu deposito e te ttocca la bombola blu, quiddha verde dannila a cinca te la diese..’  

Può sembrare una sciocchezza, ma i rivenditori di gas in bombole erano sempre in discussione con i clienti…  

Poi, scoprimmo che si poteva riempire la bombola al distributore di gpl, ma fu presto proibito questo modo di accedere al gas. Nel deposito sito in periferia, per andare a Cavallino, potevi restituire la bombola vuota in cambio di quella piena, ma dovevi trasportare la pesante bombola fino a casa e non era sempre agevole. E poi, anche lì, nessuno voleva più la bombola verde che ti era rimasta, un residuato degli anni Sessanta, per cui era stato pagato il  pegno, ma il venditore non c’era più…

Finalmente, è arrivato il gas urbano, quello che con la chiavetta apri e chiudi e la bolletta ti arriva a casa, basta caparre e litigi per il colore delle bombole, adesso sì che…

In cantina abbiamo tre vecchie bombole vuote, non le vuole più nessuno, il gas è aumentato, c’è la guerra per il gas, è incredibile.

Neanche il bravo De Grisantis scherza più con la sua appartenenza al mondo del ‘gaz’.

Category: Costume e società, Cultura

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Comments (1)

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  1. Paolo Marcianò ha detto:

    Gentile Signor Raffaele Polo,
    il rag. De Grisantis al quale si riferisce si chiamava Sabino, è morto qualche anno fa. Prima di lavorare al centrale del gas di Vecchia Frigole aveva avuto un’esperienza lavorativa presso l’amministrazione di una casa penale fuori Regione.
    Abitava nel quartiere Santa Rosa, nella cui Parrocchia Santa Maria delle Grazie il fratello mons. Vito De Grisantis, Vescovo di Ugento, aveva svolto l’incarico prima di Vice e poi di Parroco.
    Cordiali saluti
    Paolo Marcianò

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