IN PISTA GRIDA, SUSSURRI E SILENZI

| 4 Febbraio 2024 | 4 Comments

di Graziano De Tuglie ______ 

E’ l’associazione ambientalista Italia Nostra a riaccendere i fari sul progetto di mega ampliamento della pista Porsche nell’Arneo a cavallo tra il territorio di Nardò e quello di Porto Cesareo; la Sezione Sud-Salento di Italia Nostra e il comitato Custodi dell’Arneo hanno presentato istanza al Tar di Bari per ottenere la sospensione della Delibera della Regione Puglia con cui si dava via libera all’Accordo di Programma proposto dalla Ntc-Porsche per il faraonico ampliamento degli impianti del centro di sperimentazione e ricerca automobilistico.

Italia Nostra e il comitato Custodi dell’Arneo hanno convocato, nell’Open Space di Lecce per martedì 6 febbraio alle 10,30 una conferenza stampa per illustrare l’iniziativa davanti alla giustizia amministrativa. Nell’annunciare la conferenza si rimarca la forte preoccupazione che suscita tale intervento che avrà pesanti ripercussioni sulle aree interessate che sono ricomprese nella Zona Speciale di Conservazione “Palude del Conte e Dune di Punta Prosciutto”. Zona che registra la presenza di habitat prioritario 6220 nella zona di sub-steppa e dell’habitat 9340 “foreste quercus-ilex”, foreste di lecccio che sono quasi del tutto scomparsi nel Salento

Gli ambientalisti di queste associazioni perseguono nel loro atteggiamento critico nei confronti delle intenzioni della casa automobilistica tedesca che, all’inizio del procedimento, aveva visto le remore di altre organizzazzioni naturalistiche, o pseudo tali, poi lentamente riposizionatesi in atteggiamenti possibilisti senza che ci fosse alcuna modifica sostanziale al progetto iniziale. Italia Nostra, fedele alla propria linea di difesa coerente del territorio, continua ad invocare la necessità di concrete correzioni specie per quanto riguarda le opere di compensazione del danno naturale che giudica ampiamente insufficienti. Ma l’associazione ambientalista non è a priori contraria al totale dell’intervento ed infatti nella sua nota integrale di cui si riporta un importante stralcio afferma:

Tutto ciò non significa che si è contrari all’ammodernamento dell’impianto della Porsche, ma al progetto tal quale e alla procedura di deroga sulla salvaguardia dell’habitat adottata dalla Regione Puglia, in quanto – sostiene l’associazione con il segretario della giunta Marcello Seclì e il presidente Mario Fiorella- mancherebbero i presupposti necessari giacché l’intervento potrebbe realizzarsi senza intaccare la vegetazione protetta e con minore consumo di suolo, argomentazioni che abbiamo illustrato nell’audizione della Regione Puglia evidenziando la mancanza di un adeguato esame delle localizzazioni alternative. Tale carenza costituisce un presupposto fondamentale in caso di accertato pregiudizio degli habitat”.

A margine delle nuove iniziative dei coerenti ambientalisti di lungo corso stupisce il silenzio delle forze sociali del comune di Nardò, cui appartine la larga maggioranza delle aree interessate dal mega ampliamento. La dialettica sociale e partecipativa di Nardò sembra definitivamente uccisa da una asfissiante cappa di conformismo e acquiescenza derivante da una gestione amministrativa del Municipio monocorde . E questo in una città che insorse, 45 anni addietro, contro la lottizzazione di Portoselvaggio portando all’istituzione del primo parco Regionale pugliese.

Tensione già notevolmente affievolita nel 1985 quando fece passare sotto silenzio la lottizzazione di Torre Inserraglio che nessun beneficio ha portato al tessuto socio economico del  comune più popoloso dopo il capoluogo provinciale ma che ha lautamente ricompensato immobiliaristi ed affini.

Category: Cronaca, Politica

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Comments (4)

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  1. Gerardo Martina ha detto:

    Sono totalmente d’accordo sul progetto corretto dell’ associazione Italia nostra Sud Salento!Spero che Emiliano ci pensi e faccia il bene di tutto il Salento e non il bene dei pochi.

  2. Paolo Pagliaro, La Puglia domani - tramite mail ha detto:

    “Sulle opacità del piano di sviluppo da 450 milioni del Centro Tecnico Porsche di Nardò avevamo acceso per primi i riflettori già a settembre 2023, contestando in un’interrogazione urgente (alla quale non è mai giunta risposta) il presupposto della pubblica utilità posto alla base del progetto avallato dalla Regione Puglia. Dopo il polverone sollevato sulla legittimità degli espropri e sul sacrificio ambientale di 351 ettari da disboscare fra Nardò e Porto Cesareo per ampliare il Centro Porsche, che occupa già 700 ettari nel territorio di Nardò, l’azienda presentò un tardivo e approssimativo piano delle compensazioni, maldigerito e rispedito al mittente da molti proprietari e contestato da cittadini e ambientalisti, nel silenzio assordante della Regione determinata invece a procedere con il progetto.

    Ribadisco la mia posizione, cristallizzata in quella interrogazione di oltre quattro mesi fa: sono dalla parte dei proprietari che chiedono giustizia e denunciano il mancato coinvolgimento nei piani dell’azienda e della Regione. Tutto fatto sulle loro teste, senza consultarli, senza informali delle procedure in corso. Torno a chiedere l’azzeramento della delibera sugli espropri e di procedere con trattative private con chi è disposto a cedere i propri terreni, a patto che la vendita non sia imposta come alternativa all’esproprio. La geografia degli espropri dev’essere rivista completamente, ponendo rimedio all’approssimazione e agli errori di valutazione contenuti nel progetto. Non è accettabile una pianificazione fatta sulla carta, senza accertare lo stato attuale dei terreni da espropriare, passando sopra proprietà di pregio e attività produttive come un rullo compressore.

    Bene che Porsche voglia investire nel nostro territorio, ma lo faccia con il territorio, rivedendo l’intero progetto con cognizione di causa. E non ci convincono le compensazioni annunciate, che appaiono un espediente per giustificare la pubblica utilità: la vaga promessa di una riforestazione delle aree verdi incluse nella superficie da espropriare; la realizzazione di un centro di prevenzione incendi del quale non sono stati esplicitati i compiti rispetto a quelli dei vigili del fuoco; la realizzazione di un hub per l’elisoccorso che dovrà assicurare il servizio h24 a spese della Regione, anche per il personale di volo e di terra, mentre abbiamo evidenziato le difficoltà di assicurare interventi salvavita con i problemi logistici e di traffico che ci sono: il paziente elitrasportato che atterri nel centro collaudo di Nardò dovrà essere trasbordato su un’ambulanza e da lì percorrere 27 chilometri per raggiungere l’ospedale più vicino di Copertino, o 39 chilometri per arrivare all’ospedale di Lecce, oltretutto con strade strette e tortuose, intasate dal traffico soprattutto in estate.

    Su tutti questi punti chiediamo chiarezza da parte della Regione, che continua a fare orecchie da mercante”.

  3. Cristian Casili, M5S - tramite mail ha detto:

    “Sugli interventi di espansione del centro Porsche nel Comune di Nardò serve la massima chiarezza e una risposta decisa da parte della politica. È quello che ho chiesto anche in audizione lo scorso novembre, perché nessuno è pregiudizialmente contro un progetto che porterà posti di lavoro e sviluppo sul territorio, ma non si possono far scomparire 200 ettari di foresta secolare a fronte di compensazioni che appaiono irrealizzabili. Parliamo della più grande trasformazione di questo territorio degli ultimi anni”.

    Lo dichiara il vicepresidente del consiglio regionale Cristian Casili, in seguito al ricorso al Tar depositato il 22 gennaio da Italia Nostra, dal gruppo di Intervento Giuridici e dal comitato Custodi del bosco dell’Arneo.

    “Le opere previste da Porsche – continua Casili – interessano un S.I.C tutelato dalla Comunità Europea per la sua biodiversità. Non siamo contro in maniera pregiudiziale alle innovazioni tecnologiche, ma ci chiediamo perché gli interventi non abbiano interessato aree all’interno dell’anello dell’NTC Porsche, invece che coinvolgere le zone all’esterno. Si legge nei documenti dei progettisti che le aree, peraltro adiacenti agli impianti preesistenti, non sono state valutate perché consumerebbero ulteriore suolo, il che risulta essere paradossale: meglio estirpare migliaia di lecci e macchia, consumando non solo suolo ma anche vegetazione? Leggendo la documentazione presentata da NTC è chiaro che non sono state prese in considerazione queste alternative, che sono state licenziate in poche righe. Nell’anello ci sono aree che potrebbero essere usate per l’allargamento della pista, senza andare ad impattare così pesantemente sul paesaggio circostante. Il Comitato ‘Custodi del Bosco d’Arneo’ ha lanciato una petizione per salvare la foresta, che ha raggiunto le 40.000 firme, segno delle perplessità del territorio. Capiamo l’importanza del progetto, ma riteniamo imprescindibile continuare ad analizzare le tante criticità che questo comporterebbe da un punto di vista ambientale”.

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