LA RIFLESSIONE / BOMBA, NON BOMBA

| 7 Agosto 2025 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo __________

L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari”, scriveva Antonio Gramsci l’11 marzo 1921 sulla sua rivista ‘L’ordine nuovo’.

L’illusione è una presenza radicata e diffusa che è difficile da estirpare in quello che abbiamo imparato a chiamare l’immaginario collettivo.

L’ottantesimo anniversario della prima bomba atomica sganciata dagli Americani su Hiroshima, seguito poi tre giorni dopo da quella su Nagasaki, è passato nella persistente illusione che si tratti di un episodio isolato: un errore, anzi un orrore, a dirla tutta un vero e proprio crimine contro l’umanità, il più grande, per giunta inutile, per cui inoltre i responsabili non hanno mai nemmeno chiesto scusa, compiuto per volontà di potenza e affermazione di supremazia.

L’ottantesimo anniversario è caduto in un contesto internazionale mai come da allora di guerra e di guerre in tutto il mondo, in primis nel cuore della nostra Europa e sulle sponde del nostro Mar Mediterraneo in cui l’illusione però e direi purtroppo rimane.

Di illusione si tratta.

Peggio: in un contesto di corsa agli armamenti generalizzato, di cui godono solo i fabbricanti di armi e i mercanti di morte, mentre i politici, di una politica che ha perduto ogni capacità positiva e propositiva, ogni slancio ideale e umanitario, appiattita per il resto sull’affarismo finanziario di un occulta strategia di dominazione senza confini, si adeguano e come bravi camerieri eseguono gli ordini dei loro padroni, quelli che li hanno fatti eleggere, o comunque li hanno finanziati e dunque li controllano.

Siccome poi al peggio non c’è mai fine, ancora, evocando ogni tanto, ma ultimamente sempre più spesso, da una parte o dall’altra, l’uso delle armi atomiche, come pessimi scolari che proprio si rifiutano di imparare.

Oggi le bombe atomiche sono migliaia, alcune stanno qui in Italia e di una potenza maggiore di quelle che distrussero in un secondo due intere città giapponesi, provocando trecentomila vittime, anche a distanza di decenni, fino ancora ad adesso.

Facciamo finta di niente e in questo almeno possiamo trovare una giustificazione, dal momento che la mente umana non riesce ad elaborare concretamente scenari catastrofici e semplicemente li rimuove quando, come in questo caso, se li trova di fronte.

Che fare?

Oggi si ripropone in tale contesto il celebre interrogativo rivoluzionario.

Tutti noi, possiamo fare pochissimo, possiamo fare moltissimo.

In quel pochissmo, ci sono atti magari simbolici, come andare a votare per chi rifiuta la corsa agli armamenti, per esempio, promuovendo uomini buoni e donne di buona volontà.

In quel moltissimo, riaffermare ad ogni occasione possibile che per dirla poeticamente con Ezra Pound:

NON

CI

SONO

GUERRE

GIUSTE.

Possiamo pensare finalmente a una cultura che spieghi come la guerra debba diventare non più un’opzione, ma un vero e proprio tabù? O vogliamo rimanere per sempre scolari negligenti?

Possiamo pensare il sogno di John Lennon nella pratica attuazione di un impegno che preveda costantemente la costruzione della cultura della pace, dopo tanti secoli, ancora oggi, di pseudo – cultura della guerra?

Possiamo pensare a una politica che preveda, subito, senza se, e senza ma, l’ uscita dell’Italia dalla Nato?

Possiamo pensare ad avere finalmente una nostra politica estera fondata sull’ordinamento del Mediterraneo e sulla cooperazione internazionale?

Ecco i compiti, le vere e proprie battaglie di civiltà che attendono le giovani generazioni e che occorre urgentemente concretizzare e attuare.

Poche, ma significative, sono le forze, e disparate, che hanno già cominciato a muoversi, tanti i mezzi che possono essere usati a tal fine.

Ognuno faccia la sua parte.

Le rivoluzioni non avvengono mai da un giorno all’altro, le rivoluzioni avvengono sempre per effetto di processi culturali che durano decenni, a volte secoli. Il futuro, l’unico possibile, è questo e da qualche parte, in qualche modo, dobbiamo farlo cominciare.

Ammesso che un futuro attenda il genere umano.

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Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Eventi, Politica

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