UN INCONTRO ALLA FONDAZIONE PALMIERI HA RICORDATO FULVIO MONACO, PROTAGONISTA ASSOLUTO DELLA LECCE DEGLI ANNI SETTANTA, UNA CITTA’ RICCHISSIMA DI SENTIMENTO E DI SPERANZE. PROPRIO COME ERA LUI
di Raffaele Polo ____________
Alla fine, ci siamo andati. E, pur fra mille esitazioni, abbiamo apprezzato l’idea e la sua realizzazione, dovuta all’infaticabile Loredana di Cuonzo che, a trenta anni dalla scomparsa di Fulvio Monaco, lo ha voluto ricordare e celebrare assieme a coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato, ieri sera, venerdì 18 settembre, alla Fondazione Palmieri, in Vico dei Sotterranei.
Le esitazioni, il disagio era quello che ci prende sempre quando ci troviamo a ricordare i bei tempi passati, quando verifichiamo, nei volti dei nostri coetanei, gli indelebili segni del tempo…
Insomma, evitiamo accuratamente di partecipare alle riunioni dei ‘sopravvissuti’ che commemorano un amico che non c’è più. Preferiamo ricordarlo vivo e vegeto, in quella età senza tempo e senza confini che solo il sogno ci può dare…
Ma per Fulvio, abbiamo veramente fatto un’eccezione. Soprattutto perchè lui ha fatto parte di quella esistenza squisitamente leccese che ha caratterizzato un meraviglioso periodo della nostra vita, quando, pieni di velleità e speranze, partecipavamo alla realtà del territorio con le radio e le televisioni che non erano ancora state completamente colonizzate e rese uniformi ed esageratamente ‘professionali’. Ma erano il mezzo più piacevole e immediato per comunicare con la gente che era interessata e partecipe… E Fulvio era il protagonista principe di questa Era dorata, la sua voce e la sua figura impersonificavano perfettamente la Lecce degli anni Settanta, una città molto diversa da quella attuale, ricchissima di sentimento e speranze…
Allora, con un pizzico di commozione, abbiamo rivisto e riascoltato gli amici Riccardo Riccardi, Gigi Coclite, Teo Pepe, Ezio Candido, Marcello Favale e molti altri che hanno raccontato, con parole e con silenzi, quello che, per loro, è stato il rapporto con Fulvio.
A cui, adesso, hanno intestato una via, una iniziativa doverosa che, tra l’altro, apre la strada per altre commemorazioni: in fondo, ci siamo guardati sottecchi e abbiamo pensato un po’ tutti, anche se solo per un attimo, che magari, chissà, fra cento anni, pure noi avremmo avuto una strada, un vicolo, una minuscola corte…
Brava, brava Loredana. Ha condotto da par suo tutta la serata e ha trattenuto commozione e qualche lacrima con dignitoso pudore. Ma la voglia di abbracciarci tutti e di sospirare per quel ‘come eravamo’ era proprio impellente.
Che dicevo, all’inizio?
Meglio, molto meglio evitare questi incontri e non verificare di persona l’ineluttabile trascorrere del tempo…
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