L’AMORE AL TEMPO DELLE APP. OGGI E ‘ DIVENTATO ORMAI UN SUPERMERCATO AFFARISTICO. SENZA CUORE. QUANTA NOSTALGIA PER TUTTO QUELLO CHE E’ RAPIDAMENTE CAMBIATO NEI TEMPI E NEI MODI DI CONOSCERSI! SEMPRE IN PEGGIO

| 1 Dicembre 2025 | 1 Comment

di Giuseppe Puppo ___________

“Le dating app sono diventate uno degli spazi digitali più frequentati del nostro tempo, fino a imporsi come il mezzo prevalente di incontro sentimentale. Un cambiamento storico e sociologico…”.

Comincia così la presentazione editoriale del libro, disponibile da venerdì 5 dicembre, “Il mercato dell’amore. Il capitalismo digitale delle app di dating” (Edizioni Alegre, 160 pagg. 15 euro), di Rosa Fioravante, giovane ricercatrice universitaria, che così continua:

Cause sociali, come il restringersi dei luoghi pubblici di aggregazione e l’assenza di tempo, energia e denaro in un mondo del lavoro precario; e cause economiche, come i business model con cui il capitalismo delle piattaforme entra nelle sfere più intime dell’esperienza umana. La tecnologia delle app di dating si sviluppa in ambienti contigui a quelli in cui sono nati i social network, adotta strumenti algoritmici simili a quelli usati dalle piattaforme di consumo culturale, è commercializzata da corporation che funzionano con le stesse logiche dei grandi e-commerce….

… Questo mercato dell’amore ha ormai un valore complessivo di miliardi di dollari ed è posseduto quasi interamente da un singolo grande gruppo“.

Che tristezza! Che squallore!! E che malinconia!!!

Che nostalgia per le assemblee, i cineforum, i dibattiti degli anni Settanta, in cui la mia generazione esercitò la propria educazione sentimentale!

Che nostalgia pure per quelle discoteche piene di fumo e di bugie, le feste sul terrazzo, le case al mare, aspettando la fatidica serie dei lenti, per poi, stringendo, sudare dall’emozione:

“Fa caldo eh !?!

Certo, però se stringi così fa più caldo ancora!”.

In mancanza di meglio, si poteva sempre andare in giro, appostandosi nei punti strategici dello “struscio” – che non era ancora la movida di oggi, fatta non per socializzare, ma per sballare – e provare con una, provare con due, provare con tre, fino ad attaccare bottone con qualcuna.

Sono cambiati i tempi. Se oggi un qualunque maschio medio mediocre prova ad approcciare per strada, comunque in pubblico, una femmina, quella lo prende per pazzo, o per maniaco, e va già bene se non chiama il 112.

Le discoteche si disumanizzarono rapidamente, a cavallo fra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, trasformandosi a tal punto in templi del degrado relazionale, da impedire proprio qualunque discorso, a causa del volume elevato della musica, anch’essa ingrediente dello sballo, come alcol e droghe varie ed eventuali.

Poi piano piano presero piede i social, Facebook in primo luogo. Che mutò anch’esso rapidamente. Ok, Facebook non era fatto per trovare l’anima gemella, o una “scopamica”, va bene, ma chissà, fra un like e un selfie, qualche cuoricino poteva ancora spuntare…

Ormai non ci crede più nemmeno il maschio medio mediocre di cui sopra, che su Facebook ha dato il peggio di sé: certi comportamenti gli uomini ce lhanno nel dna, ci devono provare sempre e comunque con tutte, per necessità genetica, è più forte di loro, al massimo possono contenersi, poi soprassedere, ma intanto in qualche modo ci hanno provato e i geni, soddisfatti pure con poco, si appagano.

Adesso per tutti quanti Facebook ha abdicato da questa funzione.

Adesso e ormai da molto tempo, se su Facebook ti arriva, sia pur mascherata da richiesta di “amicizia”, una qualche esplicita richiesta di conoscenza, o è (per gli uomini) una improbabile ragazza francese, o cinese, o è (per le donne) un altrettanto improbabile soldato americano, o medico chirurgo tedesco, che allo stesso modo tessono pazientemente la loro tela del ragno per catturare le rispettive vittime predestinate da truffare.

C’erano le chat, agli inizi del nuovo secolo e del nuovo millennio, queste sì, oh sì, che per qualche anno diventarono medium privilegiato dei frammenti di un discorso amoroso e delle occasioni di una relazione sessuale, o sentimentale, che dir si voglia: erano assai labili, in chat, fino a diventare inesistenti, i confini fra amicizia, amore e sesso.

All’origine c’era C6. Si chiamava così. Sarà stata la novità, sarà stata la disponibilità di un numero sempre crescente di utenti di giorno in giorno sempre di più coinvolti, ma diventò vero e proprio fenomeno di costume. Fra l’altro completamente gratuita, senza costi, o abbonamenti o robe del genere. Funzionava perché era autentica, si percepiva subito e dopo pochi minuti il tuo login con gli occhietti ammiccanti si riempiva di…bottoni da attaccare in risposta. Poi, potevi sceglierti, del partner cercato, pure il lungo di residenza, e l’età di riferimento, in campo largo o stretto, o in una forbice più o meno delimitata. Impostavi la ricerca ed ecco che a destra della schermata ti uscivano immediatamente i nick name di altrettanti utenti collegati. Accanto, avevano una luce: se era rossa, era impegnato/a e non dovevi chiamare; se era gialla, ne dovevi aspettare la piena disponibilità, tipo che tornasse davanti al pc; se era verde, come nella maggior parte dei casi, potevi inziare, ovviamente con un

“Ciao! Ci sei?”.

Nacque dopo un po’ anche la chat di Libero, che lentamente prese quota anch’essa, anche se era più mopnotona e meno coinvolgente, per le modalità stesse del funzionamento, mentre l’altra andava declinando, il tutto in pochi anni.

Fino a quando entrambe persero autenticità, spontaneità e calore umano, riempendosi di mitomani, simulatori e truffatori.

Il resto, più o meno negli ultimi quindici anni, è storia recente. Sono cominciate sui telefonini le app di incontri, che sono diventate in breve quel fenomeno contemporaneo descritto dallo studio di Rosa Fioravante. Il supermarket del corteggiamento, qualcosa che, in un modo o nell’altro, sei costretto a fare, da un algoritmo che pensa solo a generare profitti monetari per il suo programmatore e il suo proprietario.

Peggio: da quando, poco tempo, pochi mesi, è arrivata l’intelligenza artificiale a reggere e governare il sistema, è finito proprio tutto.  

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Category: Costume e società, Cultura

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Comments (1)

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  1. Vada elena ha detto:

    Interessantissimo. Tutto vero… ma … qualche giovanotto intraprendente esiste ancora: ottant’anni e sala da ballo in periferia… furoreggiano i latino-americani. Ciaooooo discoteca!!! Ciao gioventù..

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