LA RICERCA / A MARTANO L’ANETO SI CHIAMA “Fsemalafro”. LA RISCOPERTA DI QUESTA PIANTA AROMATICA TIPICA DELLA TRADIZIONE DELLA Grecìa salentina

| 28 Luglio 2025 | 0 Comments

(Rdl) _____________ L’antropologa culturale salentina Francesca Casaluci ha postato sul suo diario di Facebook l’esito della sua interessante ricerca, che col consenso dell’autrice qui di seguito riproduciamo perché di sicuro interesserà i lettori di leccecronaca.it , mediamente amanti della biodiversità e delle tradizioni __________

Nei giorni scorsi ho creato un po’ di interesse intorno alla scoperta di una pratica alimentare tipica di Martano, nella Grecìa Salentina, dove la lingua grika sopravvive principalmente tra le generazioni più anziane.

Qui ho documentato, in una ricerca etnografica per il progetto Biodiverso, l’uso di una pianta poco utilizzata in Puglia.

Si tratta dell’aneto (Anethum graveolens L.), pianta aromatica che ci rimanda a ben altre sponde, al di là dell’Adriatico.

L’uso dell’aneto è consolidato a Martano, dove è conosciuto con un nome locale che finora non risultava censito: fsemàlafro. Si tratta di una denominazione grika, ancora in uso tra gli abitanti più anziani, che coltivano e impiegano questa pianta in contesti domestici.

Le testimonianze raccolte confermano l’utilizzo del fsemalafro, almeno da oltre un secolo. Il nome significherebbe “finocchio selvatico”, ma può trarre in inganno, in quanto si tratta di tutt’altra specie, anche se entrambe le piante appartengono alla famiglia botanica delle Apiaceae.

Giuseppe De Pascalis (76 anni), appassionato studioso di griko, e Leonardo Carati (74 anni), che si occupa della campagna per il suo bisogno famigliare, hanno confermato che il fsemalafro è ingrediente immancabile per la preparazione delle paddre, particolari polpette di pane.

Leonardo è un punto di riferimento in paese per quanti vogliano coltivare l’aneto, spesso dispensando i semi che raccoglie puntualmente ogni anno.

L’elemento che conferisce a questo ritrovamento carattere di eccezionalità, non è tanto l’uso dell’aneto in sé (già comunque insolito e degno di attenzione), ma il fatto che tale impiego sia circoscritto ad una comunità precisa, che sia riconosciuto all’interno di essa esclusivamente col suo nome griko e che venga riprodotto da tale comunità per motivi affettivi (non lo si trova infatti sul mercato, ma solo negli orti privati) legati ad una particolare preparazione: le paddre.

Questi elementi rendono il fsemalafro unico e lo pongono come un elemento di cultura alimentare prettamente e squisitamente griko. La sua natura tipicamente orientale, così legata alla cucina greca, ci spingono ad ipotizzare che il fsemalafro rappresenti un’eredità gastronomica ellenica – introdotta quindi da coloni greci che qui si sono insediati – che arricchisce di un ulteriore elemento il quadro identitario della comunità grika di Martano.

La presenza del fsemalafro apre interrogativi interessanti anche sul lessico griko legato al mondo agricolo e sul ruolo delle micro tradizioni nella conservazione della diversità biologica, culturale e botanica. È una testimonianza concreta di come le pratiche alimentari, apparentemente marginali, possano custodire informazioni di grande valore.

Sarebbe sicuramente il caso di approfondire l’argomento e, magari, avviare dei percorsi di conoscenza e valorizzazione per preservare questa importante tradizione.

Category: Costume e società, Cultura

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