EMOZIONE CONTINUA / NON PIANGERE PER ME, IRAN

| 26 Giugno 2018 | 0 Comments

(Rdl)______Momenti di calcio, momenti di sport, momenti bellissimi.

La passione, l’ idea, la patria, l’ onore.

Arriva il fischio finale a Saransk, e l’ Iran viene eliminato dai Mondiali.

Aveva vinto una partita con il Marocco, aveva perso di misura con la Spagna, ed ha appena pareggiato 1 a 1 con il Portogallo, tutti avversari difficili se non impossibili, si pensava. Invece esce a pari punti per differenza reti.

Ma la delusione è tanta.

Piangono i calciatori in maglia bianca, accasciati sul terreno di gioco, stremati dalla fatica e dalle emozioni.

Un dispiacere inconsolabile.

E quando qualcuno degli avversari sul campo – rigori dati e non dati, interventi duri, ammonizioni e tensioni, tutto passato, tutto disciolto senza traccia – in maglia rossa si avvicina per cercare appunto di consolare, si vede che è una disperazione senza rimedio.

Uno in maglia rossa accarezza le guance di uno in maglia bianca, e lui si nasconde il viso fra quelle mani e solo allora si abbandona ad un pianto a dirotto, irrefrenabile.

 

Piangono gli spettatori sugli spalti dello stadio, sui visi delle donne le lacrime si mischiano al tatuaggio tricolore e colano giù copiose.

 

Certo piangono allo stadio di Teheran

, dove hanno seguito sui maxi schermi televisivi la diretta, e per la prima volta nella storia di quel Paese erano ammesse pure le donne.

Piccole conquiste di mondi per noi incomprensibili, perché alieni, distanti, ma che si uniscono, sotto l’ egida del pallone.

 

Stanno ancora là, a piangere, sul campo, quei calciatori iraniani, alcuni dei quali militano all’ estero in squadre di club minori, per guadagnare un piccolo ingaggio, mentre gli altri, i più, prendono due lire nelle squadre locali.

Proprio come quelli italiani…

 

Si sono qualificati nella fase preliminare, hanno conquistato il diritto di fare i Mondiali, e quando sono arrivati in Russia, non avevano nemmeno le scarpe adatte, a causa dell’ embargo americano.

E il Var, non sapevano nemmeno cosa fosse, si stupiscono della novità, e ogni volta corrono dietro all’ arbitro, a rivedere insieme a lui sul monitor di servizio.

Hanno l’ entusiasmo dei bambini, il disinteresse per tutto il resto, che non sia la militanza.

Proprio come quelli italiani, che alla fase finale in Russia non ci sono nemmeno arrivati.

 

Si sta facendo tardi, a  Saransk.

L’ allenatore iraniano, che poi è Portoghese, Carlos Queiroz, dopo aver abbracciato il collega e connazionale avversario Fernando Santos, se ne sta a fare avanti e dietro, e non sa più che dire.

Si muove silente, come se volesse pregre tutti i suoi di smettere di piangere.

Ma a volte le parole non servono.

Ha mostrato competenza e orgoglio, ha già dato tutto di suo, e niente o quasi di materiale ha avuto.

Proprio come il nostro Gian Piero Ventura, il quale quale premio per il brillante risultato conseguito ha avuto 800.000 euro.

Ecco, quando vedremo un po’ più di partecipazione, e un po’ meno ingaggi e sponsor, un po’ più di patos e sentimento, e un po’ meno di veline e discoteche, solo allora torneremo ad amare la Nazionale italiana.______

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Category: Sport

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