COME PARLARE DELLA GUERRA AI BAMBINI?

| 3 Aprile 2022 | 0 Comments

 

a cura del Centro Nova Mentis  ______

Inauguriamo, con questo articolo, la rubrica “Nella stanza dello Psicologo”, ideata dal Centro Nova Mentis per accogliere le vostre curiosità in ambito psicologico e per creare uno spazio comunicativo, seppur indiretto, con voi lettori.

Abbiamo ricevuto numerose domande in questi giorni e tra le più frequenti è risultata quella a cui cercheremo di rispondere qui, rimanendo disponibili per approfondimenti. ______

 

Come parlare della guerra ai bambini?

Se fino a circa un mese fa, l’argomento principale al centro delle nostre conversazioni e preoccupazioni era la pandemia che, da due anni a questa parte, ha stravolto le nostre abitudini, ora questo sembra essere stato parzialmente messo da parte da un nuovo tragico tema scottante: la guerra in Ucraina e il terrore che questo conflitto possa coinvolgerci direttamente.

La frase che più spesso sentiamo pronunciare è “Come se non bastasse il Covid, ora anche il rischio di una Terza Guerra Mondiale. Cosa sta succedendo?”

 

La nostra mente, come spesso accade davanti a situazioni così pesanti, inizia a correre, anticipando in maniera catastrofica, possibili scenari futuri. Ovviamente vedere scene drammatiche, come quelle di un bombardamento, attiva in noi un coinvolgimento empatico carico di dolore e impotenza; lo sforzo che attivamente dovremmo cercare di compiere è quello di non sovraccaricarci di preoccupazioni aggiuntive, lasciandoci trascinare dai pensieri “E se…”, che non sono connessi con la realtà, ma ci portano a reagire a una serie di possibili eventi drammatici come se fossero reali.

 

Cedere il passo al pessimismo, purtroppo, non ci permette comunque di modificare il corso degli eventi, né in meglio, né in peggio. La certezza è che possiamo però attivamente contribuire a far sì che questi eventi lascino minori conseguenze possibili in termini emotivi e che possano essere fonte di apprendimento e sensibilizzazione per tutti noi.

 

Sicuramente spinte da queste motivazioni, sono le frequenti domande che ci sono state rivolte in questo periodo: “Come poter prevenire le reazioni da stress in bambini e adolescenti? Quali sono i sintomi che possono dirci che i bambini sono preoccupati e hanno paura? Come poter affrontare con loro la tematica della guerra?”.

 

È importante considerare che nei momenti di incertezza, i bambini osservano i comportamenti degli adulti di riferimento per cercare di comprendere meglio cosa sta accadendo.

Pensare di negare loro le emozioni che anche gli adulti stanno provando in questo momento non è possibile, sarebbe utile trasmettere che si può avere paura insieme, trovando un modo per condividere le emozioni senza giudicarle o sminuirle.

Partendo dalle emozioni, le nostre e le loro, possiamo chiedere ai bambini che idea si sono fatti rispetto a ciò che sta succedendo, come si sentono e lasciare uno spazio aperto per le domande. Le risposte fornite dall’adulto non devono avere l’obiettivo di non farli pensare agli avvenimenti preoccupanti o di negare la paura, ma possono indirizzarsi verso la condivisione delle emozioni dicendo, ad esempio, “anch’io sono preoccupato per quello che sta avvenendo, provare paura è normale”.

Garantire la nostra presenza è fondamentale, bambini e adolescenti vivono questi eventi stressanti con la mediazione dell’adulto che può essere un forte elemento di rassicurazione nei loro confronti.

Questa situazione è una fonte di forte stress per bambini e adolescenti.

È importante, quindi, prestare molta attenzione ad eventuali cambiamenti nei loro comportamenti.

È possibile che abbiano difficoltà di addormentamento, incubi notturni, giochi ripetitivi, maggiore irascibilità, pianto per motivi banali, difficoltà di separazione dagli adulti di riferimento, mal di pancia o dolori somatici eccessivi, difficoltà di concentrazione.

Queste differenze nel solito comportamento di bambini e adolescenti potrebbero essere un modo per comunicarci una loro difficoltà nel gestire le emozioni che si trovano a vivere in questo momento, che non riescono a esprimere e a tirare fuori, per questo è importante la vicinanza fisica dell’adulto, con un abbraccio, una coccola, offrendo la possibilità di parlare di ciò che provano.

 

Per fornire risposte utili ai bambini è poi fondamentale utilizzare le parole giuste in base alla loro età.

In età prescolare non hanno ancora sviluppato la capacità di astrazione, le competenze cognitive necessarie per comprendere cos’è la guerra e la comprensione emotiva di eventi così complessi. Pertanto, è importante utilizzare parole semplici, senza spaziare con informazioni che potrebbero confonderli, favorendo l’espressione delle loro emozioni e organizzando al meglio le interpretazioni che hanno fatto sugli avvenimenti attuali.

Con bambini così piccoli può essere utile leggere insieme dei libri di fiabe, come strumento per facilitare la comunicazione, rendendola più immediata e meno spaventosa.

 

In età scolare i bambini possono interessarsi più attivamente alle notizie di attualità, pertanto, oltre alla condivisione degli aspetti emotivi, può essere utile dedicare uno spazio alla discussione, magari facendo una ricerca per vedere dove si trovano geograficamente la Russia e l’Ucraina, conoscere le popolazioni delle nazioni in conflitto, approfondire la storia delle guerre avvenute in precedenza, comprendere il concetto di pace e di armistizio.

Rispetto agli adolescenti è probabile che abbiano già delle informazioni sui fatti che stanno accadendo e, anche per questa fascia d’età, può essere utile favorire il dialogo, senza giudizio, con l’obiettivo di facilitare l’espressione del loro stato emotivo, cosa provano e come si sentono.

 

Come persone non possiamo fare molto, se non parlarne, condividere come ci sentiamo e cosa proviamo vedendo tutta questa disperazione nelle persone che si trovano a vivere questa esperienza terrificante.

Ciò che conta è aiutare bambini e adolescenti a sentirsi fiduciosi, magari facendo concretamente delle azioni che possano essere d’aiuto in questa situazione, passare loro il messaggio che c’è qualcuno che sta facendo di tutto per proteggere le popolazioni coinvolte, che si sta occupando di questa situazione e si sta impegnando affinché possa essere risolta.

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A cura della dottoressa Emanuela De Marco e della dottoressa Lucia Miraglia, psicoterapeute del Centro Nova Mentis

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LA RICERCA nel nostro articolo del 20 marzo scorso

NELLA STANZA DELLO PSICOLOGO / …“ma quindi gli psicologi, sanno rispondere proprio a tutto?”

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura

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